Altro che lunghe lievitazioni e uova biologiche. Il segreto per rendere il pandoro più buono (e più costoso) si chiama Chiara Ferragni. L'influencer italiana più pagata su Instagram dopo Khaby Lame (102.000 dollari a post secondo la classifica di Hopperhq, la nota piattaforma di social media marketing), finita nella bufera dopo la denuncia dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) e le megasanzioni dell'Antitrust per la comunicazione ingannevole circa i ricavati dalle vendite del pandoro "griffato", potrebbe essere accusata di frode in commercio. Lo riporta oggi il Corriere Milano in un articolo sulla documentazione che la Guardia di Finanza ha acquisito per conto del procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco, a capo del dipartimento che si occupa delle frodi in commercio.
L'ingrediente Ferragni per un pandoro più "buono"
Secondo quanto riportato dal Corriere, l'indagine della Procura punterà a capire se "l'ingrediente Ferragni" inteso come immagine abbia reso il "pandoro pink" della campagna del Natale 2022 più buono, e quindi più "appetibile" e "costoso" (da 6 a 9 euro). «Un'operazione giuridicamente ardita visto che finora la "qualità" ha riguardato solo la materia fisica di cui è fatto un bene» leggiamo sul Corriere. La Guardia di Finanza dovrà quindi far luce sulla strategia comunicativa adottata dalla Ferragni e dalle società a lei legate (la Fenice srl per l'immagine e la Tbs Crew srl per i social) cercando di identificare tutti quelli che hanno avuto un ruolo nella Christmas Pandoro Pink e anche nella vicenda delle uova pasquali della Dolci Preziosi di Corato (BA). Secondo l’Antitrust, la Fenice srl avrebbe «sostanzialmente imposto» alla Balocco la linea da tenere per la comunicazione dell’operazione e di fare un comunicato stampa in cui si legavano le vendite dei dolci alla donazione al Regina Margherita di Torino, donazione fatta prima dalla Balocco stessa con 50 mila euro. La Tbs Crew srl, dal canto suo, avrebbe invece lasciato intendere che l’influencer era attiva nel progetto benefico.
Il "buco normativo" italiano sugli influencer
Se la Procura di Milano riconoscerà in queste pratiche il reato di frode in commercio, gli esposti di Assourt e Codacons passeranno da un «modello 45», quello in cui non ci sono indagati a «modello 21», con le persone indagate con le relative ipotesi di reato. Dopo Milano, anche le procure di Prato e Cuneo hanno aperto un fascicolo conoscitivo. Tutto questo, come leggiamo sempre sul Corriere, in assenza di una normativa specifica sull'operato degli influencer come quella approvata in Francia a giugno 2023.