"Siamo stanchi, vogliamo vedere come si sta a non lavorare". Chiude il bar di Milano amato dai giornalisti del Corriere della Sera

2 Ago 2024, 10:38 | a cura di
Dopo quarant'anni in via Solferino, la famiglia Tedone - proprietaria di Ted One - lascia con una festa commovente.

Era il bar del Corrierone. «Generazioni di giornalisti e giornaliste del Corriere della Sera hanno mangiato, bevuto, riso, pianto, fatto riunioni, interviste, prese decisioni, coltivato idee, riposato, aspettato qualcuno… al Ted One». Viene ricordato così sui social dai cronisti di via Solferino il Ted One, storico bar tra la stessa via Solferino e via della Moscova, a poche decine di metri dalla redazione del primo quotidiano d’Italia. «Oggi chiude – continua il messaggio, accompagnato da una foto esterna del locale -. Un pezzo di storia, e di noi, che se ne va».

Il messaggio social che celebra la chiusura di Ted One

Un pezzo di Milano

Un altro pezzo di Milano tira giù l’eclair. Certo, il Ted One non era il più bel bar della città, né quello più alla moda, né quello gastronomicamente più evoluto, era il classico locale di Brera con la boiserie e le vetrinette dei panini e le foto storiche alle pareti, un luogo polveroso e un po’ anni Ottanta, ma ricco di atmosfera, un posto caldo e animato, un bar come ce ne sono pochi, di quello in cui ci sono gli habitué che ordinano il solito, ma dove anche un cliente di passaggio poteva fare quattro chiacchiere, come nel Bar Sport di Stefano Benni. “Sapesse quanti messaggi ci hanno lasciato, ci volevano tutti bene, vada a leggere il profilo Instagram di mio fratello quante belle cose ci hanno scritto”, ci dice al telefono Anna Tedone, che aprì il bar con il fratello Pasquale quarant’anni fa con la mamma Francesca, nel frattempo scomparsa. Loro erano pugliesi capitati nella Milano da bere e nella voce della signora Anna si percepisce una certa nostalgia per quell’epoca. “Eravamo giovani, quello era il nostro sogno”. Pochi mesi fa era stato festeggiato il primo quarantennio, il Corriere (e chi se no?) aveva dedicato all'evento anche un articolo. E ora la chiusura. Degnamente celebrata. “Abbiamo fatto una festa di chiusura ieri sera, sono venuti un sacco di giornalisti del Corriere, è passato anche il direttore Fontana, ci siamo commossi”, ci dice Anna.

Il bancone del Ted One

"Siamo stanchi"

Il perché della chiusura è semplice. “No, non riapriremo da un’altra parte. Il Ted One muore qui. Semplicemente eravamo stanchi, potevamo anche andare avanti ma volevamo capire come si sta senza lavorare”, dice Anna. Insomma, non la solita storia di affitti troppo alti, anche se a Brera il canone non sarà stato lieve per i Tedone. Piuttosto una questione di mancato ricambio generazionale. Al posto del Ted One ci sarà un nuovo bar. “I padroni del locale vogliono continuare il nostro lavoro, so che ci sarà un nuovo bar, si chiamerà Panzera”, ci rivela Anna. Le pause pranzo dei giornalisti del Corriere saranno salve, ma l’atmosfera probabilmente non sarà la stessa.

Le brioche di Ted One

Un bar per tutto il giorno

Il bar Ted One, facile gioco di parole a partire dal cognome dei titolari, era il classico bar che lavorava tutto il giorno, la mattina con le colazioni e i quotidiani da consultazione (su tutti ovviamente il Corriere), a pranzo una buona cucina casalinga e all’ora dell’aperitivo qualche cocktail ben eseguito con il bancone allestito per gli snack. Era anche una pasticceria e potevi ordinare la torta per un compleanno, ma organizzava anche catering e rinfreschi per feste e riunioni di lavoro. Sui suoi tavolini hanno seduto Indro Montanelli, Enzo Biagi, Ettore Mo, molti attori e registi che lavoravano negli studi delle case cinematografiche che si trovavano nei dintorni (Ornella Muti, Edwige Fenech, Stefano Accorsi). E poi Roberto Vecchioni, Ornella Vanoni, , la poetessa Alda Merini, grande mangiatrici di sandwich. Pasquale Tedone amava ricordare le riunioni informali nel bar in cui Gabriele Salvatores e il suo cast discutevano di "Puerto Escondido". E perfino Wim Wenders a caccia dell'espresso all'italiana e Mel Brooks desideroso di panini. Milano cambia, un po’ per il meglio, un po’ per il peggio. Ma per famiglie come i Tedone c’è sempre meno spazio.

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