Le origini di Carditello e la sua vocazione agricola
Il Real Sito di Carditello, in quella Campania Felix che oggi risponde alla provincia di Caserta, ha vissuto diverse vite. Fondato nel 1787 da Ferdinando IV di Borbone nell’area individuata per allevare e selezionare i cavalli di razza reale e avviare una produzione agricola e casearia, il Sito potrà fregiarsi nel giro di pochi anni di uno degli appartamenti reali più sontuosi del sistema di rappresentanza dei Borbone sul territorio campano, grazie al lavoro di molti artisti impegnati nella decorazione del Casino cui si affiancavano gli edifici di servizio e un galoppatoio ellittico monumentale, delimitato da fontane con obelischi. Già alla fine del Settecento, però, il prestigio della Reggia di Carditello degrada. Fin quando i Borbone scelgono di destinarla principalmente all’attività rurale, ammodernando i sistemi di coltivazione e scommettendo sull’introduzione di innovative macchine agricole. Dopo l’Unità d’Italia il sito passa ai Savoia, e nel 1920 la proprietà viene nuovamente ceduta all’Opera Nazionale Combattenti: molti sono i tesori ceduti o dispersi, l’abbandono stavolta è inesorabile, nonostante qualche tentativo di ripristino avviato anche nell’immediato Secondo Dopoguerra. Si arriva così al 2004, con l’istituzione del vincolo monumentale e paesaggistico che porterà nel 2013 all’acquisto di Carditello da parte del Ministero dei Beni Culturali.
La Fondazione Real Sito di Carditello e l’hub per le imprese
Nel 2016, questo processo dà impulso alla costituzione della Fondazione Real Sito di Carditello, presieduta da Luigi Nicolais. Che si preoccupa di perseguire obiettivi molteplici: riaprire il sito alla fruizione pubblica, ripristinare l’allevamento di cavalli, avviare nuovamente un discorso produttivo legato all’economia rurale delle origini. Ecco perché oggi Carditello è tornato a sommare le due anime che hanno portato alla sua fondazione, reggia affascinante da un lato, fattoria improntata alla modernità dei processi produttivi dall’altro. Da queste premesse, di recente, la Fondazione ha annunciato l’inizio di una nuova fase del progetto, che ora vede il Real Sito ambire al ruolo di incubatore di impresa, impegnato nel rilancio dell’economia rurale e culturale del territorio e nel sostegno alla legalità.
La produzione agroalimentare di Carditello
Carditello, dunque, si propone oggi come hub per promuovere lo sviluppo di iniziative imprenditoriali nell’industria culturale e turistica, affiancando gli imprenditori locali interessati a collaborare, e in questo percorso inizia a vedere i primi risultati proprio nell’ambito dell’attività agroalimentare, che porterà al lancio di una serie di prodotti a marchio (ricordiamo che negli ultimi anni anche la Reggia di Caserta sta sostenendo un iter simile). Come il Caffè Carditello, già immesso sul mercato, o il vino, che sarà prodotto a partire da vitigni di asprinio e pallagrello recentemente impiantati in fattoria, in collaborazione con Cantina Magliulo e Cantina Villa Chigi. Ma nei piani c’è anche la produzione di pappa reale e miele, grazie alle api della stazione di biomonitoraggio presente in sito. Mentre nell’area di pertinenza agricola che sta intorno al complesso monumentale, bonificata di recente, tornerà presto a essere avviata la produzione casearia di mozzarella di bufala, che in quest’area è un altro retaggio storico legato all’iniziativa dei Borbone. In questo modo la Fondazione finanzia la manutenzione e il ripristino progressivo di un bene storico e culturale che è tornato a essere fruibile (anche in occasione di appuntamenti legati alla promozione enogastronomica) dopo anni di abbandono e pericolose appropriazioni indebite da parte della criminalità organizzata. E insieme dà impulso alla vocazione rurale del territorio e di chi lo abita.