L’Italia beve più birra di quella che produce. Bisogna accelerare

23 Mag 2023, 12:11 | a cura di
Aumentano i consumi interni ma l’import corre più veloce della produzione. L’allarme nel report AssoBirra secondo cui è necessaria una riduzione strutturale delle accise per far ripartire le imprese.

Gli italiani tornano a bere birra. E questa di per sé è una buona notizia per il comparto brassicolo. La notizia meno bella è che la produzione Made in Italy non è sufficiente, tanto che i consumi dipendono in buona parte dalle importazioni, cresciute del 10% solo nel 2022 (7,8 milioni di hl nel 2022 contro i 7,1 milioni di hl nel 2021). È questa la fotografia scattata dall’Annual Report 2022 di AssoBirra, secondo cui i consumi interni nel 2022 hanno registrato un aumento del 6% rispetto al 2021,  attestandosi a 22,3 milioni di ettolitri, in aumento di oltre un milione rispetto all’aggregato 2019. Attualmente i consumi procapite si attestano sopra i 37 litri contro i 41 del vino. Ed erano sotto i 30 fino a sette anni fa. Di fronte a questi numeri, la produzione nazionale ha risposto con una crescita 3,3%, raggiungendo quota 18,4 milioni di ettolitri. Ancora, però, troppo poco per coprire la richiesta. Rimane quindi evidente la dipendenza dall’estero, in particolare da Germania, Belgio e Paesi Bassi.

AssoBirra: “Serve una riduzione delle accise stabile”

Tra i motivi che frenano la produzione interna ci sarebbe l’annosa questione della pressione fiscale che, secondo Assobirra, grava ingiustamente su questo comparto al contrario di quel che succede con gli altri (vedi alla voce vino), compromettendone la competitività rispetto a tassazioni estere fino a quattro volte inferiori. Sia chiaro: se si guarda al biennio 2013-2015, quando le accise ebbero una impennata superiore al 27%, le cose sono parecchio cambiate. Dal 2017, infatti, è iniziata una fase di decrescita che in sei anni segna un -2,4% (tra sospensione durante la pandemia e riduzioni temporanee). Inoltre, lo scorso febbraio, grazie al Decreto Milleproroghe si è riusciti a bloccare l’aumento delle accise a 2,97 euro per ettolito per tutto l’anno. Tuttavia, come sottolinea il presidente di AssoBirra Alfredo Pratolongo: Si tratta di un segnale politico fondamentale, ma di un segnale economico relativo. Quello che adesso serve è un percorso di riduzione stabile. Negli ultimi due anni, infatti, si è trattato di una riduzione a tempo con scadenza al 31/12. Ben vengano le riduzioni, ma per un imprenditore è molto difficile programmare il futuro quando non sa cosa succederà l’anno successivo”.

 Consumi di birra: i numeri del comparto italiano

Il comparto birrario italiano, ha ricordato l’associazione, occupa quasi 120 mila operatori in circa 850 aziende, crea un valore condiviso di 9,4 miliardi di euro (equivalente allo 0,53% del Pil) e soprattutto – unica fra le bevande da pasto – versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria. “La produzione di birra in Italia è spesso in crescente svantaggio rispetto a quella estera, che gode in alcuni casi di un fattore competitivo importante: accise anche quattro volte inferiori, come nel caso della Germania, rispetto a quelle pagate in Italia” conclude Pratolongo “La birra, infatti, è l’unica bevanda da pasto che ne è gravata, un’anomalia che ha un impatto su tutti: produttori, distributori e consumatori. Se non verranno stabilizzate le riduzioni per i piccoli birrifici sotto i 60.000 ettolitri, molte aziende entreranno in difficoltà”.

 

L’ articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 18 maggio 2023

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