Grazie alla immensa varietà culinaria e ricchezza di ingredienti stagionali, il Natale sulle tavole italiane propone classici che spaziano dal panettone ai tortellini passando per il capitone. Ma l’elenco di tradizioni locali abbonda di gran lunga oltre questi esempi. Anche il resto del mondo, nel periodo delle Feste natalizie, prepara piatti unici che raccontano molto della cultura locale. Abbiamo raccolto alcuni dei piatti natalizi più iconici dei diversi Paesi del mondo, confrontandoli con i sapori di casa nostra.
Piatti simbolo del Natale nel mondo: cultura e tradizioni locali
EUROPA
Germania: Stollen
Il Christstollen, o semplicemente Stollen, è un dolce tedesco a base di farina, uova, burro, frutta secca e canditi. Nasce a Dresda e ogni anno la città celebra questo dolce con uno dei mercatini natalizi più antichi d’Europa, lo Striezelmarkt. Il pane dolce, ricoperto di zucchero a velo, ha una consistenza densa e un sapore speziato, grazie all’uso di cannella e cardamomo. Ricorda il panettone per la presenza di canditi, ma lo Stollen è meno lievitato ed è più ricco, simile per certi aspetti al nostro pandolce genovese.
Polonia: Pierogi
I pierogi sono grandi ravoli a mezzaluna tipici della tradizione polacca, ripieni di patate e formaggio e serviti con cipolle al burro e panna acida. Si tratta di un piatto vegetariano servito durante la Wigilia, la cena di magro del 24 dicembre, simile alla nostra tradizione di consumare pesce al cenone della Vigilia. I pierogi ricordano i nostri cappelletti o i ravioli, ma la differenza principale sta nella cottura: quelli polacchi vengono fritti o saltati in padella dopo la bollitura.
Francia: Bûche de Noël
Il dolce natalizio per eccellenza in Francia è il bûche de Noël, il tronchetto fatto di pan di Spagna arrotolato e farcito con crema al burro o ganache. Decorato per sembrare un ceppo di legno, simboleggia l’antica tradizione del tronco natalizio da bruciare per augurare prosperità. Oggi ne esistono varianti moderne con mousse alla frutta, caramello salato o pistacchio. In Italia, secondo la leggenda, il tronco doveva bruciare fino alla notte dell’Epifania, tanto che ancora oggi questo dolce si consuma fino a gennaio. Altro celebre dolce della tradizione dell’Epifania francese è la Galette de Rois, portavoce della condivisione pagana e religiosa. Nata in epoca romana, la torta dei re è un dessert a base di pasta sfoglia ripiena di crema. A renderlo speciale è il fagiolo nascosto al suo interno. È tradizione riconoscere il titolo di “Re della giornata” al fortunato a cui capita di trovare il tesoro nascosto nella torta.
Regno Unito: Christmas pudding
Il Christmas pudding britannico è un dessert ricco e scenografico. Nasce in epoca medievale, quando la frutta secca veniva utilizzata in diverse preparazioni, all’epoca mescolata con pangrattato, uova, spezie e latte. Nel corso degli anni la ricetta si evolve e diventa più elaborata: la prima ad essere scritta è firmata da Eliza Acton nel 1845. In origine, il pudding era un dolce che si consumava la sera della vigilia, anche se nello Yorkshire era invece consumato la mattina di Natale. Oggi, invece, viene preparato con uova, mandorle, frutta candita, rum e spezie, viene bollito o cotto in un forno a vapore, e servito con glassa. La tradizione vuole che ogni membro della famiglia mescoli l’impasto ed esprima un desiderio. Come il nostro panforte toscano, il Christmas pudding, con la sua consistenza umida e densa, celebra la festività con sapori intensi di frutta e spezie.
Spagna: Polvorones
Dolci semplici e gustosi, da regalare ad amici e parenti per le feste: i polvorones sono i prodotti tipici del Natale spagnolo, così chiamati per la consistenza friabile e fragrante dell’impasto, una pasta che come dice il nome è “polverosa” che si scioglie in bocca ad ogni morso. Questa caratteristica inconfondibile è data dalla tostatura della farina, che viene essiccata in forno prima di essere mescolata agli altri ingredienti. La ricetta originale prevede farina di mandorle, farina integrale, strutto - talvolta sostituito dal burro - zucchero a velo, liquore all’anice, cannella e un pizzico di sale.
