Si intitola "Disposizioni per la promozione della dieta mediterranea e divieto di pubblicità dei prodotti alimentari ultra-processati" ed è la proposta di legge n. 2089 presentata il 14 ottobre scorso dalla deputata del gruppo Avs Luana Zanella e che la settimana scorsa è stata assegnata in sede referente alla XII Commissione Affari sociali. Ne abbiamo parlato con la prima firmataria per capire le potenzialità di una proposta di questo tipo.
Come è stata concepita la proposta di legge
«Nasce dalla pubblica consapevolezza dei danni terribili prodotti dal cibo cosiddetto ‘spazzatura’, quello inutile e dannoso per il nostro organismo, ad alto contenuto calorico perché ricco di zuccheri, grassi e sale», ci ha spiegato l'on. Zanella evidenziando come l’introito di calorie proveniente da questi cibi è la causa principale dell’obesità e di altre malattie letali come il diabete, tumori e quelle degenerative. Il riferimento è in particolare a studi scientifici come quello più famoso pubblicato dal British Medical Journal che recentemente è stato suffragato da un nuovo lavoro italiano condotto dei ricercatori dell’ Istituto neurologico Mediterraneo-Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, apparso sulle colonne dell’American Journal of Clinical Nutrition, da cui emerge che, se si consumano regolarmente cibi ultra processati, il rischio di patologie mortali sale al 58% rispetto al 26% di un consumo sporadico. «Dunque innanzitutto proponiamo un piccolo ma fondamentale passo: vietarne la pubblicità, in vista delle condizioni per bandirlo dai nostri scaffali alimentari», ha aggiunto Zanella.
Bandire un cibo per legge e dilemma del contrasto con il diritto Ue
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Non ci va per il sottile la deputata il cui obiettivo a lungo termine sembra proprio una sorta di "ban" per il cibo spazzatura. Non meno impattante è l'intenzione, ben espressa nella proposta di legge, di vietare pubblicità di cibi ultra processati. L'articolo 3 infatti è interamente dedicato a questo aspetto e recita "... è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa ai prodotti alimentari ultra-processati, effettuata con qualsiasi modalità e mediante qualunque mezzo di diffusione" con relativa sanzione amministrativa pari al 20 per cento del valore della sponsorizzazione e in ogni caso non inferiore a 50mila euro. Un'azione decisa e incisiva che rischia di dover fare i conti con la normativa europea che ha competenza concorrente per la disciplina e la protezione dei consumatori. «Questo può accadere ma non lo vedo come un ostacolo, il dialogo con le istituzioni europee deve essere curato ed accurato, intanto l’Italia ha bisogno di sentire meno parole vuote e insignificanti sulla sovranità alimentare e più fatti concreti sul cibo, la sua qualità e la sua provenienza. La chiarezza del legislatore e dei decisori politici é un passo indispensabile per la consapevolezza delle persone e la libertà di scegliere nel rispetto della propria salute e dei propri principi etici», ci ha spiegato la deputata.
La necessità di un dialogo bipartisan per definire il cibo ultra processato
La definizione di "junk food" risale al lontano 1972 quando venne usato per la prima volta da Michael F. Jacobson. In Italia però non c'è una vera e propria definizione ufficiale di cibo ultra processato con confini normativi e nutraceutici ben stabiliti. Proprio a tal proposito la proposta di legge rimette a un decreto ministeriale la definizione chiara di questo tipo di cibo. Un iter che imporrebbe una convergenza di intenti con il governo e la maggioranza. Su questo aspetto la deputata Zanella si mostra aperta al confronto mantenendo chiara la visione sull'obiettivo: «Accanto alla norma sul divieto di pubblicità del cibo spazzatura proponiamo una delega al governo per definire cosa sia esattamente la dieta mediterranea: ne sentiamo parlare troppo e male, abbiamo visto lobby al lavoro ma ai cittadini e alle cittadine cosa ne viene di tutto questo fiorire di frasi che nascono più da una distorta ideologia sovranista che dalla consapevolezza di cosa sia la ‘nostra, dieta mediterranea. Se mi chiede se pensiamo di trovare una convergenza, certamente lo speriamo, lo auspichiamo fortemente, discuteremo mantenendo fermi i nostri principi, naturalmente».