Una discesa dal paradiso agli inferi quella di Barbara Lynch, sessantenne chef e patron di numerose insegne, che con la sua carriera trentennale ha rivoluzionato la ristorazione a Boston. Chiudono i rimanenti locali della chef-imprenditrice dopo un grande successo di pubblico ma anche tempi durissimi. Gli ultimi anni sono infatti stati burrascosi per Lynch e i suoi ristoranti. Più di una dozzina di dipendenti si sono fatti avanti a seguito alla morte di due dipendenti del ristorante Menton per denunciare al Boston Globe e al New York Times che Lynch favoriva situazioni di lavoro tossiche, cosa che la chef ha negato. I dipendenti affermano che per decenni hanno subito abusi, molestie sessuali e angherie causate dall'eccesso di alcol da parte di Lynch. Separatamente, l'anno scorso due ex dipendenti, Hilary Yeaw e Brendan McAdams, hanno fatto causa a Lynch per aver presumibilmente trattenuto le mance destinate alla sala durante la pandemia. Nel 2017 Lynch è stata anche arrestata con l'accusa di guida in stato di ebbrezza.
Come Lynch ha cambiato la ristorazione a Boston
Un personaggio controverso, certamente, tuttavia, una figura di enorme spicco nella scena gastronomica di Boston. Nativa di South Boston, Lynch è stata una forza trainante nel portare i ristoranti di Boston sotto i riflettori sin dalla fine degli anni '90, a partire dal suo pluripremiato primo ristorante No. 9 Park a Beacon Hill, aperto nel 1998. In seguito Lynch apre altri cinque locali a Boston, consolidando lo status di ristoratrice tra le più importanti (e prolifiche) della città. I progetti spaziavano stili e format, come Drink, lo speakeasy sotterraneo dove non c'era una drink list e ogni cocktail veniva preparato in base ai gusti del cliente. Quest'ultimo è stato all'avanguardia nel settore, inaugurando una nuova era di cocktail bar artigianali negli Stati Uniti sin dall'apertura nel 2008.
La chiusura delle ultime insegne rimanenti
Lo conferma la direttrice operativa del gruppo Lorraine Tomlinson-Hall, il ristorante The Rudder chiude con effetto immediato, ma anche il primo locale di Lynch a Beacon Hill, e anche B&G Oysters nel South End. «Sono molto orgogliosa di ciò che ho realizzato in tre decenni, creando questi amatissimi locali dove molti di voi hanno scelto di festeggiare le occasioni speciali», ha dichiarato Lynch in un comunicato sulla chiusura. «La dura realtà della pandemia e le molte difficoltà affrontate richiedono investimenti significativi, che né io né i miei azionisti siamo in grado di intraprendere».
Man mano che i ristoranti vengono chiusi, il gruppo – che impiegava circa 220 persone e generava un fatturato di 20 milioni di dollari l'anno – sta finalizzando la vendita degli spazi. Sono in trattative con un acquirente per il ventiseienne No. 9 Park, e il gruppo spera che il ristorante non perda posti di lavoro con il passaggio di proprietà. Se tutto andrà secondo i piani, la vendita sarà finalizzata e il ristorante sarà sottoposto a lavori di ristrutturazione a partire dal gennaio 2025.
La notizia arriva meno di un anno dopo che Lynch chiude la trattoria Sportello, il ristorante di carne Butcher Shop e Stir, una demo kitchen aperta e negozio di libri di cucina, dove offre lezioni di cucina nel South End. Butcher Shop era inizialmente destinato a un pupillo di Lynch, ma l'affare non è andato in porto e lo spazio è stato rilevato dal Mazi Food Group del South End (proprietari del Kava Neo-Taverna, Ilona, e Gigi), che ha in programma l'apertura tra qualche mese di un gastropub aperto tutto il giorno. Il futuro degli altri locali è ancora sconosciuto.
Genio ribelle
Nel 2009 pubblica il suo primo libro di ricette, Stir: Mixing It Up in The Italian Tradition, che riceve il Gourmand Award come miglior libro di cucina a firma di uno chef statunitense. Nel 2014 è la seconda donna a ricevere il James Beard Foundation Award come Ristoratrice Straordinaria, che premia «chi lavora e che stabilisce elevati standard nazionali nelle operazioni e nella proprietà dei ristoranti». Nel 2017 Lynch entra nella Top 100 delle persone più influenti dell'anno della rivista Time per i suoi contributi al mondo culinario e per la sua attenzione all'economia locale attraverso l'agronomia. Nello stesso anno pubblica la sua autobiografia intitolata Out of Line, A Life playing with Fire ("Inopportuna, una vita a giocare con il fuoco").
Ma per arrivare a questo successo Lynch deve superare molti ostacoli. Nasce nel 1964 in una famiglia di 6 fratelli, cresciuta nelle case popolari di "Southie" il quartiere più povero della città da una madre single. All'età di 13 anni ruba un autobus pubblico, e conduce una vita sregolata proprio come il genio ribelle ritratto da Matt Damon nel film ambientato nello stesso quartiere, Good Will Hunting.
A salvarla c'è la cucina
La tredicenne Lynch prepara i pasti per i sacerdoti nella canonica della chiesa di fronte a casa. All'età di 15 anni lavora come cameriera al St. Botolph Club di Boston, allora guidato dallo chef Mario Bonello. È in quegli anni, incoraggiata da un professore di economia domestica, che sceglie di intraprendere la strada di chef. Non finisce le scuole superiori e si butta a capofitto tra i formelli. «Ho pensato che se avessi saputo cucinare, avrei avuto un lavoro per il resto della mia vita» racconta nella sua autobiografia. Da ventenne lavora con alcuni dei più grandi talenti culinari di Boston. Dopo diversi anni alle dipendenze del celebrity chef Todd English al Michela's e al ristorante Olives, Lynch va in Italia dove impara a conoscere la cucina locale in prima persona dalle donne del posto. Rientrata a Boston accetta il suo primo incarico di excecutive chef da Rocco's, ristorante italiano nel quartiere dei teatri di Boston. Le viene poi affidato il timone della trattoria Galleria Italiana, entrando nella lista dei "Ten Best New Chefs in America" della rivista Food & Wine. Il suo primo ristorante viene subito nominato dalla rivista Bon Appétit uno dei "25 migliori nuovi ristoranti d'America". Nel 2006, lancia perfino un negozio di ortofrutta, il Plum Produce, nel South End. È ad oggi l'unica donna Grand Chef di Relais & Châteaux in Nord America.
Per Barbara Lynch, il piatto vuoto è un'opportunità per raccontare una storia. E con la cucina come linguaggio d'elezione, i tanti concept di Lynch raccontano la sua storia. «Per tutta la vita ho dovuto lottare–per imparare tutto da sola, per raggiungere gli obiettivi, e per dimostrare ciò che sarei riuscita a fare».