Arrivano dall’Osservatorio TheFork le stime sulle nuove attività di ristorazione, un’indagine condotta in collaborazione con Format Research. Il periodo preso in esame riguarda il 12 mesi che vanno da ottobre 2022 a settembre 2023 e pone i locali focalizzati sulla cucina asiatica sul podio delle nuove attività avviate. Ristoranti cinesi e giapponesi, certo, ma anche coreani, thai, vietnamiti, sono in generale le insegne che omaggiano la cucina orientale, infatti, a detenere una quota del 17%, superando le nuove aperture di pizzerie (che si fermano al 15%) e risultando secondi solo alle nuove insegne di cucina italiana - anche qui si indicano genericamente i vari focus sulle tradizioni regionali - che occupano il 55% del volume dell’intero comparto nuove aperture.
Il campione analizzato
L’Osservatorio TheFork, piattaforma di prenotazioni online lanciata da Tripadvisor nel 2015, si pone come un punto di riferimento permanente per l’analisi del mercato delle nuove attività di ristorazione in Italia. Secondo TheFork, i locali orientali si trovano soprattutto nei grandi centri urbani: Milano, prima di tutte, poi Roma e Torino, le tre città più filoasiatiche. In numero assoluto, sono 250 le città italiane che hanno almeno un ristorante di cucina orientale. L’esaustività dell’indagine diffusa dall’Osservatorio, però, si ferma qui: il totale delle attività di cucina orientale, secondo le stime di TheFork, sono il 5% del totale, ma non è un dato significativo né completo se si considera che si tratta di percentuali misurate sui locali aderenti alla piattaforma e non di un totale delle attività.
Il mercato delle cucine internazionali
Per avere un quadro più ampio - ma anche qui, incompleto - bisogna prendere in esame il Rapporto sulla Ristorazione 2023 di Fipe (che analizza i numeri del 2022): in esso viene riportato che sono più di 50mila le imprese con “titolari” stranieri attive nel mercato della ristorazione, pari quasi al 13% del totale delle registrate, con una netta prevalenza nel Nord Italia: il dato più alto è quello della Lombardia, con una percentuale del 22,4 di imprese straniere sul totale dei servizi di ristorazione. Certo la semplice nazionalità dei proprietari non è un indicatore preciso del tipo di cucina proposto dall’insegna (che potrebbe essere anche italiana), ma il più delle volte coincide con un orientamento “esotico” dell’offerta.