Calcio ed enogastronomia hanno qualcosa in comune? O sono solo mondi lontani? Gli ambiti non sono certamente affini, eppure l'intreccio è inevitabile. Nonostante gli stipendi faraonici li pongano su un piedistallo, i calciatori mangiano e bevono come noi. O quasi, visto che le capacità di spesa non sono proprio le stesse. Di giocatori che hanno alzato il gomito a tavola è piena la storia. E quanti talenti sono stati apostrofati da media e allenatori come atleti «grassi»? Come dimenticare Il Fenomeno, Ronaldo Luís Nazário de Lima, soprannominato El Gordo durante la sua permanenza al Real Madrid. Giornalisti e tifosi della camiseta blanca non hanno risparmiato nemmeno Antonio Cassano che inizia la propria avventura tra i galácticos già con qualche chilo di troppo, condizione che gli costa l’appellativo non più gratificante di El Gordito. C’è poi chi si è appassionato all’enologia. Il giocatore dell’Inter Nicolò Barella sembra essere un vero intenditore. L’ex Lazio Hernanes è diventato addirittura oste e produttore di vino. E potremmo proseguire stilando una lista di vecchi professionisti della Serie A che continuano a investire nel mondo food and wine. Il nesso tra le due sfere dunque esiste. Oggi tutto ciò si conosce, ma non tutti sanno cosa possono mangiare durante la stagione sportiva.
L’alimentazione, il segreto del successo sportivo
Tattica e tecnica sono fattori di assoluta rilevanza. Allo stesso tempo, gli esperti si sono convinti che a lungo andare la dieta incida sul livello delle prestazioni. Tant’è che, poco dopo il recente malore del giocatore della Fiorentina Edoardo Bove, fra le possibili cause del collasso inizialmente valutate i medici hanno considerato i parametri di potassio (rilevati sotto la norma), dipendenti in genere dal regime alimentare. Non è più un segreto che l’alimentazione costituisca una componente fondamentale del successo sportivo. Non chiedete al bomber del Barcellona Lewandowski che ruolo abbia per lui il cibo. Basta sapere che il polacco ha fatto sostituire lo chef del club per non aver cotto a puntino le uova. Non ha dubbi nemmeno l’allenatore Antonio Conte che spinge forte su una dieta ferrea, ai tempi del Chelsea ribattezzata dai tabloid britannici Bresaola Diet. Alla fine, nel calcio "parlano" solo e unicamente i risultati. Come si dice, «chi vince ha sempre ragione». Alla sua guida l’Inter ha conquistato lo scudetto e adesso è sulla buona strada anche il Napoli. Intanto, il nutrizionista è lo stesso, l’ex calciatore di Serie A Tiberio Ancora.

Il mister Antonio Conte ai tempi del Chelsea
La dieta speciale di Antonio Conte
Determinante è l’approccio olistico che assume il personal trainer Ancora rispetto alla nutrizione, a quanto pare indispensabile per valutare la condizione psico-fisica del calciatore. Secondo tale visione, l’atleta sarebbe in condizione solo se rispetta i parametri prefissati di massa magra, massa grassa, idratazione, agilità, forza, resistenza e frequenza cardiaca. Stando a quanto rivelato ai microfoni ufficiali del club, i principi che ispirano la tabella alimentare del SSC Napoli sono quelli della Paleo dieta, ovvero ciò che si ritiene mangiassero i nostri antenati dell’età della pietra. I componenti della squadra devono ascoltare soltanto il proprio senso di sazietà senza preoccuparsi delle calorie. Via i carboidrati derivanti da pane e pasta: «Io pane e pasta non li mangerei mai […]» tuona l’artefice, che preferisce assumere i carboidrati necessari da frutta e verdura. In compenso, l’apporto di proteine deve essere consistente. Non ci si risparmia quindi su carne, pesce e uova. Restando fedeli a questo protocollo ultra proteico a base di bresaola e carni bianche, i giocatori raggiungono i loro obiettivi, oltre che un fisico scultoreo. Il nutrizionista, che esibisce i propri addominali su Instagram, promette «longevità» e risultati garantendo in prima persona: «Consumo 5 uova al giorno, tutti i giorni da 15 anni […]». Come dire, funziona perché sono in forma e ancora tra di voi. Privati di pizza, panini, merendine, formaggi, fritti, salse, gelati, bevande zuccherate e alcolici, Lukaku e compagni forse non saranno contenti. Il mister Conte però crede a tal punto nella dieta prescritta che è lui stesso ad aderirvi. L’ultima indiscrezione lo vorrebbe dimagrito di ben 7 chili negli ultimi 6 mesi.
