Se prima era solo una minaccia, adesso c’è una data: 2 aprile 2025. Il giorno in cui dovrebbero arrivare i dazi statunitensi sui prodotti agricoli di importazione. Lo ha detto lo stesso Donald Trump, rivolgendosi agli agricoltori locali: «Preparatevi a produrre molti prodotti agricoli per la vendita negli Stati Uniti. I dazi sui prodotti non americani scatteranno il 2 aprile».

Le associazioni agricole chiedono intervento Ue
Parole che lasciano pochi dubbi e che fanno ripiombare nello sconforto gli agricoltori e i viticoltori europei, già alle prese con un periodo non facilissimo. Secondo quanto aveva affermato nei giorni scorsi lo stesso presidente americano, le tariffe dovrebbero essere del 25%: una vera stangata per l’agroalimentare italiano quantificato da Coldiretti in 2 miliardi di euro. Per il vino le perdite potrebbero ammontare a un miliardo di euro, come ricorda Uiv, considerato non solo il mercato Usa, ma anche la recessione di Canada ed Europa.
Preoccupate le associazioni di settore, che continuano a chiedere all'Unione europea di avviare subito delle trattative. Dopo l'appello di Unione italiana vini dei giorni scorsi, arriva quello di Cia: «Bruxelles intervenga subito. Il messaggio social del presidente americano è, adesso, una clessidra all’ultimo granello. Serve un’azione diplomatica e una contromossa importante per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa su tutti i prodotti Ue. Si prefigurano danni miliardari per il cibo italiano che faranno male non solo al nostro Paese – commenta il presidente Fini - ma anche al portafoglio degli americani: gli agricoltori di Trump non potranno mai produrre Grana Padano, Prosciutto di Parma, Pecorino romano, Prosecco, Brunello e tutte le Dop e Igp Made in Italy, il cui export in Usa vale oltre 2,4 miliardi, una ricchezza anche per l’Europa».

Stati Uniti - Casa Bianca - Campidoglio - foto wirestock su Freepik
Il commento di Giorgia Meloni
Dal canto suo, la premier Giorgia Meloni si mostra fiduciosa: «Una guerra commerciale non conviene a nessuno, neanche agli Stati Uniti - ha rimarcato ieri sera, ospite della trasmissione di Rai Uno XXI Secolo - si può risolvere in maniera positiva piuttosto che avviando una escalation. Un tema che affronterò e in parte ho già affrontato con Trump», ha concluso, promettendo che farà di tutto per difendere l'Italia come nazione esportatrice.

Al via dazi su Canada, Messico e Cina
Intanto sono entrati in vigore i dazi degli su prodotti canadesi e messicani, su cui a gennaio c’era stato un iniziale dietrofront dell’amministrazione statunitense per provare a trovare un accordo. Ma adesso il tempo è scaduto e l’intesa non è arrivata, per cui le merci canadesi e messicane saranno soggette a dazi del 25% (10% per le risorse energetiche dal Messico). Com’era prevedibile, i due Paesi hanno annunciato delle contromosse. Nella fattispecie Ottawa ha già previsto di colpire l’agroalimentare a stelle e strisce con tariffe del 15% e gli altri prodotti del 25%. Non vanno meglio i rapporti con l’Asia: Trump ha annunciato il raddoppio delle tariffe (20%) sui prodotti che vengono dalla Cina, provocando la reazione di Pechino, pronta ad una contromossa.
In attesa di capire cosa succederà in Ucraina, dopo la lite in diretta mondiale tra Trump e Zelensky e con l'Europa pronta al riarmo, la guerra commerciale è entrata nel vivo. Si annunciano tempi bui. Molto bui.