Nelle zone popolari di Roma, le invettive contro la gentrification si fanno a suon di scritte sui muri - alcune fanno sorridere per la verità – del tipo “non diventeremo il vostro Pigneto”, a indicare la visione diffusa e distorta di un quartiere che, perso il proprio tessuto originario degli “accattoni” pasoliniani, in realtà non è diventato un East Village qualunque, ma semplicemente un luogo abitato da tante famiglie giovani e da tante famiglie straniere (siamo limitrofi al melting pot di Torpignattara), passando, però, dalla solita e sgradevole inflazione immobiliare e da un retaggio di microcriminalità non debellato. La vita serale e sociale, quella sì, è cresciuta, con anche un panorama enogastronomico che negli anni è molto cambiato.
L’isola pedonale
Dopo la chiusura di Primo (2017), faro gastronomico per oltre un decennio, il Pigneto e, soprattutto, la sua vivace isola pedonale sono rimasti un po’ orfani di indirizzi di riferimento, in un panorama di locali in serie tutto settato su aperitivi e alcol a profusione, che non spiccano certo per qualità. Fortunatamente qualche insegna più defilata mantiene un’identità forte (vedi Pastorie, con la sua cucina abruzzese contemporanea), c’è anche Quarantuno, che il suo carattere ce l'ha, e la buona notizia è che Dar Parucca, trattoria ormai installata da un decennio a via Macerata, ha raddoppiato da qualche mese con un localino in via del Pigneto, 25.
La nuova sede
Tra i tanti bar e pub dell’isola pedonale, ecco che l’insegna è comparsa a fine 2023. Saletta con una decina di tavoli, banco, bel bagno al piano inferiore, tavolini all’esterno, nel pieno della movida, e una condivisione di idee e di interni con Mezzo, vermuteria a un paio di civici di distanza: i clienti del piccolo cocktail bar, che si distingue dal mucchio con la sua bella scelta di vermouth, possono ordinare una piccola rosa dei piatti di Dar Parrucca, per accompagnare i drink.
Come si mangia Dar Parrucca
“Cucina romana casereccia biologica”: da sempre questa l’autodefinizione senza marketing della cucina di Dar Parucca, nato dieci anni fa a via Macerata sulle ceneri di una vecchia trattoria ormai decaduta. Anche dopo i 15 minuti di celebrità televisiva donatagli da una puntata di 4 Ristoranti, l'accoglienza rimane semplice e gaudente, senza fighetterie non richieste. Questa tavola si contraddistingue per una proposta tradizionale, allergica ai trend di TikTok, con buone materie prime, alcuni piatti fissi e qualche variante stagionale, tutto semplice e ben fatto. Le verdure arrivano principalmente dalla cooperativa sociale Barikamà, le carni sono di Maremmana o Chianina da allevamenti sostenibili, tre-quattro scelte per portata e fine della storia.
Amatriciana (con spaghettoni artigianali di Senatore Cappelli) e carbonara (invece con i rigatoni) ci sono sempre, abbondanti di guanciale abruzzese, così come la bistecca e la tartare. Secondo periodo ecco comparire in menu arancini di Chianina, zucchine alla scapece, polpette con salsa allo yogurt, coratella con le cipolle o trippa alla romana. Le proposte vegane non mancano, siamo pur sempre al Pigneto, ma pescano dalla tradizione: pappa al pomodoro, ceciata, fave e cicoria. Montepulciano e Vermentino sfusi (c'è anche una piccola carta di bottiglie), a fine pasto il caffè è quello di Picapau e la genziana arriva dall'Abruzzo, da I Fanfaroni di Ripa Teatina, amara e veritiera.
Dar Parucca - via del Pigneto, 25 e via Macerata, 89 - Roma - www.facebook.com/Darparucca