In occasione della presentazione in Italia del suo ultimo libro, Cibi ultra processati (Vallardi), lo scienziato e giornalista inglese Chris van Tulleken lancia la sua profezia: la cucina italiana e la dieta mediterranea saranno a breve uccise dai cibi ultraprocessati prodotti e venduti dalla grande industria alimentare. «In Inghilterra - sostiene van Tulleken - il 60% delle calorie viene fornito da questi prodotti. In Italia siamo intorno al 25%. Ma presto sarà come in Inghilterra». Lo scienziato lo sostiene nel suo libro e in una video-intervista a Repubblica condotta dal biologo molecolare Aureliano Stingi.
"Mangerete la tartare solo da Mac"
«Voi italiani siete messi molto meglio rispetto all'Inghilterra, ma le nostre industrie alimentari insieme a quelle americane, francesi e svizzere, arriveranno e distruggeranno la vostra tradizione gastronomica. Lo stanno già facendo. I vostri bar verranno sostituiti da Starbucks, che è in parte della della Nestlè. Le vostre pizzerie diventeranno Pizza Hut. Mangerete solo il pollo da KFC, la tartare di manzo da McDonald's e così via... Accadrà di sicuro. Posso aggiungere una cosa? Il libro è stato pubblicato in Francia, Spagna e Germania, Finlandia, Danimarca e Svezia... Non sono andato in Francia o in Germania, sono venuto qui per egoismo, perché adoro il cibo italiano e perché voglio che questo libro salvi la cucina italiana. Questo è mio personale progetto».
Ma cosa sono i cibi ultraprocessati?
Come spiegare e come riconoscere i cibi ultraprocessati? «La pizza è diventata nel Regno Unito e in tutto il mondo l'emblema del cibo spazzatura - spiega van Tulleken - Ma la pizza, come gli italiani ben sanno, è un alimento sano. È farina con pomodoro, formaggio e olio di oliva. Non è un alimento nocivo, è un piatto tradizionale. La pizza ultraprocessata, invece, è una pizza modificata dalle grandi industrie alimentari per indurre il consumatore a mangiarne sempre di più, per trarre sempre più profitti. La pizza ultraprocessata contiene agenti chimici, dosi elevate di sale, di grassi, di zuccheri, così come tantissimi additivi (esempio aromi, antiossidanti e conservanti, ndr). Ma il punto è che il cibo viene modificato affinché sapore, gusto e consistenza creino assuefazione. Così le industrie si arricchiscono».
Perché gli ultraprocessati fanno male?
Alla domanda del biologo italiano sul perché i cibi ultraprocessati facciano male, lo scienziato inglese risponde: «Una cattiva alimentazione a base di cibi ultraprocessati è la principale causa di morte precoce, ancora prima del fumo. Sappiamo che provoca la morte precoce ma anche cancro, malattia infiammatorie intestinali. Malattie metaboliche, deficit cognitivo, demenza, ansia, depressione, aumento del peso e obesità. Dunque, una vasta gamma di patologie . Come accade tutto ciò? Questi cibi sono un problema sotto ogni aspetto. Inducono le persone a mangiarne sempre di più, contengono elementi nutritivi nocivi: sale, zucchero, grassi saturi. Contengono anche molti additivi alcuni dei quali creano dipendenza: coloranti, aromatizzanti, esaltatori di sapidità. Altri additivi come dolcificanti ed emulsionanti sono dannosi per il microbioma. Mancano anche tutti gli elementi nutritivi del cibo genuino, mancano sia le sostanze fitochimiche che i fitonutrienti. La lista è molto molto lunga. Il problema è soprattutto che questi cibi sono fatti con gli ingredienti più economici possibile e sono messia punto da team di scienziati che lavorano affinché si crei dipendenza. Quando mangiamo le patatine, finiamo sempre tutto il pacchetto, lo apriamo e lo lecchiamo...».
L'antidoto all'estinzione della pizza
Ora, che l'allarme dello scienziato inglese abbia degli elementi di grande verità è fuor di dubbio. Altro, però, è vaticinare la fine della pizza per come la conosciamo noi. Il monito ha ragione di essere soprattutto se visto nel confronto con le altre realtà occidentali (ma non solo). Però è lo stesso van Tulleken a Darci un possibile antidoto. «Il libro è stato pubblicato in Francia, Spagna e Germania, Finlandia, Danimarca e Svezia... Non sono andato in Francia o in Germania, sono venuto qui per egoismo: perché adoro il cibo italiano e perché voglio che questo libro salvi la cucina italiana. Questo è mio personale progetto. So che anche gli italiani lo vogliono, ma bisogna capire che la cucina italiana non scomparirà per caso, sarà distrutta dalle grandi industrie alimentari". Come arginare il pericolo? domanda Stingi. Secondo lo scienziato, due sono gli attori protagonisti in questa partita: i consumatori da una parte e dall'altra la politica».
"Mangiate pure hamburger, ma leggete il libro"
«Io non do consigli a nessuno. Invito però il lettore a leggere il libro anche continuando a bere Coca Cola e a mangiare hamburger, ma consapevoli degli ingredienti. Prendiamo il pane del supermercato: perché ci mettono gli emulsionanti? Provate a fare questo esperimento. In termini di normativa, prendiamo il Sudamerica, il Cile, il Messico e l'Argentina: lì le compagnie mettono le etichette di avvertimento, i cibi vengono tassati ed è vietato pubblicizzarli. Le società di bibite analcoliche non possono sponsorizzare le Olimpiadi né eventi sportivi per ragazzi. E' vietato usare personaggi dei cartoni animati per pubblicizzare cibi nocivi». In Italia, invece? Ci sono - oltre ai lunghi elenchi di ingredienti che di per sé individuano il prodotto quando è ultraprocessato - gli obblighi di etichette che avvertano dei rischi? Risposta: no. E ci sono divieti per le sponsorizzazioni? Risposta: no. Ecco.