I problemi legati alla crisi climatica coinvolgono anche una delle eccellenze della Costa dei Trabocchi, le cozze, che da diverse settimane continuano a morire a causa della mucillagine, la siccità e il riscaldamento delle acque marine. Una situazione che sta mettendo ginocchio gli impianti di molluschicoltura.
Le cause della morìa di cozze
Dunque, all’origine della strage di cozze (e dei semi) ci sono le condizioni meteorologiche. L'estate 2024 è caratterizzata da mucillagine e temperature elevate e prolungate che riscaldano il mare (che ha raggiunto anche i 30 gradi), producendo anossia, ossia assenza di ossigeno, nei tessuti dei mitili e provocandone la morte. «Dal 20 luglio scorso stiamo vivendo questa strage di cozze grandi e medie, dal Conero ad Ancona» spiega al Gambero Rosso Maurizio Di Pietro, presidente dell’organizzazione di produttori Acquacoltori della Costa dei Trabocchi. «Se nel corso di quest'estate avesse piovuto anche solo un paio di volte sarebbe stato diverso, ma qui non si è vista acqua e questo ha creato i problemi. Con il mare a una temperatura di 26-27 gradi la situazione poteva essere salvata, ma 3 gradi in più hanno creato una condizione disastrosa», aggiunge.
Il problema del raccolto 2024
L'anno scorso sono arrivate le prime avvisaglie. «Qualcosa si era notato, ma negli scorsi anni abbiamo affrontato perdite intorno al 20 per cento e nessuno lo ha vissuto come un grosso problema. Non ci siamo mai ritrovati ad affrontare perdite di due anni». La produzione 2024 è perduta ed è compromessa anche quella del 2025 in quanto i semi che dovrebbero essere impiantati a marzo prossimo sono andati dispersi. «A oggi il 60 per cento del prodotto è compromesso, ma per settembre sarà tutto perso. Il problema è che non c'è speranza per il 2025 in quanto i semi da impiantare per il prossimo anno sono già morti».
I problemi economici
Tra le soluzioni lanciate dal consorzio e dal Flag Costa dei Trabocchi ci sono il riconoscimento dello stato di calamità al quale dovrà seguire l’individuazione di forme di indennizzo diretto o la rateizzazione degli importi dovuti al fisco e agli enti previdenziali (tasse, contributi, iva, concessioni demaniali, ecc), sia arretrati che futuri, almeno per i prossimi due anni. La richiesta che i produttori fanno alle istituzioni è di adoperarsi con gli istituti bancari affinché consentano una moratoria sui mutui accesi dagli imprenditori del settore. «Non abbiamo più prodotto da commercializzare dallo scorso 25 luglio. Sicuramente chiederemo indennizzi dato che abbiamo mutui con banche e per ora non abbiamo idea di come affrontare i costi senza le entrate di quest'anno e del prossimo. Se dovesse continuare questo trend climatico per il futuro non sappiamo cosa aspettarci» conclude il presidente Di Pietro.