A circa un anno e mezzo dalla costituzione, il Consorzio del Roero si prepara a sfidare i mercati. Dalla nuova sede di Alba, operativa dal primo luglio nei locali della Camera di Commercio, è arrivato il via libera al programma di promozione negli Usa, dal primo gennaio 2015 (spesa prevista 200 mila euro). L'obiettivo è far salire oltre l'attuale 50% la quota export dell'Arneis, bianco Docg prodotto in più di 5 milioni di bottiglie, a cui si aggiungono 600 mila di rosso. Le vendite 2013 sono state soddisfacenti per i circa 280 soci: "Abbiamo chiuso l'anno con un +4,5%" dice il presidente Francesco Monchiero (azienda Monchiero Carbone) "e i primi sei mesi 2014 hanno registrato +5,7%". Dopo il riconoscimento Mipaaf e il contestuale ok all'erga omnes ad aprile 2014 (70% produzione e 55% viticoltori), il cda ha già messo mano al disciplinare: "Per l'annata 2014 avremo una diminuzione del 10% della resa di uva. Due i motivi: il primo qualitativo, il secondo economico e legato alla volontà di evitare giacenze e abbassamento dei prezzi". Preoccupa, infatti, il livello raggiunto dal bianco sfuso lo scorso anno, giunto a 1,5 euro/litro contro 1,80-2 euro/litro degli anni precedenti: "Le cause sono una raccolta abbondante e l'entrata in produzione di circa 70 ettari. Ma l'importante" aggiunge "è non andare sotto quota 1,30".
E sulle relazioni col Consorzio del Barolo e Barbaresco da cui c'è stata la separazione, Monchiero spiega: "I rapporti sono ottimi, abbiamo diverse Doc in comune e questo ci consentirà di creare sinergie, senza confondere i consumatori. Abbiamo un'identità precisa che deriva dai nostri vini bianchi". Tuttavia, al Roero mancano ancora alcuni tasselli: un sito internet e un marchio consortile. "Lo stiamo trovando tramite un bando pubblico che scade il 31 luglio. I nostri prodotti saranno riconoscibili". Capitolo Unesco: "È una base di partenza, speriamo che la politica segua la strada della tutela del territorio con più attenzione che in passato ai piani regolatori. La tutela Unesco è stata anche frutto del lavoro dei nostri viticoltori". Anche di quello del vicino comune di Castellinaldo che, per ora, di entrare nel consorzio non ne vogliono sapere: "Spero che ci ripensino".
A cura di Gianluca Atzeni