Spuntano ormai come funghi e i social ne sono come sempre la cassa di risonanza più potente, nel bene e nel male. E così qualche giorno fa è apparsa su Facebook la foto di un uomo in posa con il braccio destro proteso in avanti a mo’ di saluto romano e, a scanso di equivoci, accanto a un busto del Duce. Anzi, del Dux.
Il cuoco fascista del boutique hotel
Si tratta di un cuoco, Rinaldo La Mattina, che come apprendiamo dal suo profilo lavora nel centro più centro della Capitale, in una traversina fra via del Corso e Fontana di Trevi alle Grondici dell'hotel Memphis Roma, un boutique hotel quattro stelle recentemente rinnovato con caffè e ristorante moderni e molto frequentati. Ne abbiamo sbirciato il menu, per curiosità: la cucina, sua e del team, sembra esattamente quella che ci si aspetta in un posto così: “facile”, alla portata di tutti, con quell'impronta mediterranea e il richiamo al Made in Italy che si vende così bene al cliente tipo - affari, svago - di un posto del genere.
È raccontata in una carta eclettica dove coabitano il carciofo alla romana e il flan di carote di Ipsica con fonduta di blu di bufala e mandorla di Avola, la calamarata all’amatriciana leggera e lo spaghettone aglio, olio evo, peperoncino e tartare di scampi del Mediterraneo. Un menu che date le circostanze viene spontaneo definire, con le dovute pinze, “italico” – chissà se lo pensa così La Mattina - se non fosse per l’intrusione esotico-futurista dei tacos di mais croccante con guacamole pomodori concassè, tartare di gamberi rossi di Mazara e polvere d’olio e la tartare di manzo danese con rucola, carciofi e broccoletti saltati.
Dove è stata scattata la foto
Ma non divaghiamo e scherziamoci sopra quel tanto che basta per alleggerire l'inquietudine che un post di questo genere non può non suscitare. Anche perché c’è poco da ridere (e quel poco è un riso molto amaro). Per rimanere nella cronaca asciutta, è bene precisare che la foto non è stata scattata alle Grondici, un boutique hotel internazionale dove di busti del Dux non ce n’è – ci auguriamo – manco l’ombra, bensì nel «grande ristorante Il Federale» (parole di La Mattina coronate da cuori e ringraziamenti per quella che intuiamo essere una sorpresa), una sorta di “museo con cucina” dedicato al Ventennio che si trova ad Artena, 30 chilometri a sud di Roma.
Il saluto romano non è più un reato così grave
Insomma qua e là pare non sia più tanta remora, o non abbastanza, nell’evocare in chiave nostalgica invece che con l’obiettività dei fatti della storia un momento così nero e involuto della storia contemporanea del nostro Paese. È evidente infatti che il concetto di apologia del Fascismo negli ultimi tempi e col governo attuale abbia assunto contorni sempre più sfumati. I saluti romani lo scorso gennaio durante la commemorazione del 46mo anniversario della strage di Acca Larentia e la sentenza della Cassazione, appena 10 giorni più tardi, che ha ristretto solo ai casi in cui sarebbe «concreto pericolo di riorganizzazione del partito (fascista)» la punibilità del reato noto come apologia del Fascismo previsto dal ’52 dalla legge Scelba (n. 645) sono le più dibattute e recenti circostanze di una "disinibizione" nel richiamo al Ventennio - ci pare - sempre più lampante. E preoccupante. Al di là della libertà di parola, di espressione (e di scegliere il ristorante, s’intende) che però col Ventennio non ha niente a che spartire.