Le sue risposte ai carnisti sono ormai celebri, l’ultima ha colpito (per la seconda volta) anche Giorgione: quel sistema ideologico che legittima lo sfruttamento animale è stato definito carnismo dalla psicologa Melanie Joy, ma in Italia questo concetto lo ha fatto conoscere lei, l’unica e sola Coatta Vegana, l’influencer che usa il linguaggio popolare per parlare di veganismo.
Coatta Vegana, il veganismo in chiave borgatara
Al secolo Federica Valentini, la coatta (più di 65mila follower su Instagram) ha portato un nuovo modo stare sui social: basta diplomatismo, «anche i vegani mandano a quel paese». Il suo profilo è un susseguirsi di reel spassosi in cui risponde alle critiche con un registro volutamente basso, di borgata, ma nella vita insegna italiano al liceo, ha una collezione di libri di Aldo Fabrizi ed è appassionata di storia della gastronomia. Il suo sogno? Un «porchettaro» dei Castelli Romani in versione vegetale.
Coatta e vegana, anzi «borgatara»: quanto giochi con il linguaggio?
Credo che parlare di veganismo con semplicità sia molto più efficace: è importante mostrare quanto sia facile essere vegani nella quotidianità
Ma sei davvero di borgata?
Peggio, di Velletri: mi sarei dovuta chiamare Burina Vegana
Praticamente, l’opposto di Carlotta Perego di Cucina Botanica. Vi conoscete?
Sì, ma solo online. Lei è stata una pioniera, ci stimiamo molto a vicenda pur essendo agli antipodi. Credo servano entrambi i nostri registri sui social
Diventare vegani non è facile. Ridurre il consumo di carne non è già qualcosa?
Io ci sono passata nella fase di limbo e penso che sia comunque un passo avanti. Sono contenta che la domanda di carne scenda, però è importante che l’impegno sia reale: molte persone dicono di mangiarne poca ma poi consumano abitualmente salumi e panini con affettati, come se non contassero
Tu come sei diventata vegana?
Grazie a una mia ex fidanzata vegetariana. Con lei ho capito che il mio era solo un limite mentale, così sono diventata prima vegetariana, poi vegana dal 2018
Ma i vegetariani sono i "fratelli scemi" dei vegani?
Penso che siano più vicini ai carnisti che ai vegani: uova e latticini vengono dalla stessa industria della carne, in questo modo stanno comunque contribuendo a quel mercato. Senza contare che molti formaggi sono fatti con il caglio animale
Insomma, un vegetariano è peggio di un carnista?
Questo mai
L’affermazione peggiore dei carnisti?
Quando dicono che vogliamo copiare il loro cibo con prodotti che imitano la carne. È successo anche con la Nutella vegana, che è una rivoluzione per l’industria
E quando ti dicono che non puoi chiamare le fettine di soia «bistecche»?
Quello che ha fatto anche Giorgione. Mi sorprende che persone che si intendono di cucina facciano osservazioni simili. La gastronomia è commistione, mescolanza, oggi invece si è creato un purismo della tradizione senza fondamenta: ho una collezione di libri di Aldo Fabrizi dove la carbonara neanche esiste
La tradizione, invece, esiste?
Non come ce la vogliono far intendere i carnisti, che la usano come scusa per continuare a mangiare carne
Torniamo alla carbonara: la tua trattoria preferita?
La Puntarella Pazza a Ostia, una cucina casalinga, goduriosa, che ti invoglia a tornare
Altri posti del cuore a Roma?
Per un panino come si deve o un pezzo di pizza con la mortazza, Vegustibus a Garbatella, per un pranzo veloce da tavola calda La Drogheria Veg all'Infernetto, dove puoi mangiare una bella lasagna e una cotoletta a prezzi popolari. Poi adoro Supergiù Gelateria, il sogno vegano di borgata, il vero «baretto» romano di una volta a Cinecittà Est, frequentato da gente del quartiere, anche persone anziane
Il piatto più coatto che hai mangiato
La coda alla vaccinara di Veghometro a Ostiense
Roma è cresciuta tanto, ma c’è un format che ancora manca?
Mi piacerebbe ci fosse un supermercato interamente vegetale e poi, da buona velletrana, sogno un baracchino con panini con la porchetta lungo la via dei Laghi, ai Castelli Romani
La critica più assurda che hai ricevuto sui social?
«Puoi essere vegana, ma fallo in silenzio». Che suona un po’ come «va bene essere lesbica, ma a casa tua»
Vegana e «lella»: quale delle due dà più fastidio agli hater?
Entrambe allo stesso modo, qualsiasi alternativa allo standard indispettisce
Esiste il femminismo senza anti-specismo?
Qui entriamo nell’ambito dell’intersezionalità. È tutto collegato, ma la divisione tra umani e animali nella nostra società è netta, serve a giustificare tante forme di violenza. Sinceramente, quanti di noi riescono a non sentirsi in colpa pensando al modo in cui viene prodotta la carne? Eppure si continua a mangiarla, perché il pensiero occidentale si basa su questa distinzione
Ma il carnista è anche maschilista?
Di certo c'è una connessione: entrambi partecipano più o meno consapevolmente a un sistema di violenza che opprime delle soggettività
Mangeresti carne coltivata?
No, ma sono favorevole alla ricerca. Sarebbe una vera rivoluzione sotto ogni punto di vista, anche ambientale
Hai toccato un tasto dolente: come rispondi a chi dice che la soia inquina più della bistecca?
Una critica sterile: la maggior parte della soia coltivata è destinata a sfamare gli animali, solo una microscopica percentuale è per gli esseri umani. Le accuse dei carnisti spesso sono un concentrato di ignoranza
Un consiglio per chi vorrebbe diventare vegano ma proprio non ce la fa
Diventa coatto! Fregatene del giudizio altrui e rompi anche le scatole se serve. Pretendi il giusto rispetto: un vero amico deve accettare questa scelta
E nella quotidianità?
Segui gli influencer per dritte dentro e fuori casa. Nei locali convenzionali non dire mai che sei vegano perché molti ristoratori sono ancora ignoranti al riguardo e rischi di ritrovarti con delle tristi verdure grigliate: limitati a chiedere di togliere degli ingredienti senza troppe spiegazioni. E quando sei in giro e a corto di indirizzi… con un ristorante cinese vai sempre sul sicuro, così come con il kebabbaro, dove trovi sempre le falafel
Aggiungerei, armarsi di tanta pazienza
Sì, ma anche di qualche vaffanculo. Siamo pur sempre coatti