Partiamo dai dati economici 2014 e dalle previsioni 2015
Speriamo, intanto, che davvero il 2014 abbia rappresentato la fine della più lunga crisi economica conosciuta. In questo contesto, abbiamo registrato una crescita del 7.8%, a poco più di 110 milioni di euro, per 18,5 milioni di bottiglie vendute in 80 Paesi. L’export è cresciuto del 9%, l’Italia di oltre il 5%. Un dato questo che ci riempie di orgoglio dato che è notorio come, purtroppo, anche i consumi alimentari siano calati nel nostro Paese.
Quali le previsioni per il 2015?
Quest’anno - imprevisti imponderabili a parte - ci sono delle precondizioni interessanti che ci rendono ottimisti: le politiche monetarie in Eurozona; la riduzione del differenziale euro-dollaro; la possibile soluzione in Ucraina che riapre le porte del mercato russo; l’avvicinarsi del closing dell’accordo di libero scambio fra Ue e Usa; lo stesso Expo, che sarà un volano per l’economia italiana.
Visti gli 80 anni di storia, la domanda sul 'come eravamo, come siamo' è d'obbligo. Come illustrare questo percorso attraverso dei semplici numeri?
Il punto di partenza è una vasta landa nel Veneto orientale dove poche centinaia di mezzadri ottant’anni fa lavoravano per poco più di cento giornate l’anno. Adesso quella stessa zona è ricca di attività economiche, con un reddito medio per abitante superiore di 1.500 euro alla media nazionale (13.608 rispetto ai 12.159 nel 2011). Il risultato dell’intuizione di Gaetano Marzotto nel 1935 sta in questo semplice dato. Nei mille ettari acquisiti prima della Seconda guerra mondiale lavoravano 400 mezzadri; negli Anni '50 erano già oltre 1.200 i dipendenti del polo agroindustriale di
Fossalta di Portogruaro; oggi siamo più di 2 mila a livello di galassia Marzotto nel Veneto orientale. Tutto grazie alla stabilità lavorativa portata e ai costanti investimenti: negli ultimi 6 anni, ad esempio, sono stati investiti 65 milioni di euro.
In 80 anni c'è tempo per fare scelte giuste ma anche errate. Quali sono state le migliori intuizioni e quali gli errori che, a guardarsi indietro, non andrebbero ripetuti?
Non intendo sfuggire alla domanda, ma è normale che nell’agire quotidiano qualcosa non vada nel verso sperato. Vale di più, dunque, il trend di lungo periodo che vede una realtà solida, innovativa, con una grande capacità nel lavoro di squadra, organizzata managerialmente. Le grandi intuizioni stanno in quanto appena detto: condizioni che hanno portato a quelle innovazioni – il Pinot Grigio, il Prosecco spumante, la costruzione di un "mosaico enologico" rappresentativo del meglio dell’Italia del vino – alla base dei risultati economici. Aggiungo, la sostenibilità sociale e ambientale. Si costruisce giorno per giorno, cercando di imparare dai naturali errori. Non mi sembra, però, che in questi 80 anni Santa Margherita abbia "scarrocciato" dalle intuizioni, dalle scelte e dalle regole del suo fondatore. Pensiamo proprio al Pinot Grigio: dopo 50 anni quella decisione rappresenta ancora uno dei vini italiani preferiti al mondo.
Mercato italiano. Visto che più di sei bottiglie su dieci vanno all'estero, come intendete presidiarlo, ora che sembra dare piccoli segnali di ripresa?
Dobbiamo proseguire nello sforzo di far conoscere di più, di comunicare di più questo mondo a generazioni di consumatori che non hanno più la familiarità col vino che avevano i loro genitori o nonni. Da qui il nostro rafforzato impegno su internet e i social network e lo sviluppo di nuovi programmi per l'ospitalità. Non a caso, la possibilità di assaggiare il vino è la seconda motivazione all’acquisto/consumo. Abbiamo aperto e apriremo sempre di più le nostre cantine: in Alto Adige, Veneto, Toscana, Franciacorta. Con la sponsorizzazione della Mille Miglia vogliamo rinsaldare ancor più il nostro legame coi winelover italiani.
a cura di Gianluca Atzeni