Parasite e il successo della cultura coreana
Con il successo dello stand della Corea del Sud in occasione dell’Expo di Milano del 2015, legato soprattutto alle inedite specialità gastronomiche, si è avuto un anticipo dell'interesse per la cultura di un Paese che sarebbe esploso qualche anno dopo. Un fascino che ha visto una tappa fondamentale nel 2019 con il film Parasite del regista coreano Bong Joon-ho, che si è aggiudicato prima la Palma d’oro al Festival del cinema di Cannes e poi l’Oscar hollywoodiano. Nell’arco di un lustro, non solo la cucina coreana ma l'intera cultura rappresentata dalla cinematografia - in particolare dalle serie televisive in streaming come “Squid Game” o “The Silent Sea” - ha conquistato prepotentemente una posizione di rilievo nel panorama globale. E la pellicola ha avuto un ruolo fondamentale in questa diffusione.
Le tre famiglie di Parasite
Il cibo non è il fulcro del film, ma entra in scena in punti chiavi fondamentali della trama, che vede intersecarsi le storie di tre famiglie. A cominciare dalla famiglia Kim, che vive in un appartamento seminterrato, uno spazio cupo e soffocante, tra vicoli colmi di rifiuti e una miseria sconfinata: il padre con il sussidio di disoccupazione, la madre che assembla scatole di Pizza Generation per pochi won, il figlio studioso che vuole cambiare la propria posizione sociale e la figlia adolescente con molti sogni nel cassetto. A contrastare con questo scenario è la famiglia Park: la casa nei quartieri alti, la governante, le belle macchine parcheggiate nell’autorimessa, una moglie annoiata e irascibile, una figlia svogliata, persa tra i suoi diari e alle prese con le prime esperienze sessuali, e un bambino in preda agli incubi dalla vena pittorica spiccata, senza dimenticare i cani, ancor più viziati dei figli. Terza famiglia protagonista, la governante dei Park, Moon-gwang, e suo marito, rifugiato in un bunker a causa dei debiti per proteggersi dagli usurai. Un ruolo fondamentale, quello della domestica (che verrà presto sostituita da mamma Kim): sarà proprio lei a incarnare un importante fil rouge tra le famiglie.
Il cibo e le classi sociali in Parasite
A rappresentare il contrasto tra poveri e ricchi, tra chi è costretto a vivere negli slums cittadini e la classe agiata che si gode la propria vita in ville minimaliste in mezzo alla vegetazione più rigogliosa, è proprio il cibo. Un contrasto netto che è anche cromatico - la cupezza degli slums e la luce accecante della villa – ma prima di tutto culinario: il film si apre con la scena di una cena nello scantinato dei Kim, un pasto scarno a base di kimchi e bevande analcoliche confezionate in lattine colorate. Una cena miserabile, resa ancor più deprimente dal tanfo proveniente dagli angoli della strada, che impedisce alla famiglia di godersi quel poco a disposizione. Quando papà Ki-taek riesce finalmente a entrare nella vita dei Park – diventando il loro autista, e poi successivamente inserendo la moglie come nuova governante – le cose iniziano a migliorare, a cominciare dalla tavola (Ki-taek può finalmente consumare soddisfatto un pasto in un ristorante a buffet). Così, il barbecue familiare e le braised ribs (le costine di maiale), non sono solo puro piacere per il palato, ma assumono un valore ben più alto, un significato che solo chi ha patito la fame sa attribuire al cibo. Meglio ancora se accompagnato dal soju, il distillato di riso e patate venduto nelle bottigliette verdi. Indimenticabile la scena dell’abbuffata dei Kim nella villa, con un esagerato consumo di alcolici (dalle birre Hite al Makgeolli, il tradizionale vino di riso, fino ai whisky): mentre i proprietari sono fuori casa, la famiglia – sulle note di “In ginocchio da te” di Gianni Morandi – consuma voracemente quei beni di lusso fino ad allora inaccessibili.
La festa in giardino e il rapporto servo-padrone
Ad aprire la terza parte del film è ancora una volta il cibo, in particolare la preparazione del Ram-don. A causa del maltempo, la famiglia Park decide di fare ritorno dal campeggio con largo anticipo e chiede alla governante di preparare questo piatto composto da instant noodles - in particolare Chapagetti e Neoguri, marche reperibili anche in Italia nei negozi internazionali – e lombata, oppure carne di manzo tagliata a pezzetti. La domestica si ritroverà però sola, seduta all’enorme tavolo a gustare il suo piatto preferito, mentre i primi istinti omicidi degli altri protagonisti iniziano a emergere.
Il giorno successivo, il party in giardino per celebrare il compleanno del piccolo Park, con tanto di cuochi e camerieri intenti a cucinare pasta, salmone e gratin sulle arie di celebri romanze, distrugge completamente quel modello codificato di vita sociale. Il cibo in questo caso diventa un'espressione del rapporto servo-padrone (proprio come nella dialettica hegeliana tanto cara alla letteratura e al cinema), ma soprattutto uno strumento di vendetta e riscatto sociale: non a caso, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nel dicembre 2020, il regista aveva affermato che “il capitalismo, prima di essere una categoria sociologica, è qualcosa di concreto: le nostre vite”.
Il finale: la perdita, il cibo e la morte
Una commedia che si trasforma in tragedia, con tanto di omicidio finale compiuto con un coltello da cucina e un ricco spiedo di carne e verdure, una storia complessa in cui è il cibo a dettare i tempi e scandire il ritmo dei vari passaggi. Siamo alla fine: la giovane figlia dei Kim muore per mano del marito dell’ex governante Moon-gwang, finalmente fuggito dallo scantinato dove si era nutrito di scatolette di tonno, di fronte allo sguardo incredulo del padre Ki-taek e l’indifferenza dei Park, preoccupati solo del figlio svenuto. In preda alla rabbia, Ki-taek pugnala il signor Park, ulteriore episodio che scatena la confusione generale alla festa. Quella festa che doveva essere un momento di convivialità, organizzata nei minimi dettagli, a partire dalla selezione di gamberoni, carni e vini al supermercato, e che si trasforma in un sacrificio collettivo. Alla relazione Amore e Morte della tragedia greca potremmo sostituire in questo caso l’ossimoro Cibo e Morte con la perdita dei rispettivi componenti delle famiglie. La salvezza è per pochi.
a cura di Marco Leporati
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