Nella città natale di Pellegrino Artusi, Forlimpopoli in provincia di Forlì-Cesena, il cibo è anche uno strumento di cura. Nella Casa della comunità dell'Ausl Romagna si pratica la medicina culinaria per risolvere e prevenire disturbi alimentari e obesità e per questo accanto agli ambulatori è stata attrezzata una cucina didattica, inaugurata lo scorso dicembre, dove si insegna ad alimentarsi in maniera corretta ma anche piacevole.
Una cucina come palestra
«I disturbi della nutrizione - spiega il dottor Giuseppe Benati direttore del Dipartimento di cure primarie dell'Ausl Romagna - rappresentano una criticità rilevante nella comunità, e incidono su qualità di vita, l'insorgenza di patologie, e anche costi sociali. I dati della ricerca regionale PASSI riferiti al biennio 2022-2023, stimano che 4 adulti su 10 siano in eccesso ponderale, tre in sovrappeso e uno obeso. In Emilia-Romagna la prevalenza del sovrappeso nell’adulto risulta del 31,1% e dell’obeso del 11,3%. Poco meno del 5% della popolazione dei 18-69enni ha riferito una diagnosi di diabete, malattia più frequente con l'aumentare dell'età».
La cucina didattica, dove si lavora sia in presenza che in via telematica collegandosi alle case dei pazienti, è diventata la palestra in cui si esercita quanto il servizio romagnolo per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione da anni già affrontava dal punto di vista clinico, integrando il lavoro di psichiatri, psicologi, dietisti e nutrizionisti, aggiungendo ora al team anche i cuochi e i tecnici di cucina della mensa interna ospedaliera di Forlì.

La medicina culinaria
«La medicina culinaria in Italia non è ancora molto sviluppata, combina arte e tecnica della cucina con evidenze scientifiche e mediche e ha come obiettivo prevenire malattie, supportando le terapie per chi soffre di obesità o disturbi alimentari facendo in modo che le persone, individualmente o in gruppo, possano a diventare consapevoli dell'importanza del ruolo dell'alimentazione. Scardinando innanzitutto un preconcetto: che mangiare sano voglia dire perdere sapori e convivialità - spiega Giuseppe Benati -. La medicina culinaria prevede un approccio multiprofessionale che porta in cucina chef insieme a medici, dietisti, psicologi, infermieri, educatori, e tutte le figure mediche e infermieristiche presenti nella Casa della comunità».
Chi accede oggi al servizio e come evolverà
Un'equipe composita che insegna ai pazienti come cucinare piatti equilibrati. «Nelle Case della comunità si opera per la prevenzione e ci sembrava logico inserire fra le attività di medicina generale, pediatria, salute mentale, anche alcune attività di nutrizione clinica - aggiunge Benati -. Oggi i percorsi attivi sono due, quello per i disturbi di alimentazione, in particolare anoressia e bulimia per cui abbiamo in carico 70 persone, soprattutto giovani, e quello dedicato all'obesità con cui seguiamo 260 persone (l'ospedale di Forlì ha da tempo una rinomata equipe di chirurgia bariatrica). Spesso si tratta di pazienti che si allontanano dal percorso di cura per un'eccessiva ospedalizzazione e questo spaventa. In questo caso l'invece l'ambiente della cucina è più accogliente ed è più facile ingaggiarle. Inoltre la possibilità da remoto dei pasti assistiti telematici è una modalità molto apprezzata dai pazienti e dà buoni risultati per due ragioni, perché consente di entrare nelle loro stesse cucine di casa e quindi nelle dinamiche vere che portano a un atteggiamento disfunzionale, poi perché le persone riescono a essere molto più presenti».
Per accedere al servizio, e al percorso formativo in cucina, per le persone con problemi di obesità basta la richiesta del medico di medicina generale, per chi ha disturbi della nutrizione l'accesso è diverso trattandosi di una patologia di ambito psichiatrico. L'Ausl Romagna sta però pensando di aprire il servizio anche alle persone non prese in carico, per sviluppare meglio le potenzialità di prevenzione che la cucina offre. «Stiamo quindi preparando un bando - annuncia il dottor Benati - per le associazioni che potranno sviluppare in co-progettazione con noi iniziative e percorsi che utilizzano la cucina didattica finalizzati all'educazione alimentare per diffondere il concetto che un sano stile di vita passa necessariamente da ciò che mangiamo».