Cibo di bassa qualità pur non rinunciare alla tecnologia. E non solo se a mancare sono i soldi nel portafoglio. In Italia calano le spese alimentari, più per un cambio di priorità nei consumi delle famiglie che per il prezzo più alto dei prodotti. Basti pensare al fatto che negli ultimi 30anni la quota di acquisti di cibo e bevande si è ridotta del 10,6 per cento. Una flessione che non ha invece toccato la tecnologia, che nel solo campo dei telefoni ha registrato un incremento della spesa di oltre il 6500%. La prova che per una fetta di italiani il cibo ha ormai meno appeal di uno smartphone.
A rivelare la riduzione degli acquisti legati al food di qualità è la nuova ricerca dell'Ufficio studi di Confcommercio che ha analizzato come è cambiata la spesa delle famiglie italiane negli ultimi tre decenni. Una spesa sicuramente più alta di quella pre-Covid con una media di 21.778 euro pro capite, che rileva un ritorno dei consumi ai livelli del passato ma non ancora a quelli del 2007. Del resto negli ultimi anni i costi fissi si sono fatti sentire molto, tanto da pesare sul 42% del bilancio familiare. Su 100 euro guadagnati, oggi 40 se ne vanno infatti in spese obbligate come affitto, bollette, tasse e carburanti. Guai però ad abbandonare vizi e abitudini tech. Con i pochi soldi a disposizione meglio, risparmiare sul cibo e mangiare cose scadenti.
Consumi alimentari a dieta
L’indagine di Confcommercio parla chiaro: dal 1995 al 2024, i consumi connessi ad alimentari e bevande sono passate dal +0,6% al -1,6%. Una tendenza al contenimento degli acquisti di prodotti legati all’alimentazione domestica che copre quasi un intero trentennio e che si è accentuato proprio negli ultimi anni. Vuoi per il caro energia che si è imbattuto come uno tsunami sui prezzi del cibo in Italia, vuoi per l’aumento dei punti vendita della grande distribuzione come supermercati e discount, vuoi per la diffusione di nuove abitudini di consumo.
Se si guarda infatti ai dati degli stessi anni, al calare dei consumi alimentari aumentano invece contemporaneamente le spese legate al benessere, almeno quello apparente. Insieme alla spesa per i cellulari, quella per Pc e prodotti audiovisivi e multimediali tocca infatti il +962%. Non solo. La ricerca mostra una tendenza all’aumento dei consumi legati al tempo libero, con un +90% per le spese per i servizi ricreativi e culturali e volumi di acquisto che superano i livelli del 2019 già nel 2023.
Male, invece, le spese nella filiera turistica, come viaggi e vacanze e i pasti e consumazioni fuori casa. Nonostante il recupero degli ultimi anni con continui record di presenze, i numeri sono ancora leggermente inferiori ai livelli pre pandemici. Analogamente, specie per il 2024, i numeri confermano anche il contenimento della spesa per abbigliamento, calzature e mobili. Cose a cui gli italiani preferiscono rinunciare per far posto ad altro.
Tra impoverimento alimentare e lotta al caro carrello
Ma cosa si cela dietro queste scelte? Per l’economista Andrea Segrè e la docente dell’Università di Trento Ilaria Pertot non è solo una questione economica. «I dati dimostrano che chi ha pochi soldi, spesso decide di spenderli per mantenere intatti altri fabbisogni, quello tecnologico in primis, a scapito del cibo. Ma mangia male anche chi di soldi ne ha, tra disponibilità drenate da altri vizi e il ricorso a cibi troppo elaborati o a pasti sempre al ristorante. È impoverimento alimentare anche questo, è come se gli italiani abbiano dimenticano come si mangia», raccontano al Resto del Carlino i due autori del libro “La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare”.
Insomma, cattive abitudini e cibo più scandente che provoca danni sia alla salute che alla lotta contro gli sprechi. Chiaro, però, che oltre al tema dell’educazione alimentare e della cultura del cibo, il problema reddito rimanga. Specie se, come calcolato dalle ultime rilevazioni dell’Istat, il 20% delle famiglie italiane necessita di un sostegno e quasi 6 milioni di persone vivono in povertà. Negli anni sono stati introdotti interventi strutturali di contrasto, come la social card per gli acquisti di prima necessità “Dedicata a te”. Una misura che dopo il test del 2023, sarà rilanciata in una versione rafforzata ed estesa anche per il 2024.
Un buono di 500 euro che grazie a una dotazione finanziaria maggiore rispetto al passato - da 520 a 676 milioni di euro - potrà essere utilizzata da una platea di 130 mila beneficiari in più per l’acquisto di carburanti, abbonamenti di trasporto pubblico locale ma soprattutto di beni alimentari di prima necessità, come pasta, carne, pesce, tonno in scatola, uova, olio, pane, pizza e dolci. Per usufruire della social card, non servirà fare domanda, perché da lunedì 1 settembre inizierà in modo automatico l’accredito del contributo una tantum a favore delle famiglie con Isee non superiore a 15mila euro da parte dei Comuni. La prima spesa andrà fatta entro il 16 dicembre e l’intero contributo dovrà essere speso entro il 28 febbraio 2025.