L'episodio di razzismo avvenuto è stato ripreso da molte testate. Una coppia si alza e se ne va dal ristorante perché la chef è nera. Lo racconta anche in un lungo e accorato post-denuncia sul proprio profilo Facebook Carmelo Roccaro, presidente della cooperativa sociale che gestisce il ristorante. La chef, Mareme Cisse è una professionista pluripremiata, il suo cous cous è il più buono del mondo.
Chi è Mareme Cisse
Mareme è nata in Senegal, si trova in Italia dal 2004. Cuoca e madre di quattro figli (tre dei quali nati in Italia) che hanno tra i venti e gli undici anni. Innovativa, creativa, energica: così è descritta sul sito del ristorante. E sono proprio l'energia, la forza di volontà e la caparbietà che le permettono di superare le difficoltà dei primi tempi in Italia: senza lavoro, senza conoscere la lingua, lontana dalla sua famiglia in Senegal, con il primogenito da crescere. "Dovevo lavorare e avevo una sola arma: la cucina. Cucino da sempre," racconta Mareme, "da quando in vacanza da scuola andavo nel ristorante delle mie zie a Dakar. Nel 2005, ho cominciato a cucinare a casa qui ad Agrigento per le persone che mi venivano a trovare, le facevo sedere a tre tavoli allestiti in soggiorno". La svolta arriva nel 2013. "Ho ricevuto una chiamata dalla cooperativa Al Kharub: stavano organizzando una cena di raccolta fondi e hanno deciso di rivolgersi a me". La cena divenne l'occasione per conoscersi. Da quell'incontro nacque l'idea di aprire al pubblico. "Prima, nel 2014, come locale da asporto, poi due anni più tardi, grazie anche ai tanti clienti che chiedevano di potersi fermare a mangiare, abbiamo aperto il ristorante".
Il cous cous di Mareme è il più buono del mondo
Per Mareme il ristorante agrigentino Ginger - People&Food è il quinto figlio. Il menu è una creativa fusione di ricette del Senegal con la tradizione e ingredienti locali per far emergere le comuni origini delle due tradizioni culinarie. Il cous cous è il pezzo forte. Nel 2019 la chef vince il campionato mondiale al Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo. Lei lo prepara esclusivamente con semola di grano duro siciliano bio, lavorato a mano e cotto al vapore, come da antica tradizione. In carta da Ginger, Mareme ne propone tre versioni, di carne, di pesce, vegetariano. Ma non mancano mai riso, legumi e ingredienti come la manioca e il miglio, "che alcuni non conoscono e che assaggiano da me per la prima volta". In cucina anche le alghe, la citronella e le bevande come il tamarindo: una cucina che riprende i piatti siciliani unendoli ai sapori africani. Fra gli antipasti spicca il Wiri wiri (gira, vota e firrìa) ovvero cipolla paglina di Castrofilippo ripiena di pollo e verdure con salsa a base di senape di Digione, zenzero e miele della Valle dei Templi. Il cous cous cambia a seconda della stagione, se vi capita di trovare quello con agnello, prugne secche, mandorle e aglio rosso di Nubia, non fatevelo scappare.
La cooperativa nella città dei templi che fa dell'integrazione e dell'inclusione la sua arma vincente
Al Kharub, che in arabo significa carrubo, pianta simbolo dell’area mediterranea, dà il nome alla cooperativa sociale Al Kharub che nasce ad Agrigento nel 2011 e si occupa di creare opportunità lavorative e facilitare l'inserimento di persone in condizioni di svantaggio tramite l'apicoltura e la ristorazione. Il progetto dedicato all'apicoltura all'interno del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, Ape Slow, punta alla reintroduzione dell’ape nera locale sull'isola. "Chi entra da Ginger è come se salisse sul treno della mia vita", conclude Mareme. "È bello che il mio lavoro venga apprezzato anche qui in Sicilia, lontano dal mio Senegal. Bello perché tre dei miei figli sono nati in Italia e io stessa mi sento e definisco siciliana."