La piattaforma
Il principio di base è quello di creare una rete fra chi ama cucinare e chi ama mangiare, a cambiare però è il taglio, più indirizzato al turismo. Foody è una startup nata a Genova per idea di due giovani amanti della buona tavola, Elena Bisio e Michele Arleo. Attiva già da due mesi, Foody si propone di rispondere alla sempre crescente tendenza del turismo enogastronomico, consentendo a tutti gli utenti di scoprire le tradizioni culinarie delle varie città. “Oggi il cibo sta diventando uno degli ingredienti principali nella scelta della meta, e mi piace paragonare Foody all’amico del posto che ti prende per mano e ti accompagna alla scoperta della sua città e dei suoi piatti preferiti”, ha commentato Elena. Ogni visitatore che sceglie di affidarsi alla startup, potrà quindi scoprire gusti e tradizioni tipiche con l'aiuto delle persone del luogo.
Come funziona
Eat local with local è lo slogan chiaro ed efficiente di Foody, che si impegna a far vivere a ogni turista un’esperienza diretta a 360 gradi. Un’idea creativa che ha avuto origine nel capoluogo ligure, ma che ha tutte le carte in regola per diffondersi anche nelle altre città italiane. Ma come funziona? Una volta scelta la località desiderata, il viaggiatore può visualizzare le varie esperienze enogastronomiche offerte dai Local Host presenti nella zona, e selezionare quelle che preferisce. Se interessato, l'utente manderà poi una richiesta di prenotazione per l’esperienza e procederà con il pagamento in modo sicuro tramite il sito. Preparare il pesto alla genovese con il mortaio, fare un food tour di Napoli su una vespa d'epoca, andare a caccia di tartufi nel bosco, prendere parte alla vendemmia: sono solo alcune delle attività, di diversa durata (da un paio d'ore a più giorni), disponibili su Foody.
L’obiettivo
Una piattaforma che mette in comunicazione i viaggiatori con gli abitanti del luogo, cuochi, massaie, contadini, pescatori o anche semplici appassionati di cucina, all’insegna della condivisione e del senso di convivialità che da sempre rappresenta la tavola degli italiani. Ma non solo: l’innovativa startup è riuscita a coniugare con successo il turismo gastronomico e il sempre più diffuso fenomeno della sharing economy, nuovo modello economico che si propone di far fronte alla crisi promuovendo forme di consumo più consapevoli, risparmiando e condividendo esperienze uniche con un gruppo di persone. L’attrattività del patrimonio enogastronomico italiano, poi, nei confronti degli stranieri negli ultimi anni sta vivendo un notevole aumento: secondo il recente rapporto dell’Enit nel 2015 sono stati oltre 920mila i viaggiatori stranieri che hanno visitato l’Italia per una vacanza enogastronomica, in crescita del 5,9% rispetto al 2014 e dell’11,6% rispetto al 2012. Prenderà piede anche altrove?
a cura di Michela Becchi