Hanno fatto il giro del web e dei media tradizionali le nozze tra Nicoletta Manni – étoile della Scala – e Timofej Andrijashenko, partner sul palco e nella vita. Con il testimone di nozze d'eccezione Roberto Bolle, forse il ballerino più amato dai tempi di Nureyev e Baryshnikov. La celebrazione, ampiamente documentata sulle pagine social degli invitati e dello stesso Bolle, si è tenuta nella splendida chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina – centro barocco del basso Salento e paese d’origine della sposa (per la precisione della frazione di Santa Barbara) – ma dove si è svolto il ricevimento e, soprattutto, qual è stato il menu scelto dagli sposi per i loro ospiti?
Il ricevimento alla Masseria San Lorenzo di Lecce
Ce lo svela, con qualche goloso retroscena (seppur discretissimo), Gianluca Musarò, responsabile eventi di Masseria San Lorenzo. Un insospettabile, piccolo gioiello dell’architettura rurale salentina a pochi chilometri da Lecce, sulla strada per la marina cittadina di Frigole. Una masseria del XV secolo mirabilmente conservata e restaurata che, ci dice Gianluca, “è stata la prima tra quelle ispezionate dagli sposi per il grande giorno”. Dopo aver indagato oltre, “come è giusto che sia”, la coppia è tornata dove aveva “lasciato il cuore al primo istante”. La festa nuziale ha avuto inizio con il simbolico rituale russo del “pane e sale”, a celebrare le origini dello sposo. Poi la pizzica, ballata dai danzatori de La notte della Taranta, che ha inevitabilmente coinvolto tutti i partecipanti con il suo ritmo ancestrale e frenetico, nonché il sensuale tango ballato dagli sposi (tra primo e secondo).
Il menu del matrimonio di Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko
“La masseria si presta a varie tipologie di evento – spiega Musarò – da quello più formale ed elegante a quello più dinamico e apparentemente semplice. In questo caso, è stato scelto uno stile country chic”, perfetto per la giovane età e giovialità degli sposi e dei loro ospiti (duecento in totale, molti dei quali ballerini a loro volta). Come sempre, il buffet è stato allestito in più punti degli ampi spazi esterni, ciascuno dei quali celebrava il territorio (e non solo) attraverso l’artigianalità e la tecnica degli chef resident e dei maestri dell’enogastronomia locale. Gli antipasti con preparazioni a vista, ad esempio, prevedevano la scenografica presenza del casaro a creare le mozzarelle al momento (dal fiordilatte alla bufala alle rinomate burratine). E ancora: prosciutto crudo tagliato al coltello (San Daniele e Patanegra); capocollo di Martina Franca (rigorosamente artigianale); straccetti di manzo flambeé; porchetta. Nell’angolo “mare”: gli immancabili crudi del territorio, ovvero gamberi viola di Gallipoli, scampi, tartare di tonno preparata al momento, frutti di mare. Non sono mancate le ostriche (aperte al momento) e il salmone (un tocco di cucina globale difficile da eliminare).
E poi la meraviglia della brace, di spada e gamberoni, e l’imperitura gloria della frittura di mare, per la quale gli sposi “si sono complimentati e ne hanno mangiata tanta, assieme al resto, contraddicendo lo stereotipo che vuole i ballerini digiuni o quasi”. Grande successo per l’angolo più tradizionale: il celeberrimo “fave e cicorie” (piatto povero per eccellenza, ricchissimo di storia e gusto), la taieddhra (versione salentina del riso-patate-e-cozze), un’infinità di verdure di stagione in varie cotture. D’altronde la cucina del Salento è vegetariana o vegana ante litteram, secondo stagione, in modo naturale.
Per le portate principali, la scelta è ricaduta su un primo e un secondo
Il primo, in particolare, è l’emblema della cucina pugliese contemporanea, di una semplicità disarmante a patto di avere materie prime di alta qualità, e “gli sposi se ne sono innamorati perdutamente nelle degustazioni pre-matrimoniali”: Mezzo pacchero con pomodorino giallo, burratina d’Andria affumicata, capocollo di Martina Franca e crumble di taralli. Per secondo, ombrina con vellutata di pisellini. La semplicità al servizio della freschezza. Intanto, Roberto Bolle e il suo compagno – lo stilista britannico Daniel Lee – si perdevano tra le meraviglie della masseria. “Li ho accompagnati alla neviera e alla cava – racconta Gianluca – ne sono rimasti impressionati ed estasiati, Bolle toccava i segni dell’estrazione dei blocchi della cava come toccasse l’energia della pietra leccese racchiusa in secoli di storia”. E in effetti c’è grande energia e una storia tangibile in questi spazi che un tempo hanno dato ghiaccio e, soprattutto, acqua alle masserie circostanti, che si sono trasformati nei secoli, Masseria San Lorenzo in oltre 600 anni di storia ha avuto più destinazioni d’uso: cripta e luogo di culto, farmacia, con la preparazione di erbe officinali, cisterna d’acqua, ambito di cernita del grano (in un’aia fuori misura dove gli sposi hanno scelto di fare il taglio della torta), e quello che oggi è “il giardino delle cave”, la cava storica dal cui materiale è nata la masseria e che ora è un percorso verdeggiante con ruscelli d’acqua.
I dolci
Arriviamo al taglio della torta e al buffet dei dolci. Senza che la musica (e il ballo) abbia mai smesso di accompagnare il ricevimento, con un’orchestra di 16 elementi si sono aperte le dolci danze finali. Anche la pasticceria home made, torta nuziale inclusa, e gli sposi hanno voluto fosse posizionata fronte masseria. Non potevano mancare nel ricco buffet i dolci più tipici: la Torta Pasticciotto e la Cupeta (tipicità a base di mandorle e zucchero caramellato), realizzata a vista. Una delle cose più scenografiche che si riesca a immaginare, momento topico di ogni festa cittadina nel Salento. La gestualità che le dà forma ammalia, il suo profumo avvolgente riempie ogni spazio di dolce conforto. E, alla fine, confettata.
Masseria San Lorenzo – Lecce - via Flora Francesco, 1 - 333 3336045 - www.masseriasanlorenzo.it