La pandemia aggrava l’insicurezza alimentare. Scenario di povertà e fame
Previsioni apocalittiche che si trasformano in realtà. Sbagliato ridimensionare i termini al cospetto dei dati forniti a più riprese dalle Nazioni Unite, che lo scorso 11 luglio, in occasione della Giornata Mondiale della Popolazione indetta per riflettere sui problemi che mettono a rischio la sopravvivenza dell’umanità, hanno condiviso il punto sulle conseguenze della pandemia in atto. E il World Food Program conferma il rischio imminente per 185 milioni di persone nel mondo di raggiungere un livello di povertà tale da non avere cibo a sufficienza, portando così a un miliardo il numero di chi nel mondo fa i conti con l’insicurezza alimentare. Di questi, 130 milioni di persone, entro la fine dell’anno, sarebbero destinati a soffrire di fame cronica. 25 sono i Paesi più vulnerabili individuati da Azione contro la fame, tra Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina, tra le comunità in cui le conseguenze del Covid-19 potrebbero essere più devastanti per mancanza di servizi sanitari di base, instabilità politica e sociale, storture del sistema di produzione e distribuzione del cibo (solo in America Latina, nel 2020, si prospettano 29 milioni di “nuovi” poveri, un aumento senza precedenti). Ma l’emergenza sanitaria, com’è ormai ben chiaro, ha colpito ovunque senza distinzioni. Il netto calo del Pil globale, stimato dalla Fao in un range compreso tra il 4,9% e il 10%, nel 2020, avrà (e sta già avendo) ripercussioni tutt’intorno a noi.
In Italia 4 milioni di nuovi poveri chiederanno cibo
L’ultima analisi stilata da Coldiretti contando sui dati di Caritas e Banco Alimentare documenta in Italia oltre un milione di persone povere in più, con un’impennata del 40% delle richieste di aiuti alimentari. E una situazione particolarmente critica nelle regioni del Sud, con il 20% degli indigenti localizzato in Campania, il 14% in Calabria, l’11% in Sicilia (seguono il Lazio con il 10%, la Lombardia col 9%). Già in autunno, sottolinea Coldiretti, l’Italia potrebbe trovarsi a fronteggiare un’ondata di 4 milioni di nuovi poveri, “costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare nelle mense o soprattutto con la distribuzione di pacchi alimentari”. Questo per effetto di reiterate difficoltà occupazionali ed economiche: “Il 38,4% degli italiani ha risorse liquide disponibili per non più di tre mesi per spese essenziali come quelle per il cibo o per il riscaldamento, secondo l'indagine Isf Bankitalia condotta a maggio dalla quale emerge anche che il 40% degli individui indebitati dichiara di avere già difficoltà nel sostenere le rate del mutuo”, spiega il rapporto di Coldiretti. A trovarsi in difficoltà sono coloro che hanno perso il lavoro, i piccoli commercianti e artigiani costretti a chiudere l’attività, i lavoratori impiegati a nero, che non godono di sussidi e aiuti, ma anche lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie, che ora difficilmente riescono a trovare occupazione. Persone che finora mai si erano trovate in questa condizione. Di qui la proposta del presidente Coldiretti Ettore Prandini di aumentare a un miliardo di euro la dotazione dei fondi per l’acquisto del cibo destinato agli indigenti, privilegiando prodotti agroalimentari made in Italy.
Il programma americano dei food stamp
E la situazione non migliora spostandosi negli Stati Uniti, ancora nell’occhio del ciclone e inevitabilmente alle prese con la gestione di un welfare impostato sulla diseguaglianza sociale e razziale. Nei primi tre mesi della pandemia, sei milioni di americani hanno fatto richiesta per entrare nel programma di distribuzione di aiuti alimentari (i cosiddetti food stamp). Da febbraio a maggio 2020, insomma, il programma ha subito un implemento del 17%, con una velocità di crescita mai vista prima. E un’analisi del New York Times dimostra che oggi un americano su 8 (circa 43 milioni di persone, 48 fu il picco scontato durante la Grande Recessione) percepisce buoni pasto statali, senza i quali non potrebbe sopravvivere. Tra le città più colpite si segnalano Detroit e Miami, mentre a scontare l’aggravarsi dello stato di diseguaglianza sociale sono soprattutto le comunità che risiedono nelle periferie di città benestanti come Atlanta e Houston, che hanno fatto registrare un picco di richieste di aiuti alimentari. E il computo è destinato a crescere se il Congresso non deciderà di estendere l’indennità di disoccupazione che attualmente raggiunge 20 milioni di persone oltre la fine di luglio, quando il provvedimento terminerà.
a cura di Livia Montagnoli