La pasta-mania negli Stati Uniti
Ricapitolare le tante aperture di stampo italiano nella Grande Mela inizia a diventare un'impresa ardua. Dopo la rivoluzione dell'autentica pizza made in Italy, quella di Gino Sorbillo, Stefano Callegari, Angelo Iezzi, Gabriele Bonci, dapprima a Chicago e presto a Miami, ora New York è il regno della pasta artigianale. C'è stato il Pasta Flyer di Mark Ladner nella primavera del 2017, un nuovo format improntato alla ristorazione veloce, e soprattutto un nuovo tentativo di impresa italiana in cerca di gloria negli States. E poi Nonna Beppa, insegna di ispirazione emiliana inaugurata la scorsa estate in Hudson Street, ma presente sul territorio americano, più precisamente a Miami Beach, già dal 2014, con la regia della sfoglina Martha Salamanca e la supervisione dello chef Giancarlo Cacciatori e la moglie Valentina Imbrenda. Senza dimenticare La Pecora Bianca di Mark Barak, insegna che ha esordito tre anni fa a Manhattan, restituendo dignità alla cucina popolare, che nell'autunno 2017 ha raddoppiato con un secondo spazio a Midtown, ricalcando la formula consolidata, e che per il 2019 ha intenzione di aprire un terzo punto a Bryant Park, dedicato alla cultura della Costiera Amalfitana, con un'offerta tutta incentrata sui primi piatti. Last but not least, la serie di trattorie italo-americane create dal genio di Danny Meyer, ulteriore traduzione statunitense della cultura culinaria tricolore.
Missy Robbins e la pasta fresca
In questa fitta rete di piccole e medie imprese, si inserisce ora un nuova arrivata, che ancora una volta punta tutto sul piatto simbolo della Penisola: la pasta. E non una qualunque: quella preparata con maestria da Missy Robbins, ideatrice del format di successo Lilia, aperto nel 2016 dopo una serie di esperienze di livello in Italia, dove ha appreso l'arte della pasta fatta in casa, ma soprattutto lo spirito e la cultura del mangiar bene. Un'avventura, quella di Lilia, intrapresa a quattro mani con il partner Sean Feeney, una realtà dal successo immediato, tanto da raddoppiare poco dopo con un secondo locale a Williamsburg, eclettico e vivace quartiere newyorkese. Lo stesso che da qualche settimana ospita Misi, ultima follia targata Robbins che non ha tardato a raccogliere l'entusiasmo del pubblico. Sarà per la golosità dei formati ripieni, come i tortellini con spinaci e mascarpone, per la piacevole ruvidità delle linguine e tagliatelle, oppure per il fascino che la preparazione degli impasti, in scena proprio su strada grazie alla cucina a vista, riesce a esercitare sui passanti più golosi, ma dove c'è il nome di Missy Robbins, il successo è garantito.
La cucina a vista
“Le persone amano guardare gli altri al lavoro”, ha dichiarato la chef a Eater. “Il numero di passanti che si fermano in strada a osservare lo staff è stupefacente”. È proprio questa stanza in vetro che consente di vedere le mani in pasta, perfettamente incorporata nel design del ristorante, il punto di forza del locale secondo la chef. Ma la Robbins non è l'unica in America ad aver colpito nel segno con questa idea: già SheWolf a Detroit, pastificio e tavola calda ispirato alla tradizione romana, e la trattoria Felix a Los Angeles si erano guadagnate la fiducia della clientela grazie alla dimostrazione pubblica dell'artigianalità italiana.
La stanza della pasta
Al di là della vista su strada, ciò che la chef voleva era avere uno spazio a parte per la preparazione delle sue specialità: “Il primo posto in cui ho lavorato in Italia aveva una stanza apposita per gli impasti. In questo modo, le cuoche avevano il loro spazio per lavorare in maniera serena e con maggiore concentrazione”. Fondamentale, dunque, è l'ambiente: “Quando ho visto la stanza in vetro, mi è sembrata perfetta come sala pasta. È stata una scelta nata in maniera spontanea”. Perché, come ha ricordato anche lo chef Evan Funke, “la pasta è un po' come un animale, come il pane: può essere altamente influenzata dall'ambiente circostante”.
Misi – New York - Kent Ave, 329 - www.misinewyork.com/
a cura di Michela Becchi