Il cinema horror ci ha regalato scene memorabili che hanno come protagonisti gli spaghetti al sugo. Simbolo della cucina italiana nel mondo, questa pasta ha traumatizzato per decenni gli adulti statunitensi, che la sera di Halloween si riunivano per celebrare la festa in maschera e prendere parte a giochi spettrali che prevedevano l'uso di elementi apparentemente banali, come appunto gli spaghetti, che per l'occasione diventavano spaventosi. Lo racconta il sito Eater, che al formato più famoso di sempre ha dedicato uno spazio speciale per la festa delle streghe.
Gli spaghetti come elemento horror nei film
Un esempio cinematografico è quello de Il Sacrificio del Cervo Sacro del 2017: una delle scene più inquietanti ritrae il manipolatore, misterioso e ossessivo Martin (Barry Keoghan) che mangia gli spaghetti con foga, mentre spiega il suo piano di vendetta con una calma serafica. Un piattone rosso che contrasta con il candore della sua maglia bianca, brillante: Martin mangia senza sosta, si sporca il volto… e intanto continua imperturbabile a illustrare il futuro omicidio. Una scena apparentemente banale che però risulta angosciante, proprio per la familiarità del piatto. Così innocenti, così infantili, gli spaghetti qui si caricano di un significato più grave e tetro: e che dire della reazione del personaggio quando scopre che il suo modo di mangiarli, fino ad allora considerato speciale, era lo stesso di tutti. Non migliore, non superiore, non unico: identico al resto del mondo.
Il gioco di società di Halloween
Ancor più celebre è la scena di Se7en, l’horror del ’95 diretto da David Fincher, in cui gli spaghetti diventano l’arma del delitto di John Doe (Kevin Spacey): tra i vari peccatori da punire c’è anche il goloso, che l’assassino lega a una sedia del suo appartamento e alimenta a forza con gli spaghetti, fino a distruggergli lo stomaco.
Negli anni ’90 negli Stati Uniti andava poi di moda un gioco di società che aveva la pasta protagonista. Si chiamava Dead Man’s Body ed era popolarissimo durante la sera di Halloween: ogni partecipante doveva infilare le mani in ciotole piene di oggetti grossolani, per un’esperienza sensoriale sgradevole e spettrale. Tra i diversi contenitori, si trovavano per esempio di chicchi d’uva sbucciati, pensati per simulare dei bulbi oculari, le albicocche disidratate che dovevano somigliare a delle orecchie smembrate. Ma la più spaventosa di tutte era la ciotola con gli spaghetti freddi e molli, stracotti fino a ricordare la sensazione delle budella insanguinate (con tanto di colorante alimentare).