Basta detox, basta consigli per recuperare la linea. E basta anche con questa retorica del «non è per l’immagine, è per la salute». Non è vero, almeno non nella maggior parte dei casi. La realtà è che la cultura della dieta è talmente radicata nella società, talmente consolidata nella nostra quotidianità, che spesso neanche riusciamo a cogliere la grassofobia di cui sono intrisi certi titoli, articoli, espressioni. Grassofobia, sì, il rifiuto della grassezza, il pregiudizio che ruota attorno alle persone in sovrappeso: se termini come questo vi mettono a disagio, interrompete pure qui la lettura, perché ce ne saranno ancora.
Cos’è la cultura della dieta
Diciamolo, una volta per tutte: non siamo in grado di parlare di alimentazione. Sappiamo parlare di cibo, tradizioni, ristorazione, prodotti, ma non sappiamo scrivere, discutere di dieta. Eppure, la cultura della dieta è sempre qui, con noi. C’è in ogni articolo che incoraggia il recupero della linea immediato dopo le feste di Natale, o addirittura dispensa consigli preventivi per evitare di allargare il girovita. Una cultura che ha imposto standard di bellezza indiscutibili, facendo del culto dell’immagine e del corpo la chiave principale per l’accettazione di sé, legando l’autostima di un individuo alla cifra indicata sulla bilancia.
È la cultura che ci ha insegnato a fare il conto delle calorie, ad auto premiarci con il cibo più buono – dolcetti o piccoli snack – solo quando strettamente necessario, come fosse un qualcosa da meritare, guadagnare, sudarsi con impegno e fatica, e solo raramente. La stessa che ci fa sentire in colpa se "esageriamo", se ci concediamo un cioccolatino di troppo o qualsiasi altro prodotto che abbiamo imparato a definire "strappo alla regola". Quella che il movimento della body positivity sta cercando in tutti i modi di combattere.
L’alternativa alla diet culture
A vivere il cibo come un premio o una punizione ce lo hanno insegnato un po' tutti, anche gli stessi medici nutrizionisti, che per troppo tempo hanno mantenuto un approccio intransigente, severo ma soprattutto univoco alla tavola, come se la privazione fosse l’unica via possibile per il benessere di un paziente. Un’alternativa a questo metodo, invece, esiste, anche se in Italia è ancora poco diffusa: è l’intuitive eating, l’alimentazione intuitiva, spontanea, senza norme rigide, un modo di nutrirsi più libero, dove non esistono alimenti proibiti, e dove vige il permesso incondizionato di mangiare (dettaglio che fa la differenza per moltissimi psicologi, concordi sul fatto che l’auto-privazione porti solo ad avere ancora più voglia di un determinato prodotto).
L'amore dei giornali per le diete
«Cosa mangiare post abbuffata», «Depurarsi dopo le feste», «Rimettersi in forma dopo le feste», addirittura «velocemente e senza stress». Non sono esempi casuali, ma veri titoli di giornale dell’anno ancora in corso. Di gennaio 2023 e anche di dicembre, senza dimenticare la pausa primaverile dettata dalla Pasqua, che sarà pure più breve del Natale ma mette comunque paura, al punto che si consiglia «Come non ingrassare (senza stress)». Perché limitarsi a tenere a bada il proprio appetito (o semplicemente le proprie, legittime voglie), doversi eventualmente sorbire commenti da parte di amici e parenti su quanto si mangia/non si mangia, non basta, bisogna farlo anche con il sorriso e senza andare nel panico, senza soffrire guardando il pandoro farcito con crema al mascarpone, e pure senza senso di colpa se invece si decide di cedere alla tentazione.
Basta con questa ansia da detox
Insomma, bisogna mantenersi in forma ma senza darlo a vedere. Si deve mangiare tutto ma non troppo, un pezzo di dolce almeno sì altrimenti «non ti godi la vita», però poi il giorno dopo via di centrifughe depuranti e insalatone, se non addirittura diete alternative dell'ultimo minuto, da quella della zuppa a quella dello yogurt, tutte parimenti miracolose, in grado di far tornare la pancia piatta in soli 7, 5, talvolta anche tre giorni. Come se non bastasse il peso dello stigma che deve portare chi ha qualche chilo «di troppo» (rispetto a quale numero, esattamente, non si sa, ma a quanto pare lo standard è uno soltanto, valido per tutti e tutte) anche i giornali – e non solo quelli di settore – ci tengono a ricordare l’urgenza di tornare in forma.
Ecco, è ora di dire basta. Anche perché, del gentile promemoria su quanto dobbiamo essere belli, belle, performanti, capaci, sagaci senza essere saccenti, curate senza truccarci troppo, muscolosi senza esagerare, ma soprattutto magri e magre senza rinunciare all’aperitivo, senza lamentele, e sì, anche senza stress, davvero non ne abbiamo bisogno.