Fare impresa (sociale) in carcere
Se non li gusti non li puoi giudicare. È efficace lo slogan scelto dall'associazione Rigen-erazioni per promuovere l'ultima sfida abbracciata insieme ai ragazzi detenuti nel carcere minorile Malaspina di Palermo. Ben più di altre campagne di comunicazione sotto i riflettori delle cronache degli ultimi giorni, per motivi opposti. Incapacità di stimolare condivisione e valori sociali in primis. E invece, per contro, dall'Istituto Penale per i Minorenni del capoluogo siciliano arriva una lezione di stile, che fa bene al cuore, ed è pure buona da mangiare. Peraltro il primo esempio di impresa nata tra le mura di un carcere minorile nel Sud Italia. I precedenti virtuosi, in arrivo da molti istituti di detenzione della Penisola – dalla pasticceria Giotto alle Due Porte di Padova al modello di Bollate, che oggi ospita persino un ristorante aperto al pubblico, alle cene galeotte di Volterra – non mancano. Ma a Palermo, grazie alla collaborazione tra l'associazione centro studi Don Calabria, la Fondazione San Zeno e l'associazione nazionale magistrati, sono i ragazzi a essere impiegati in prima linea. Il progetto è nato dall'idea di “creare un laboratorio per la produzione di prodotti da forno legati alla tradizione siciliana, ma con un’ottica di innovatività”.
I frollini al mandarino tardivo dei ragazzi di Malaspina
E visto che nulla è lasciato al caso, e la qualità conta, per ora il risultato si apprezza in una sola tipologia di biscotto, un frollino secco al mandarino tardivo di Ciaculli, che rivendica la sua territorialità per identità culturale e provenienza delle materie prime: 700 chili di mandarini (i cosiddetti marzuddi) raccolti dai ragazzi su un terreno confiscato alla mafia – convertito dall'associazione Jus Vitae in fattoria didattica - poi sbucciati, tritati, conservati, congelati. Fino a realizzare il prodotto finale, i biscotti “Cotti in fragranza”. La ricetta è quella del maestro pasticcere siciliano Giovanni Catalano, al progetto hanno partecipato in 5, tra i 14 e i 25 anni, selezionati, orientati e formati sul campo. L'avviamento del laboratorio risale al mese di gennaio, poi, nel mese di marzo, la raccolta dei mandarini tardivi; e alla fine di giugno scorso l'inaugurazione del biscottificio munito di tre forni all'interno del carcere.
Il circuito di vendita
Da lì ad entrare nel vivo - con l'elaborazione del packaging, la scelta del nome, la messa in opera dell'attività – il passo è stato breve. E qualche giorno fa i ragazzi hanno annunciato la distribuzione dei biscotti Buonicuore, come hanno scelto di chiamarli, presso la caffetteria della Galleria d'arte moderna di Palermo, in occasione della presentazione del progetto. Con loro le responsabili dell'iniziativa, Nadia Lodato e Lucia Lauro, che hanno caldeggiato l'ingresso sul mercato e preannunciano la disponibilità di biscotti Cotti in fragranza in altri dieci punti di vendita della città, compreso il caffè del Teatro Massimo e la bottega di Libera, oltre allo spaccio Bio in piazza Fonderia. Ma presto sarà approntato anche il portale per la vendita online: il laboratorio consente di produrre circa 300 chili di biscotti alla settimana. Intanto il raggiungimento dell'obiettivo iniziale è sempre più vicino: insegnare ai ragazzi un mestiere che possa rivelarsi utile quando torneranno in libertà. Ecco come si fa promozione sociale.
a cura di Livia Montagnoli