Piccoli pastai crescono. Quando venerdì 10 novembre aprirà il “Pastificio Futuro” non sarà un esercizio commerciale come gli altri. Innanzitutto per il luogo scelto per installare il laboratorio, ai margini del carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma. E soprattutto per lo staff, che sarà composto interamente da adolescenti e ragazzi detenuti o che si avvalgono di percorsi di reinserimento sociale. Un progetto nobile di reinserimento sociale che si aggiunge ad altre importanti iniziative, come le birre di Vale la pena prodotte a Rebibbia e il caseificio di Cibo agricolo libero.
Laboratorio ed essiccatori
Si partirà per gradi. Con i suoi 500 metri quadrati di superficie, una pressa che può produrre fino a 220 kg all'ora di pasta e quattro essiccatori, Pastificio Futuro è un'azienda che potrebbe occupare fino a venti ragazzi. Ma l'iniziativa partirà con tre addetti: una detenuta presente al Pastificio grazie all'articolo 21, un ventenne affidato ai servizi sociali e un altro che vive in comunità.
Quando sarà a regime, "il laboratorio potrebbe produrre 2 tonnellate di pasta, circa 4mila pacchetti da 500 grammi ogni giorno", sottolinea Alberto Mochi Onori, responsabile di Gustolibero Società Cooperativa Sociale Onlus, che si è incaricata della realizzazione del progetto.
La pasta come simbolo di libertà
"La pasta verrà venduta in alcune catene di supermercati con cui abbiamo preso contatti - aggiunge don Nicolò Ceccolini, cappellano di Casal del Marmo - nonché servita in alcuni ristoranti di livello, perché è una pasta di elevata qualità”.
L’ambizione è quella di unire un prodotto che non sfiguri a confronto con i principali competitor e utilizzare l’esperienza di un laboratorio artigianale gastronomico come volano per il reinserimento in società di giovani con un passato complicato. “Dare delle prospettive future a questi ragazzi è molto importante - sottolinea don Ceccolini - può incentivare anche altri loro coetanei che si trovano in carcere a fare un percorso, dare loro un obiettivo. È una bella opportunità perché devono comunque uscire dal carcere, in quanto il laboratorio è esterno alla zona detentiva, seppure all'interno della cinta muraria”.
Tre grandi chef ci mettono la faccia
In occasione dell'inaugurazione, Luigi Cremona, noto critico enogastronomico, ha invitato tre chef romani per eseguire al momento tre ricette iconiche della cucina romana: la "gricia", che verrà realizzata da Andrea Pasqualucci, chef del Moma; la "carbonara" di Luciano Monosilio, chef del ristorante Luciano Cucina Italiana e di Follie; la "finta amatriciana" di Arcangelo Dandini, titolare e chef del ristorante Arcangelo (qui la sua ricetta per i supplì al granchio blu, realizzata con Igles Corelli).