Può una ciambella troppo colorata, troppo glassata e forse non troppo sana mandare fuori di testa i cittadini della terra dei macaron, dei millefeuilles, dei croissant così sexy nella loro burrosità? Può, evidentemente, dal momento che è successo. A Parigi, Francia, ha aperto una sede di Krispy Kreme, una catena americana specializzata nella produzione di doughnut che non abbiamo mai provato ma hanno tutta l’apparenza di un allegro junk food. E così, nei giorni in cui in Italia la gente si prendeva a spintoni nei negozi di McDonald’s per addentare un Crispy Mc Bacon a 3 euro, nella Ville Lumière, dove la pasticceria è arte, in quattrocento si sono messi in fila all’alba, qualcuno dopo aver bivaccato per tutta la fredda notte dicembrina, per l’apertura nel primo store francese di KK, all’interno del centro commerciale di Les Halles, a due passi dal Centre Pompidou, dove, si viene a sapere, una macchina fordiana produrrà 42mila ciambelle al giorno, sette giorni a settimana dalle 8 alle 22.
Immaginario statunitense
I quotidiani francesi, va detto, un po’ si sono scandalizzati. Perfino The Guardian ha dedicato all’evento un pezzo che trasuda ironia nei confronti degli spocchiosi abitanti della terra dall’altra parte della Manica, una versione british del “come vi siete ridotti”. L’articolo, va detto, non si limita a sfottere i mangiatori di baguette (oltre che di rane), ma cerca di analizzare lo sconcertante fenomeno. Certo, ai primi dieci che fossero riusciti a mettersi in fila alla cassa, era stata promessa una fornitura annuale di doughnut (una scatola da 12 a settimana). Certo, “abbiamo fatto un sacco di promozione prima dell’apertura”, come spiega Alezandre Maizoué, direttore generale di KK in Francia, che si dice comunque sorpreso di “una simile reazione nel Paese dei croissant e dei pain aux chocolat”.
Conosciamo inoltre il perverso piacere di partecipare a un evento collettivo che si trasforma in un rituale social. Ma qui secondo il Guardian c’è dell’altro. C’è l’immaginario americano, che sarebbe ancora in grado di muovere e commuovere folle transgenerazionali cresciute a telefilm e cartoon made in Usa. Altrimenti non si spiegherebbe perché un presumibilmente stimato avvocato, tale Pierre Cloarac, parli di “una specie di madeleine di Proust, un ricordo di una vacanza di dieci anni fa”, né perché una studentessa di moda, Fama Ndiaye, dica che “è così americano, e così buono”, prima di aggiungere, però, che non sarà certo la ciambella americana a convincerla a “smettere di mangiare croissant”.
Aperture a pioggia
Insomma, un buco nella ciambella ma non certo nell’acqua. Krispy Kreme è stata fondata nel 1937 da Vernon Carver Rudolph che, vuole la leggenda, avrebbe incontrato uno chef francese con il quale avrebbe perfezionato la ricetta della sua ciambella. L’azienda del North Carolina ha annunciato la sua apertura parigina all’inizio del 2023 e per tutti questi mesi ha viziato i parigini distribuendo più di 100mila ciambelle gratuiti in ogni angolo della città ed escogitando una spregiudicata campagna di affissioni in cui si giocana sulla somiglianza del nome del presidente Macron con il macaron. “Macaron demission”, le dimissioni di Mac(a)ron, che ha fatto anche arrabbiare il comune di Parigi. Nei prossimi mesi sono in programma decine di aperture in centri commerciali, stazioni e supermercati di store Krispy Kreme, i cui manager sono convinti che ci sia ampio spazio di crescita in Francia. E a giudicare dalla fila nel gelo di Parigi, forse hanno ragione loro.