Grecia: Melomakarona
I melomakarona sono tipici biscotti greci del Natale. Sono a base di farina, olio d’oliva, miele e noci, e speziati con cannella e chiodi di garofano. I biscotti sono simbolo di fertilità, abbondanza e rinnovamento. Ricordano per consistenza e sapore i cavallucci toscani o i mostaccioli del Sud Italia, ma si distinguono per l’assenza di burro o latte, che li rende adatti anche a una dieta vegana.
Svezia: Julbord
In Svezia, il Natale è celebrato con il Julbord, tradizionale buffet svedese di Natale, ricco di piatti tipici, dolci e salati fra cui aringhe marinate, polpette, il prosciutto natalizio julskinka, e dolci come il risgrynsgröt, un porridge di riso arricchito con cannella. In questo porridge, si nasconde una mandorla; chi la trova avrà fortuna nel nuovo anno. Il Julbord ha un approccio conviviale simile al nostro antipasto misto, ma con un'enfasi su sapori affumicati.
Norvegia: Lutefisk
Uno dei piatti natalizi tradizionali norvegesi è il lutefisk, preparato con stoccafisso e trattato con soda caustica. Ha una consistenza gelatinosa e un sapore molto particolare, è un piatto polarizzante: il lutefisk si ama o si detesta. È spesso accompagnato da purè di piselli, pancetta croccante e patate bollite. Sebbene sia molto diverso nel metodo di preparazione, richiama la tradizione natalizia campana del capitone, e quella piemontese delle preparazioni in carpione.
Russia: Koulibiac
Un classico della cucina natalizia russa è il koulibiac, un rustico composto da strati sovrapposti di salmone, carne, uova, funghi e riso avvolti nella pasta sfoglia. È servito caldo e tagliato a fette, a rivelarne gli strati. Il piatto era molto apprezzato dagli zar e dalla nobiltà russa del XIX secolo. È anche celebre per essere stato introdotto nella cucina francese durante il periodo di scambi culturali tra le due nazioni, poi rielaborato da chef del calibro di Auguste Escoffier. Una specialità che può essere accostata alle nostrane preparazioni magre a base di pesce per il cenone della Vigilia.
AFRICA
Etiopia: Doro Wat
In Etiopia, il giorno di Natale cade il 7 gennaio, secondo l’antico calendario giuliano. Uno dei piatti tipici consumati in quest’occasione è il Doro Wat: si tratta di uno stufato di pollo piccante impreziosito da salsa di pomodoro, cipolle e spezie varie che si accompagna sempre con l’injera, un pane acido su cui lo stufato viene letteralmente appoggiato a mo’ di piatto. Una specialità da mangiare esclusivamente con le mani!
Ghana: Fufu
In Ghana il Natale è una festa molto sentita, specialmente nelle comunità cristiane Akan. Dopo la messa della Vigilia di Natale, ci si raduna il giorno seguente per il grande pranzo in famiglia. Uno dei piatti principali è il fufu, una preparazione a base di radici di manioca e platano pestati fino a ottenere un composto morbido e appiccicoso. Il fufu viene servito con zuppe come la groundnut soup, una minestra densa e cremosa a base di arachidi.
Nigeria: Jollof rice
Piatto iconico dell’Africa occidentale: un riso speziato cotto con pomodoro, cipolla, peperoni e una miscela di spezie, spesso arricchito con carne, pesce o verdure e servito con chips di platano fritto. È simbolo di festa e convivialità, particolarmente popolare durante celebrazioni natalizie o i matrimoni. Il jollof rice è al centro di un accesa lotta tra Nigeria e Ghana, che si contendono la “versione migliore”. Le differenze principali riguardano il tipo di riso utilizzato e l’intensità delle spezie.
Sudafrica: Gammon
Il cosciotto di maiale glassato noto come gammon, è un classico piatto natalizio del Sudafrica. L’importante taglio di maiale disossato viene cotto sul barbecue chiamato braai, e il grasso che ricopre l’articolazione è inciso a rombi, quindi glassato con miele, zucchero di canna o marmellate, talvolta arricchita con senape per un contrasto agrodolce. Il gammon sudafricano può essere paragonato al nostro cappone arrosto che condivide la centralità come piatto principale e la ricchezza di sapore. Tuttavia, la dolcezza della glassa e la tendenza a servirlo freddo rendono il gammon un piatto più leggero e adatto al Natale estivo dell’emisfero australe.
