Il più grande ristorante in funzione a Monaco di Baviera in questo martedì di luglio e di trenta gradi è dove nessuno penserebbe che sia. Anche perché da fuori non si vede e ci si entra soltanto su invito. E’ all’interno dello stadio Munich Football Arena (un tempo si chiamava Allianz, ma ora pare non si possa dire più perché la sponsorizzazione è terminata, ma tutti continuano a chiamarlo così), dove tempo un’ora e mezza inizierà la semifinale di Uefa Euro 2024 tra Francia e Spagna. Calcio, per intenderci. Sono nell’area dell’ospitalità Uefa, come ci sono finito non è affar vostro, ma ora vi racconto come ci si mangia (e che gente ci trovi).
Vini tedeschi e spagnoli
Entro, mi mettono il braccialetto che dà diritto a un ragionevole mucchietto di privilegi, e una hostess si incarica di trovare un tavolo a me e alle persone con me: l’area è sterminata, ma l’impresa non è facile, siamo in sei e le decine e decine di tavoli sono tutti occupati in parte. Ve l’ho detto, qui dentro ci saranno settecento o ottocento persone malcontate, ci sono almeno duecento tavoli da sei, più tanti trespoli e i posti liberi sono pochi. Mentre seguiamo la signorina, mi lascio incantare da quello che c’è attorno a me. Fernando Llorente, ex attaccante della Juve, viene intervistato a un metro, vicino a uno spazio dove chiunque può farsi fotografare con una coppa di gomma. Alè. Gli schermi che sono ovunque mandano in onda a nastro i gol più belli della storia degli Europei. Un tabellone dice che il calcio deve essere rispetto e c’è una foto di Chiellini, all’Uefa sanno essere ironici. Un grande tabellone riepiloga tutti i risultati del torneo e noi italiani distogliamo lo sguardo per non riaprire la ferita svizzera. Alla fine, dopo un centinaio di metri di cammino come paperelle dietro la hostess, spunta un tavolo da sei libero. Ci accomodiamo. La camminata ci ha messo sete. Sul tavolo troviamo due bottiglie di vino già pronte: in una glacette un Riesling renano del 2022 di Robert Weil (minerale, piacevole), e poi un Roja Riserva Marques de Murrieta con un tovagliolo annodato al collo, chiara preferenza per la Spagna (e i francesi che si in…..ano, e avranno modo di farlo di più tra qualche ora). Chi vuole rispettare il genius loci può anche chiedere una delle diverse birre a disposizione dei marchi locali Bitburger (c’è anche una zero alcol, poveri noi) e Benediktiner, specializzati in weissbier.
La Schnitzel
Per il cibo si fa la fila presso numerose postazioni dove alacri chef rifiniscono piatti nemmeno troppo semplici. La specialità del giorno è una Schnitzel viennese, l’anti-cotoletta austriaca e nel nostro tavolo si riapre la diatriba: chi ha copiato chi? Italia o Austria? Comunque, considerando che quando la mangio sarà stata fritta da almeno mezz’ora, il risultato non è male. Mi chiedo se anche i viennesi si accalorino come i milanesi su quanto deve essere battuta la carne, quanto rosa debba essere, quanto ampia e se con singola o doppia panatura e se fritta nel burro chiarificato (sì!) o nell’olio (no!). Intanto la Schnitzel è finita. Ma ho ancora fame.
Menu ricco mi ci ficco
Il menu offre Tonno grigliato con tartare di avocado e peperoncini (non provato), una Spigola grigliata con crema al sedano, lenticchie del Mediterraneo, pomodoro e burro di capperi e limone (non provato), un Filetto di manzo con terrina di patate e prosciutto saltato croccante e asparagi croccanti (non male), Gamberi grigliati con tagliolini di seppia (piuttosto buoni, se si supera la diffidenza iniziale per quelli che sembrano degli spaghetti scotti). In un banco servono salumi e formaggi francamente poco attraenti, meglio semmai il prosciutto spagnolo anche se affettato un po’ troppo spesso, servito con i picos, i tradizionali grissinetti spagnoli. Inizia a sorgere il sospetto che l’Uefa abbia una predilezione per la “roja”, ma più avanti a rimettere un po’ le cose c’è un banco che serve francesissime crepes suzette con gelato di vaniglia. Ed è la fila più lunga dell’intera situazione, anche perché il tipo che le prepara è compassato almeno quanto il centrocampo di Didier Deschamps. Altri dolcetti qua e là, non troppo attraente, panne cotte, crème caramel, piace molto il banchetto in cui chiunque può riempirsi un cartoccetto di caramelline e liquirizie tipo haribo. Il dolce migliore è stato il gol clamoroso del giovane spagnolo Lamine Yamal.
Chi paga? Gli sponsor
Mi chiedo: quanto costa tutto questo? Chi paga? La Uefa, certo. E quindi gli sponsor i cui marchi compaiono dappertutto. Anche perché questa è la partita numero 49 del torneo tedesco, come chiaramente scritto sul nostro braccialetto magico, e sospetto che in ognuna delle 48 partite precedenti (e nelle due successive) ci sia stato o ci sarà lo stesso circo gastronomico. Immagino che in qualsiasi partita della serie A ci sarà un’area ospitalità con cibo a ufo, ma con un numero molto inferiore di invitati alla festa. Tanti sponsor, tanto onore. Come sempre nei buffet c’è tanto spreco, bottiglie consumate a metà abbandonate sui tavoli, piatti sbocconcellati alacremente ritirati dai camerieri e presumibilmente buttati, cose prese tanto perché sono gratis, proviamole e semmai passiamo oltre. Escludo che tutto questo ben di dio venga raccolto e devoluto ai calciatori falliti. No, qui è la fiera dell’insostenibilità malgrado tutti i volontari di Uefa 2024 indossino magliette verde Thunberg.
Si gioca
La partita sta per iniziare, ci invitano a recarci il nostro posto. Uscire dall’area ospitalità mi dà la piccola fitta di dispiacere di un privilegio agli sgoccioli, un po’ come quando finisce un volo in business conquistato con un fortunoso upgrade. Mi muovo per lo stadio guardando con compatimento quanti fanno la fila per un bratwurst al baracchino, scendo le scale mischiandomi alla plebe, tra un po’ è tempo di inni, tra un po’ è tempo di calcio. Però peccato non aver provato quella spigola alla griglia.