Da Gordon Ramsay a Core
Quarant’anni quest’anno e una carriera lanciata sulla scena della ristorazione londinese, dove dall’estate 2017 dirige la sua insegna a Notting Hill. E il suo debutto solista, dopo sei anni spesi alla guida della cucina di Royal Hospital Road – volto femminile di grande personalità e solidità del ristorante di Gordon Ramsay in città – non è certo passato inosservato. Clare Smyth del resto non è certo nuova a riconoscimenti importanti: al fianco del suo mentore per 13 anni, la chef originaria dell’Irlanda del Nord è stata la prima, e finora unica donna alla guida di un ristorante tristellato in Gran Bretagna: nel 2013 era arrivato il titolo di Chef dell’Anno, tra i più prestigiosi riconoscimenti del Regno Unito in ambito culinario; e dalla scorsa estate Clare ha scelto di riversare tutta la sua esperienza – forte pure di un passaggio al Louis XV di Alain Ducasse, prima del lungo percorso accanto a Gordon Ramsay, che gli è valso il ruolo di head chef di una delle cucine più in vista di Londra ad appena 28 anni, poi lanciata verso il rango di executive – nel locale cucito su misura al 92 di Kensington Road Park, Core by Clare Smith. Un sogno accarezzato a lungo, progettato per due anni e deciso a interpretare la ristorazione contemporanea in modo originale, valorizzando quella che è stata, sin da giovanissima, la sua terra d’adozione, l’Inghilterra, le sue materie prime e i produttori locali.
Il titolo di Best Female Chef. Ma ha senso la differenza di genere in cucina?
Da qualche ora Clare è la prima chef britannica ad aver conquistato il titolo di Best Female Chef 2018 della World’s 50 Best Restaurants, classifica che proprio a Londra è nata nel 2002, e nel 2017 aveva premiato Ana Ros, illuminando un’altra bella realtà della ristorazione europea, nata e cresciuta nelle campagne di Kobarid (Caporetto), Slovenia, a pochi chilometri dal confine con l’Italia. In entrambe i casi, parliamo di donne chef e imprenditrici di se stesse, che dimostrano una volta di più quanto la differenza di genere, per chi vuole fare carriera nella ristorazione, sia una barriera sociale e culturale che ha poco senso di esistere, nonostante le grandi chef che lavorano con merito nel settore (giusto qualche giorno fa abbiamo dato spazio a una di loro, Valeria Piccini, che dal 1978 a oggi ha sfidato tutte le convenzioni, facendo grande nel mondo la sua Maremma) siano ancora mosche bianche nelle classifiche che premiano l’eccellenza. Di Clare Smyth, e delle sue aspettative, invece, raccontavamo a ottobre scorsoa qualche mese dall’apertura del suo ristorante: 15 tavoli e 18 sedute nella zona bar, stile essenziale che non rinuncia ad accogliere gli ospiti in un ambiente familiare, cucina a vista separata dalla sala da una grande vetrata.
Chi è Clare Smyth
In Core Clare ha proiettato oltre 10 anni di esperienza passati a gestire una cucina di grande responsabilità come quella di Gordon Ramsay a Chelsea, oltre che l’indubbio talento e la grande sensibilità per il prodotto e per chi lo produce, in un percorso “fatto prima di tutto di persone e legami. È questo ciò che aggiunge ricchezza all'esperienza gastronomica”, ci raccontava qualche mese fa. E nelle prime parole di “insediamento” come Best Female Chef rilasciate online, Clare si accoda alle indicazioni suggerite nel 2017 da Ana Ros, ribadendo l’importanza di operare sempre meno distinzioni di genere nel settore: “Questo riconoscimento non appartiene a me, ma alle donne che lavorano nella ristorazione in tutto il mondo. Spero di riuscire a sfruttare il palcoscenico per incoraggiare e spronare un maggiore numero di donne ad avere successo”. Non resta che aspettare il discorso che pronuncerà sul palco di Bilbao il prossimo 19 giugno, in occasione della cerimonia di premiazione della World’s 50 best Restaurants 2018. Quando scopriremo anche il posto riservato a Core in classifica.
a cura di Livia Montagnoli