I gusti globali dei wine lover si stanno spostando verso gradazioni alcoliche più basse? Se ne è parlato molte volte negli ultimi anni e molte volte si è archiviata la questione dicendo che ogni disciplinare detta delle precise direttive da seguire, quindi ci si attiene a quelle. E che non se ne parli più.
Ma adesso a rimettere la pulce nell'orecchio e riaprire la questione, arriva un report di Wine Intelligence, secondo cui negli otto Paesi analizzati ci sarebbero 85 milioni di persone sensibili al nuovo trend. Tra questi, in testa, ci sono Francia e Stati Uniti: quattro su dieci americani, ovvero 38 milioni di persone, consumatori abituali, preferiscono i vini con gradazione alcolica sotto 10,5% vol. In Francia sono circa 12 milioni i consumatori a manifestare la stessa preferenza, +8% rispetto al 2012, ma non è da meno neppure la Germania dove la fascia di vendita in crescita è quella compresa tra i 9 e 10,5 gradi alcolici. Praticamente quella che corrisponde alla produzione interna.
“Una tendenza destinata a crescere in tutti i mercati” secondo Richard Halstead, chief operating officer di Wine Intelligence “Ma che ancora subisce il pregiudizio di chi associa la bassa gradazione alcolica ad una scarsa qualità. Una convinzione difficile da superare”. Cosa che emerge particolarmente in mercati come il Regno Unito e il Canada dove, nonostante la presenza sugli scaffali di vini meno alcolici, i consumi restano legati al titolo alcolometrico tradizionale.
E in Italia? Il Belpaese non figura tra i mercati analizzati, ma la tradizione mediterranea – sole, zucchero, alcol – ci suggerisce che ne dovrà passare ancora tanto di tempo per fare attecchire le mode nordiche. A meno che il mercato non lo “imponga”.
A cura di Loredana Sottile