AMERICHE
Canada: Tourtière du Lac-Saint-Jean
In Canada per Natale si mangia un ricco e gustoso pasticcio di carne di origine québécoise. Si tratta di un piatto preparato con un guscio di pasta brisée che racchiude un ripieno di carne (generalmente maiale, manzo e selvaggina), patate a cubetti e cipolle. La particolarità risiede nella lunga e lenta cottura in forno, che può durare fino a 6-8 ore, consentendo ai sapori di amalgamarsi perfettamente. La ricetta è considerata un simbolo dell’identità culturale della zona, e ogni famiglia ha la sua versione tramandata di generazione in generazione. Paragonabile al timballo abruzzese o ai pastizzi siciliani, per la combinazione di pasta e ripieno saporito, e per il forte legame con la tradizione familiare.
Stati Uniti: Glazed Ham
Oltreoceano, il pasto di Natale non differisce molto dal menu della Festa del Ringraziamento, se non per il prosciutto arrosto glassato che prende il posto del tacchino ripieno. L’intero prosciutto cotto viene spennellato di sciroppo d’acero, senape e bourbon, per ottenere una crosta caramellata. Lo spesso strato di grasso viene inoltre tempestato di chiodi di garofano, e decorato con anelli di ananas e ciliegie candite. Questo importante e scenografico secondo piatto natalizio non dista molto dal nostro zampone.
Messico: Tamales
In Messico, i tamales sono i protagonisti dei festeggiamenti natalizi. La parte edibile di questi grossi “pacchetti” cotti al vapore è il ripieno composto da farina di mais, carne, formaggio o peperoncino, mentre l’involucro sono foglie di mais essiccate. Serviti con salse come mole o pico de gallo, sono parte integrante delle celebrazioni natalizie messicane. In alcune regioni, i tamales sono serviti con atole, una bevanda calda a base di mais e cacao. Come i nostri primi piatti “ripieni” delle feste – tortellini in brodo, lasagne o cannelloni – i tamales sono una preparazione collettiva simile alla nostra tradizione della pasta tirata a mano in famiglia.
Giamaica: Rum Cake
La torta al rum, nata nelle isole caraibiche durante il XVIII secolo, grazie ai colonizzatori britannici, è un simbolo natalizio della Giamaica. I cuochi locali, prendendo in prestito l'idea del Christmas pudding inglese, hanno aggiunto ingredienti locali trasformando il dolce in una specialità caraibica. Di colore ambrato, a forma di ciambella, semplice e delizioso, è immancabile durante le feste natalizie. Volendo trovare un dolce simile italiano, viene alla mente il babà al rum.
Argentina: Pan Dulce
Il Pan Dulce argentino è un classico dolce natalizio arricchito con frutta secca come anacardi, noci, e mandorle. La tradizione del pan dulce in Argentina si deve alla comunità italiana arrivata nel XIX secolo, che ha introdotto il panettone. Nel tempo, la ricetta è stata adattata ai gusti locali: spesso vengono infatti utilizzati canditi tropicali come la papaia che è più accessibile in Sud America rispetto alle scorze d’arancia tradizionali. Questo dolce è considerato un simbolo di abbondanza e viene immancabilmente servito nelle celebrazioni natalizie in tutto il Paese.
Brasile: Bolo de Natal
Il Bolo de Natal è un dolce tipico della cucina brasiliana a base di farina mista a zucchero, uova, burro e frutta secca tritata. Spesso nella ricetta c’è anche un goccio di rum o di brandy. In questa versione a strati, il dolce riflette l’influenza delle tradizioni europee, in particolare quella del Trifle (zuppa inglese), adattato ai gusti e ingredienti tropicali.
Cile: Cola de Mono
Letteralmente “coda di scimmia,” è una bevanda tradizionale natalizia cilena preparata con latte, zucchero, caffè, aguardiente, cannella e chiodi di garofano. Servita fredda, è l’immancabile accompagnamento ai dolci delle feste. La bevanda può essere paragonata al nostro zabaione da bere, sia per la sua dolcezza che per la componente alcolica, ma con la presenza del caffè che la rende molto particolare.
Colombia: Buñuelos
Un dolce fritto diffuso in tutta l’America del Sud ma originario della Colombia: i buñuelos sono frittelle morbide associate alle festività natalizie, anche se ormai si trovano anche in altri periodi dell'anno. Si preparano con formaggio e amido di mais, mescolati con latte, uova e zucchero: tradizionalmente si usa il queso costeño, un formaggio stagionato colombiano a pasta semidura. Le frittelle vengono servite con cioccolata calda o natilla, una sorta di budino a base di latte, zucchero e cannella.
