Il dossier
Non è un trentesimo anniversario che il mondo del vino ricorda con piacere, ma dal 1986, anno in cui 23 persone morirono per aver bevuto del vino adulterato con il metanolo, l'Italia ha rivoluzionato il suo modo di fare il vino. Per molti, paradossalmente, quello scandalo che provocò un gravissimo danno di immagine (11 le condanne ai responsabili) segnò un percorso di rinascita. E la Coldiretti con Fondazione Symbola lo evidenziano nel Dossier 'Accadde domani'. Proprio nell' '86, dopo i primi decessi e intossicazioni a Milano, il governo Craxi potenziò le attività di repressione e prevenzione delle sofisticazioni alimentari, istituendo l'anagrafe vitivinicola regionale e favorendo quel lento processo che ha portato negli anni l'Italia a produrre meno (da 76,8 milioni di ettolitri a 47,4 milioni attuali), ma con una qualità sempre crescente. Oggi, il nostro Paese detiene il primato europeo per vini a denominazione (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt), che rappresentano i due terzi delle bottiglie prodotte rispetto al 10% di trent'anni fa. Nel 2015, sottolinea la Coldiretti, abbiamo registrato il record storico a valore nelle esportazioni, con 5,4 miliardi di euro (+575% rispetto al 1986). E ogni anno il vino dà lavoro a 1,25 milioni di persone, alimentando opportunità di occupazione in 18 settori dell'economia nazionale: dall'agricoltura ai trasporti, dal campo assicurativo alla cosmetica e alla pubblicità.
I record dell'export e il consumo italiano
Nel 2015, una bottiglia esportata su 5 è fatta in Italia, attualmente il più grande esportatore, soprattutto verso gli Usa (1,3 miliardi di euro), davanti a Germania e Regno Unito. È stato un trentennio di cambiamenti, in cui si è affermato il biologico. Anche qui l'Italia detiene un primato: il 22% dei vigneti mondiali bio, con 72.300 ettari, 10 mila aziende e 1.300 cantine. Mentre sul fronte interno, i 30 anni che ci separano dallo scandalo del metanolo, hanno visto i consumi procapite crollare da 68 litri del 1986 a 37 litri, il minimo storico dal 1861. “Si beve meno ma si beve meglio”sottolineano Coldiretti e Fondazione Symbola, ricordando come il vino sia diventato espressione di uno stile di vita lento e attento all'equilibrio psico-fisico, anche tra i più giovani. Il 73% dei consumatori beve a casa, prevalentemente durante i pasti, apprezzando in 8 casi su 10 più il rosso rispetto al bianco o alle bollicine, preferiti invece da chi lo consuma fuori casa (62%). Sono cambiate anche le modalità di fruizione, grazie a ritrovati tecnologici, come bag in box, qr-code in etichetta, codici braille, tappi in vetro. Oggi l'Italia conta 35 mila sommelier, a cui è affidato un importante compito educativo. Infine, tra vigne e cantine dal Piemonte alla Sicilia, si contano circa 3 milioni di turisti per un giro d'affari di 4 miliardi annui.
a cura di Gianluca Atzeni