Dal 20 al 29 settembre, San Vito Lo Capo ha ospitato la XXII edizione del Cous Cous Fest. Il tradizionale appuntamento di fine estate è ormai diventato un importante evento gastronomico dal respiro internazionale e quest’anno ha visto la partecipazione di otto chef provenienti da quattro continenti richiamando nella cittadina siciliana turisti e appassionati di cucina da tutta Italia. Il Festival è infatti molto più di una semplice manifestazione dedicata al cous cous, è anche l’occasione per elevare quest’antico alimento a simbolo di fratellanza e integrazione tra i popoli. Ogni anno a San Vito Lo Capo si materializza lo spirito di condivisione di un antico rito conviviale, capace di unire le due sponde del Mare Nostrum e non solo.
Il cous cous
Il cous cous è un alimento della cultura dell’area nordafricana. Le sue origini vanno probabilmente ricercate nelle più antiche tradizioni dei Berberi, che avevano la necessità di contare su alimenti di lunga conservazione, facili da trasportare e semplici da cucinare. Il cous cous è un cibo duttile, che si può abbinare a verdure, legumi, carni, pesce, creando piatti dai sapori diversi, partendo da una base di piccoli grani di semola. Un alimento umile, che diventa un piatto unico completandosi con ciò che la natura mette a disposizione. È un piatto figlio della cultura dei cereali, che insieme alla vite e all’olivo contribuiscono a fondare l’identità del paesaggio e dei popoli del bacino del Mediterraneo.
La produzione casalinga del cous cous
L’antica produzione casalinga del cous cous avveniva durante i mesi estivi, quando il clima caldo e secco favoriva un veloce processo d’asciugatura. I chicchi di grano erano pestati fino a creare una semola omogenea, la farina di grano duro veniva messa nella mafaradda, un grande piatto di ceramica, leggermente bagnata e lavorata con le mani in modo da ottenere minuscole sfere, poi passate in semola asciutta per evitare che si appiccicassero tra di loro. I piccoli granelli così creati venivano setacciati a mano e stesi al sole ad asciugare.
Il cous cous si cuoce a vapore nella cussussiera, un’alta pentola di metallo sulla cui sommità viene appoggiato un recipiente con il fondo forato, chiuso da un coperchio, simile a una vaporiera.
La diffusione del cous cous
Ancora oggi il cous cous è il piatto tradizionale dei popoli del Maghreb. È diffuso lungo tutta la sponda sud del Mediterraneo e anche nella zona subsahariana. In Italia, la preparazione del cous cous è soprattutto presente nell’area del trapanese, da sempre legata da scambi e commerci con le terre del Nord Africa.
Non è un caso che San Vito Lo Capo sia diventata la capitale italiana e mondiale del cous cous, grazie alla felice intuizione di creare un evento capace di catalizzare attorno a un alimento le tradizioni culinarie e culturali dei Paesi del sud del Mediterraneo.
Il Cous Cous Fest
L’idea di dedicare un evento al cous cous nasce a San Vito Lo Capo negli anni ’70, con una piccola sagra locale. Agli inizi degli anni ’80 si cominciò a pensare a una manifestazione di respiro internazionale, che potesse diventare un vero e proprio evento gastronomico e nel 1998 si svolse la prima edizione del Cous Cous Fest.
Cous Cous Fest 2019. I partecipanti
Giunto alla ventiduesima edizione, il Cous Cous Festival è diventato un importante appuntamento, che coinvolge chef di tutti i continenti. Quest’anno la competizione ha visto in gara: Mareme Cisse (Senegal), Yosi Hanoka (Israele), Giuseppe Peraino, Francesco Bonomo e Massimiliano Poli (Italia), Mohamed Lamnaour (Marocco), chef Mina (Palestina), Kevin Sbraga (Stati Uniti), Karim Bahbah (Tunisia), Basim Alfatlawi e Jamol Ismail Ssali (Unhcr, ovvero Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati).
Cous cous Fest 2019: i piatti
Otto interpretazioni di cous cous molto diverse tra di loro. Palestina, Marocco e il Team Unhcr hanno presentato dei piatti ispirati alla tradizione di una cucina casalinga. Più ricche negli ingredienti e più ricercate nelle tecniche di preparazione le interpretazioni di Tunisia e Italia, che hanno però rischiato di eccedere in creazioni fin troppo elaborate.
La giuria di 11 giornalisti enogastronomici, presieduta da Enzo e Paolo Vizzari, ha premiato Mareme Cisse, chef senegalese del ristorante di Agrigento Ginger People&Food, che ha presentato una ricetta di cous cous di mare a base di polpo marinato, verdure croccanti, mango e spezie di Salamba. Un piatto che ha conquistato per l’equilibrio tra gli ingredienti e l’armoniosa fusione tra i sapori siciliani e quelli della sua terra d’origine. La chef senegalese Mareme Cisse si è aggiudicata anche il Premio per la Migliore Presentazione. Il piatto dello chef statunitense Kevin Sbraga ha vinto il Premio Gusto e Benessere, mentre il Team Italiano ha conquistato il Premio del Pubblico.
Ginger People&Food – Agrigento - via Empedocle, 21 - 0922 596151
a cura di Alessio Turazza