In termini di mercato, per lo Champagne l'Italia cosa rappresenta?
È il settimo mercato in volume: nel 2013, sono state importate 5,3 milioni di bottiglie. Resta quindi uno dei più importanti, da sempre nei primi dieci posti in classifica.
Come sono le vendite nel primo semestre?
Gli effetti della crisi globale si sono fatti sentire anche in Italia, che tuttavia resta fedele alle sue scelte in termini di gamma. Non abbiamo dati specifici sul Belpaese per il 2014, ma sul fronte globale in 6 mesi le spedizioni hanno registrato +1,4% rispetto a un anno fa e l'Ue è cresciuta dell'8,3%. Sono dati incoraggianti.
Come sono cambiati i consumatori italiani? E quali sono le loro peculiarità?
I gusti degli italiani si distinguono nel panorama mondiale del consumo di Champagne per la particolare domanda di bottiglie di pregio. I millesimati rappresentano da soli il 7% delle importazioni. Le cuvée speciali detengono il 6,2% del mercato italiano. Gli Champagne rosé si attestano nel 2013 al 5,6% del mercato. Gli italiani, inoltre, sono da sempre molto legati ai grandi marchi: l’86,3% è infatti la quota di mercato detenuta dalle Maison; vignerons e cooperative sono a 10,8% e 2,9%.
È ancora difficile oggi accedere a uno Champagne di qualità a costi contenuti?
Ogni marchio propone una gamma di cuvée spesso molto ampia che comprende millesimati, cuvée speciali, assemblaggi. C'è dunque sempre la possibilità di scegliere in base ai gusti, occasioni e fascia di prezzo.
Quali i piani futuri del Comité?
La prossima settimana si celebreranno i primi 10 anni degli "Ambasciatori dello Champagne", progetto che ha consentito di selezionare una rete di formatori specializzati in nove Paesi europei, compresa l'Italia. L'obiettivo è federare questa rete e svilupparla per far crescere la conoscenza della denominazione. Altro obiettivo, infine, è la candidatura di “Coteaux, Maison e cantine della Champagne” al Patrimonio Unesco. Sapremo come andrà nell'estate 2015.
A cura di Gianluca Atzeni