Cosa sono le chinampas messicane
La chinampa è una tecnica agricola di origini antiche, originaria delle zone rurali del Centro America e legata alla cultura azteca (i primi esempi risalirebbero a 6mila anni fa). La sua particolarità è quella di coltivare piccole porzioni di terreno circondate dall’acqua, che disegnano sul territorio geometrie decisamente suggestive. Alle porte di Città del Messico, nella regione di Xochimilco, resiste uno dei sistemi di chinampas meglio conservati di tutto il Messico, che copre più di duemila ettari di terreno, dando lavoro a oltre 10mila chinamperos. Una resistenza culturalmente preziosa, riconosciuta dalla Fao tra i patrimoni agricoli importanti per l’umanità, anche perché capace di tutelare la biodiversità agricola (perpetuando produzioni e pratiche di coltivazione pre-ispaniche) e faunistica dell’area. A partire delle coltivazioni storiche della cultura azteca – mais, fagioli, zucca e amaranto – il sistema di chinampas di Xochimilco, attraversato da un gran numero di canali d’acqua che garantiscono l’irrigazione e la fertilità del suolo, fornisce circa 40mila tonnellate di prodotti freschi ogni anno.
Un sistema agricolo tradizionale a rischio
Eppure la sussistenza delle piccole aziende agricole che tramandano la tradizione è minacciata dall’industria agricola e dalla catena della grande distribuzione. Oltre che dall’inquinamento che affligge Città del Messico, tra le metropoli più congestionate del mondo. Nella sua propaggine più urbana, infatti, la rete delle chinampas di Xochimilco può essere tranquillamente considerata un sobborgo della città, caratterizzato dai giardini galleggianti dei chinamperos, che spesso sono oggetto di visita per chi esplora la capitale messicana, col rischio di essere relegati a mera attrazione turistica. E invece chi continua a coltivare la terra, da queste parti, deve accontentarsi di pochi pesos al giorno (150 pesos, circa 6 euro, è il guadagno medio di un chinampero) per 10-12 ore di lavoro quotidiano di fatica, spostandosi in barca tra un terreno e l’altro. Anche per questo le generazioni più giovani si stanno allontanando dal mestiere tramandato da decenni in famiglia, mentre la crescita indiscriminata della città erode terreno alle coltivazioni e inquina i canali: oggi solo il 20% della superficie complessiva coperta dai campi galleggianti è utilizzata, e solo il 3% è destinata alla coltivazione. online casino singapore
La riscossa dei piccoli contadini di Città del Messico
Negli ultimi mesi, molti chinamperos sono rimasti coinvolti nella catena di contagi originata dal Central de Abasto, il più grande mercato di Città del Messico, che è diventato epicentro dell’epidemia in città. Eppure, dopo un’iniziale fase di spaesamento, il Covid-19 ha ridato nuova linfa all’attività delle chinampas. Come in molte altre parti del mondo – Italia compresa – la difficoltà di oliare l’ingranaggio della grande distribuzione ha determinato una crescita della domanda di cibo fresco locale, spingendo i piccoli agricoltori locali a recuperare terreni abbandonati e a incrementare la produzione intensificando un modello che si è rivelato più adatto a resistere alla crisi. Così, mentre il mercato centrale chiudeva per limitare il contagio e tanti grandi fornitori non avevano modo di raggiungere la capitale con i loro prodotti, i piccoli chinamperos hanno iniziato a proporre un servizio di consegna a domicilio, presentandosi porta a porta per conquistare la fiducia dei messicani (e il fatturato è aumentato del 120%, nonostante il venir meno della domanda della ristorazione) e assicurando l’approvvigionamento di cibo alla città, come in passato è stato in occasione di altre gravi calamità. E specie tra i giovani che continuano a credere nel sistema, immaginando un futuro per il bacino produttivo più fertile di Città del Messico, ora serpeggia la motivazione giusta per non tornare indietro. Dunque con il supporto del Colectivo Ahuejote, che opera nella comunità contadina per garantirne la sopravvivenza, stanno nascendo nuove collaborazioni tra piccole realtà e sperimentazioni su tecniche agricole che possano conciliare sostenibilità ambientale ed economica. Il primo obiettivo sarà recuperare quante più terre abbandonate possibili.