Venezuela: Hallacas
Le hallacas sono il piatto simbolo del Natale venezuelano. Si tratta di involtini di farina di mais ripieni di carne di maiale, manzo, pollo, olive e capperi, avvolti in foglie di platano e cotti a vapore. La preparazione delle hallacas coinvolge tutta la famiglia, un momento conviviale che somiglia alla nostra tradizione delle sfogline. La tradizione delle hallacas richiama infatti le lasagne, in cui gli strati racchiudono un ripieno ricco e variegato.
OCEANIA
Nuova Zelanda e Australia: Pavlova
Durante un tour mondiale che la portò a visitare gli angoli più remoti della terra nei primi anni Venti, la prima ballerina russa Anna Pavlova diventa la musa ispiratrice di questo dolce. Sia l’Australia che la Nuova Zelanda si contendono la paternità della torta. La fazione neozelandese mantiene che il dessert sia nato nel 1926 in un hotel a Wellington in occasione della tournée; quella australiana mantiene sia invece opera dello chef Herbert "Bert" Sachse all’Esplanade Hotel di Perth. Incantato dalla bellezza ed eleganza della ballerina, nel 1931 – l’anno della sua scomparsa – le rende omaggio con la famosa torta. Una base di meringa, uno strato di panna montata e una cascata di frutti rossi: tre elementi fondamentali che nascondono significati precisi. La meringa simboleggia la leggiadria della danzatrice, la panna rappresenta la sua algida eleganza e i frutti rossi ricordano la malattia (pleurite) che l’ha uccisa. Una storia romantica e drammatica, che ha dato vita a uno dei dessert più famosi del Nuovo Continente, onnipresente sulle loro tavole natalizie. In Italia, il dolce che gli si avvicina di più è invece l’autunnalissimo montblanc.
ASIA
India: Sorpotel
Sull’isola dai Goa, che conserva ancora influenze dei colonizzatori portoghesi, chi festeggia il Natale lo fa con il sorpotel, uno stufato speziato a base di carne di maiale (spesso arricchito di frattaglie come fegato e cuore), cucinato con aceto di palma, cipolle, peperoncini, aglio e una miscela di spezie tipiche. È servito caldo, accompagnato da riso o sannas, soffici panini al vapore. Come molti piatti natalizi italiani come il brodo o i bolliti, il sorpotel migliora con il tempo, sviluppando sapori ancora più intensi nei giorni successivi alla preparazione. È paragonabile ai nostri cotechini in umido o gli spezzatini di carne al sugo, per l'abbondanza di spezie.
Filippine: Bibingka
Nelle Filippine, il dolce natalizio tipico è la bibingka, dolce a base di riso glutinoso e latte di cocco tradizionalmente cotto in vasi di terracotta rivestiti di foglie di banano. Morbida e leggermente dolce, la torta va consumata calda. Tradizionalmente consumata dopo la messa notturna di Natale, la Simbang Gabi e talmente popolare da venire distribuita fuori dalle chiese nei giorni che precedono la celebrazione del Natale. Si distingue per l’uso del riso come ingrediente principale, ma può ricordare per consistenza le torte di polenta dolce diffuse in alcune zone del Nord Italia.
Giappone: Kurìsumasu Cake & KFC
In Giappone il Natale non è festa nazionale poiché il cristianesimo è una religione quasi inesistente. Però la sera del 24 dicembre quasi tutte le famiglie festeggiano in un modo davvero particolare: consumando pollo fritto della catena Kentucky Fried Chicken. Questa curiosa tradizione è iniziata nel 1974, grazie a una efficace campagna pubblicitaria del gigante del fast food statunitense con lo slogan “Kentucky for Christmas”. Molte famiglie prenotano il loro secchiello di pollo fritto con largo anticipo. Moda più recente è la torta di Natale, il Kurìsumasu cake, Si tratta di un pan di spagna ricoperto di panna montata e fragole fresche. Il nome è curioso: non esiste una parola giapponese che significhi “Natale” né un kanji per scriverlo, quindi il termine più utilizzato è l’inglese “Christmas”, che con la tipica pronuncia nipponizzata, diventa “Kurìsumasu”.
Confrontare le diverse cucine ci ricorda che, pur nell’attuale clima di divisione, il cibo è un linguaggio universale capace di unire. Perché non arricchire la nostra tavola natalizia con un omaggio internazionale, quest’anno?