Le linee guida Uefa
L’intensità del calcio moderno comporta uno stress fisico per chi lo pratica abnorme. Fra campionati, competizioni internazionali e convocazioni in nazionale, il numero di partite che si giocano negli ultimi anni è decisamente aumentato, mettendo a dura prova la tenuta fisica di ciascun calciatore, anche dei più resistenti. Non può essere un caso che si sia deciso di allargare il numero di sostituzioni effettuabili all’interno del match: i 3 cambi che potevano fare gli allenatori ora sono diventati addirittura 5. Questo significa che i giocatori necessitano di un apporto nutrizionale mirato, variabile a seconda delle caratteristiche fisiche del singolo. L’attenzione sul tema ormai è massima. Si pensi che già nel 2021 la UEFA (ovvero l’Unione delle federazioni calcistiche europee) si è avvalsa dei maggiori esperti in nutrizione per la stesura di un documento che desse alle società delle linee guida. Innanzitutto, convengono sull’importanza di preservare il glicogeno muscolare, assolutamente da monitorare perché funzionale al miglioramento della prestazione.
Nelle 24 ore che precedono la partita, le indicazioni sono di assicurarsi un’adeguata idratazione — peso, senso di sete e colore delle urine sono in tal senso indicative — e di assumere dai 6 agli 8 grammi di carboidrati per chilo di peso corporeo. Il giorno della gara, si suggerisce di fare il pieno di carboidrati (1-3 ore prima) e liquidi (5-7 ml per chilo non prima delle 4 ore precedenti al fischio d’inizio). Il recupero post partita, riferito alle 4 ore successive, deve essere velocizzato con l’assunzione costante di carboidrati, liquidi e proteine. E per farlo ogni momento può essere buono, sia nello spogliatoio che durante il viaggio di ritorno.

Cristiano Ronaldo
Cosa mangiano i calciatori?
Nel calcio Ronaldo do Nascimento ha spostato davvero gli equilibri, almeno fino a quando ginocchia e peso non glielo hanno impedito. Al contrario, la forma fisica non è mai stata un handicap per un altro Ronaldo, CR7, al secolo Cristiano Ronaldo. L’attaccante portoghese è un atleta a 360°, che cura il proprio corpo in modo maniacale attraverso una dieta altrettanto ossessiva. Vecchi compagni come Patrice Evra raccontano spesso che non riesce a godersi i “piaceri della vita”, figuriamoci il momento del pasto. Nella sua tabella di marcia giornaliera sono previsti 6 piccoli pasti (uno ogni 4 ore): al mattino fa una colazione salata quasi all’americana con uova o toast e spremuta di agrumi; a pranzo, una semplice insalata di pollo, mentre a cena la tavola è sempre guarnita con cereali integrali, legumi, frutta e ovviamente proteine, carne o pesce alla griglia. Per Sir Alex Ferguson, allenatore storico del Manchester United, avrebbe un debole per le ricette di pesce tipiche del proprio paese, come il Bacalhau à Braz. Banditi cibi processati, soft drink e alcol. Cosa che vale pure per Erling Haaland. La dieta della macchina da gol norvegese risulta piuttosto varia, ma le preparazioni sono “al naturale”: non possono essere arricchite da dressing, salse, condimenti o perfino da olio e sale. Vi siete mai chiesti invece come abbia fatto l’Atalanta a vincere l’Europa League? Ne ha svelato il segreto a La Gazzetta dello Sport il nutrizionista della squadra Dennis Dell’Unto: poco prima del fischio d'inizio, carboidrati e frutta a basso indice glicemico, come le banane acerbe, che «garantiscono un rilascio graduale degli zuccheri mantenendo le energie ad un livello costante». E di Superpippo Inzaghi vi ricordate? Eludeva i difensori giocando sulla linea del fuorigioco grazie a bresaola e biscotti Plasmon, mangiati per scaramanzia prima di entrare in campo. Fra gli amici dell'attaccante c'è ancora chi ci scherza su.