Parigi e la pasticceria
Se c'è una città che ama concedersi il lusso di una sosta in pasticceria, quella è Parigi. Vere e proprie boutique del dolce con vetrine che valorizzano creazioni d'autore, boulangerie tradizionali o caffetterie in stile moderno, che associano il piacere di un buon croissant a molteplici modi di estrazione del caffè (qui l'ultima ricognizione degli indirizzi utili in città, in occasione dell'apertura della boulangerie di Cedric Grolet) . Ce n'è per tutti i gusti, dai dessert al cucchiaio alle elegantissime monoporzioni, passando per l'ampia varietà di viennoiseries e i dolci da forno. Quello che mancava in città era un bar a pate a cookie, come l'hanno ribattezzato i parigini, per la prima volta a confronto con un format di pasticceria importato dall'America. Un'idea (ancora) insolita in buona parte d'Europa, che Megan Villiot, fondatrice di Cupkie, ha carpito in occasione di un viaggio a San Francisco, e poi perfezionato e adattato al mercato francese. In sintesi un laboratorio monoprodotto, che propone impasto crudo per biscotti venduto in coppetta, quasi fosse un gelato da passeggio. E il pensiero corre subito all'infanzia, quand'era difficile resistere a rubare un pezzettino d'impasto mentre in casa qualcuno preparava i biscotti.
Cupkie. Il primo cookie dough di Parigi
L'impasto di Cupkie, però, per ovvie ragioni, ha poco a che fare con le ricette casalinghe della nonna: senza uova, a ridotto contenuto di zucchero e con farina di riso trattata termicamente (quindi senza glutine e adatta a essere consumata cruda), le proposte del laboratorio parigino strizzano l'occhio ai clienti gourmande in cerca di rarità gastronomiche, con un'attenzione in più per le intolleranze alimentari e il pubblico vegano. Per questo le ricette messe a punto dalla Villiot – che di professione fa la fashion blogger, e per Cupkie ha avviato un sodalizio con due pasticceri parigini - hanno richiesto tempo per essere testate, fino a perfezionare una selezione di quattro impasti alternativi: l'originale con gocce di cioccolato, quello con pasta di nocciole, e un paio di proposte vegane, una a base di pasta di mandorle, l'altra con burro di arachidi. Partendo da queste basi, ognuno può personalizzare la coppa con guarnizioni e topping a scelta, proprio come si trattasse di un gelato o di un frozen yogurt (in America i primi negozi specializzati in “cookie dough” hanno preso ispirazione proprio dalle gelaterie): frutta fresca, cioccolato, sciroppi, biscotti sbriciolati, ma anche gelato artigianale, disponibile in sei gusti differenti. Tutto in una cornice – stavolta è proprio il caso di usare un termine decisamente inflazionato – studiata nel dettaglio per rendere l'esperienza instagrammabile (mala tempora currunt), con l'occhio “clinico” di chi vanta oltre 200mila follower.
Cookie dough. L'impasto dei biscotti come fosse gelato
Ai primi clienti, accorsi numerosi in rue de Monge, l'idea è sembrata geniale, e numerosi sono i commenti soddisfatti lasciati in rete a pochissimi giorni dall'apertura di Cupkie. E mentre in Italia il pensiero di consumare impasto per biscotti come fosse gelato farà storcere il naso a molti, il web sembra confermare il grande apprezzamento che il prodotto riscuote nel mondo anglosassone e americano. Molte sono le ricette per replicare a casa un “cookie dough” commestibile, e svariate (oltre che longeve) le “pasticcerie” statunitensi specializzate nel genere, specie in California, dove l'impasto per biscotti “ready to eat” è venduto anche in confezioni da banco frigo (anche nella versione industriale di Nestlè, che produce per il mercato americano un'intera linea a tema).
Mentre a New York l'insegna di riferimento, capace di creare un vero e proprio impero, è Do. Senza contare i food truck, che spesso propongono l'alternativa in cialda, proprio come un cono gelato. Qualcuno azzarderà la scommessa anche in Italia?