Un buon pretesto per perdersi tra le colline prima di arrivare al mare della costiera cilentana e arrampicarsi per pochi chilometri in cima a un borgo medievale (con tanto di castello), abbandonato dal 1977. Qui, a San Severino di Centola, paesino di circa 300 abitanti a pochi minuti da Palinuro, si trova il Ruscello, ai piedi del vecchio borgo, in quella che sembra essere una casa privata di campagna. Fondato nel 1989, il locale è della famiglia Del Duca, che ha fatto dell'accoglienza e della cucina casalinga il proprio punto di forza. Il piatto simbolo del ristorante sono gli scialatielli ai frutti di mare, ma il menu offre anche altre specialità che meritano una visita, compresa la pizza. Alla guida della trattoria sono solo in due: Angela in cucina e Salvatore in sala, che coccolano il cliente dall’antipasto al dolce.
Il Ruscello, una cucina di mare tra le colline cilentane
Varcata la soglia del Ruscello si viene accolti da un ambiente che sembra uscito da una vecchia cartolina: una grande casa bianca, tanta natura e un piazzale sterrato che arriva fino a un porticato con mattoncini rossi e luci soffuse - piacevole soprattutto nelle serate estive - e una sala interna, con vetrate, ampia e accogliente. Una rampa di scale porta a un piano superiore, la casa privata della famiglia Del Duca, insieme a cinque stanze che da qualche anno sono adibite a bed and breakfast. Siamo lontani dal caos di Palinuro - ma abbastanza vicini da sentire il richiamo del mare – e intorno tutto è circondato dagli olmi e dai faggi del Parco Nazionale del Cilento. La location è semplice, con sedie in legno e tovaglie rosse e bianche, mise en place minimal con un buon cestino del pane, stile trattoria. Qui, l’ospitalità è un affare di famiglia: Angela, «la padrona della cucina» - così la chiama suo figlio - prepara ogni piatto con ingredienti freschi e locali, mentre Salvatore, professionale e sciolto in sala, si prende cura dei clienti. Nel tempo libero anche il figlio Bernardo, quando non lavora come sviluppatore informatico, si divide con la sorella: lui aiuta la mamma in cucina, lei il papà in sala. «Sono cresciuto tra i tavoli e le persone», racconta Bernardo, «ora si lavora di più, ci siamo fatti conoscere con il passaparola e vengono più turisti», ma ancora oggi, nonostante sia aumentato il numero dei clienti e il da farsi, Angela, Salvatore e i figli vogliono mantenere stretto il rapporto con ogni cliente e così continuano a passare di tavolo in tavolo, anche solo per una chiacchierata di fine pasto.
Scialatielli ai frutti di mare e altre specialità
Il menu del Ruscello è prevalentemente di mare con qualche incursione nella cucina di terra. Ma a fare la differenza qui è la scelta della materia prima, dei produttori e delle filiere, oltre a una grande conoscenza del territorio. Il piatto forte sono gli scialatielli ai frutti di mare: una pasta fresca fatta in casa, condita con cozze, vongole e gamberi, semplice ma ricca di sapore. Tra gli antipasti, invece, il tagliere degli infreschi, una selezione di alici preparate in vari modi: fritte, marinate, ripiene (le "mbuttunate" cilentane) e persino sotto forma di polpetta al pomodoro. Anche i cavatelli di nonna Grazia sono un altro piatto che merita attenzione, con alici, pomodorini e finocchietto selvatico, che prendono il nome da una signora centenaria del paese che ha tramandato questa ricetta - con l’ingrediente segreto - a tutto il paesino di San Severino. Menzione speciale alla pasta e ceci, nella versione che Angela prepara da sempre con gamberi e tanto rosmarino, con una crema densa e ben pepata che lega lo scialatiello fatto a mano. Questo è il piatto che ti fa venir voglia di tornare una seconda volta. E poi la frittura di pesce, croccante e leggera, con una buona cicoria ripassata di contorno.
Il Ruscello non punta a stupire con tecniche moderne o presentazioni sofisticate. Qui si viene per mangiare bene, senza troppi fronzoli, con porzioni abbondanti e ben eseguite. Una scelta perfetta per chi cerca la sostanza - e non troppa apparenza - in un contesto tranquillo e familiare. Anche il rapporto-qualità prezzo e ottimo, se si aggiunge anche a un servizio velocissimo (considerando che in sala, spesso e volentieri, c’è solo Salvatore).
La carta dei vini, piccola piccola, offre alcune etichette di piacevole accompagnamento al pasto, tra cui quelle della cantina San Salvatore 1988. E per chiudere in dolcezza, anche le crostate fatte in casa non deludono, con sfoglia croccante e burrosa e abbondante marmellata - o crema e pinoli - che se fatte così, non fanno per nulla tristezza. Già che uno c'è, la visita al vecchio borgo medievale è doverosa, tra le case vuote e silenziose e tante anziane del posto a cui chiedere informazioni. Una pausa dal turismo affollato e dai ristoranti blasonati e costosi della costa cilentana e un’opzione da considerare per fare la giusta – e unica - deviazione dal mare.