C’è un momento in cui il cameriere si avvicina con un’enorme ciotola di gelato appena mantecato, una montagna di panna montata fatta in casa, una cascata di topping al cioccolato che cola lenta e irresistibile. Succede all’Auberge de la Maison di Courmayeur dove il classico dolce della casa è un trionfo di panna servita al tavolo, pronta per essere guarnita con castagne glassate, frutti di bosco e cioccolato fuso. Lo vediamo da Enrietto, a Rivarolo Torinese, con il suo latte a gelato appena montato. E da Veramente, nuovo ristorante di Milano, dove la Coppa del Mondo è un’ode al comfort: fiordilatte servito con crema al marsala, crumble di ciocolato e mandorle.
Ma perché ci piace così tanto questo tripudio di dolce?
Forse è la teatralità del gesto, forse il senso di esclusività che ci fa sentire coccolati, o forse è semplicemente la nostra voglia di spettacolo a tavola. Qualunque sia la ragione, una cosa è certa: il trend delle coppe XXL servite direttamente al cliente è in piena espansione, e i motivi sono più profondi di quanto sembri.
Il fascino dell’atto finale
Non è solo una questione di gola. Il servizio di una coppa di panna fatta in casa o di un gelato appena mantecato davanti ai nostri occhi richiama lo stesso fascino scenico di altri riti gastronomici che ci piacciono da sempre, pensiamo alla cacio e pepe mantecata direttamente nella forma di pecorino o i famosi paccheri di Da Vittorio. Il punto non è solo il sapore (che resta fondamentale), ma l’esperienza: vogliamo vedere il cibo prendere vita davanti a noi, vogliamo sentirci parte di un piccolo spettacolo pensato appositamente per il nostro tavolo.
L’effetto Instagram: se non lo filmi, è successo davvero?
Non è solo il gusto a renderle irresistibili. Le coppe giganti di gelato e panna hanno un impatto visivo devastante. Sono alte, traboccanti, spettacolari. Nel mondo dell’enogastronomia contemporanea, la regola è chiara: se un piatto non è fotografabile, esiste a metà. E cosa c’è di più instagrammabile di un dessert servito in diretta, con la panna che viene aggiunta a cucchiaiate davanti agli occhi di tutti?
I ristoratori lo sanno bene e puntano su quel wow factor e in un’epoca in cui il cibo è sempre più misurato, calibrato, perfettamente impiattato, il fascino dell’eccesso rimane irresistibile. Non mangiamo solo un dolce, ma un’idea: la libertà di abbandonarsi al piacere senza sensi di colpa. È quel piacere puro e smisurato, quel senso di gratificazione senza compromessi che avevamo da bambini quando qualcuno diceva: “vuoi altra panna?”.
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Credo sia un trend destinato a crescere. Sempre più locali stanno puntando su dessert-serviti-in-diretta, dai tiramisù composti al tavolo alle crêpe Suzette flambate davanti ai clienti, fino ai gelati mantecati a vista. Il futuro del dolce è sempre più teatrale. E se possiamo avere tutto questo in una coppa gigante, perché accontentarsi di meno?