"Si vucìa, s'abbannìa, Ballarò è magia!". Questa la grande scritta che campeggia su uno dei muri che delimitano l'ingresso a uno dei mercati storici dell'isola e del capoluogo siciliano, un vero e proprio benvenuto e un invito a immergersi nell'atmosfera colorita e colorata di questo quartiere, incastonato tra Palazzo dei Normanni e la Kalsa.

Il murales di Ballarò - foto di @Pmk58 per Wikimedia
Ci sono lenti segnali di cambiamento in corso, con la progettazione della struttura coperta di piazza del Carmine, per ora però, tra le strade di Ballarò, nel linguaggio dei venditori che animano i banchi, nel bagaglio gastronomico di specialità che riempiono l'aria di profumi, le tradizioni più antiche del popolo palermitano sono rimaste immutate.

cartoccio di stigghiola alla brace - mercato di Ballarò
I cibi di strada
Ci sono ancora i carretti dei panellari (i venditori di panelle) e quelli degli sfincionari (i venditori di sfincioni), che attirano i tantissimi turisti e locali con la morbidezza friabile della pizza a base di pomodoro, cipolla, acciughe e caciocavallo più famosa della città. Stigghiola alla brace, polpi bolliti, insalata di "mussu e carcagnòlo", quarume, rascatura e vastedde condite sono solo le più famose e antiche specialità di cucina popolare che vale la pena assaggiare almeno una volta, mentre si passeggia tra le strade allegre di questo monumento a cielo aperto.

Nei periodi giusti si trovano i cardi impastellati, una delizia vegetariana tanto buona quanto rara; tutto l'anno, tra le bancarelle e le vetrine calde delle attività commerciali, una lunga serie di prelibatezze fritte tutte da gustare: cazzilli, crocchè, melanzane tunisine, arancine e polpette di sarde. I colori della frutta, delle verdure, spezie, dei pesci (le teste di pescespada sono impressionanti), i formaggi, la carne e le patate bollite vendute tiepide (tipiche dei mercati di Palermo), rendono Ballarò una tappa imperdibile, che per molti versi ricorda l'atmosfera esotica dei tipici suq arabi, ricordati anche nella melodia antica e incomprensibile - per i non palermitani - delle abbannìate dei commercianti.