In verità, Maria Antonietta non pronunciò mai quella frase. Il Ceo di Kellog’s Gary Pilnick, però, sì: i cereali, per lui, sono la soluzione perfetta in tempo di crisi. Alimenti da sempre «accessibili» che rappresentano «un porto sicuro per i consumatori sotto pressione», ha detto durante una discussione sull’aumento dei prezzi in onda sulla CNBC. Il popolo del web non l’ha presa bene.
Cereali per cena
«I cereali a cena sono molto in voga, e ci aspettiamo che il trend continui fin tanto che i consumatori sono sotto stress» per via dell'inflazione. Pilnick, però, è un multimilionario: «Pensate davvero che rifili cereali a cena ai suoi bambini?» ha scritto un utente su TikTok, riportando un documento della Securities and Exchange Commission (l’ente della vigilanza delle borse valori) del settembre 2023 che mostrava lo stipendio base annuo del CEO: un milione di dollari, oltre ai 4 milioni in incentivi.
Le polemiche
Ricordate lo slogan tax the rich? Qualcuno sui social lo ha rigirato con «Mangiamo i ricchi». Anche perché, i formati famiglia della Kellog’s non costano poi così poco: alcuni utenti hanno sottolineato che, considerando anche il maxi cartone del latte, il prezzo è più o meno lo stesso di una lasagna surgelata per quattro persone. Senza considerare, poi, la quantità di zucchero presente nei corn flakes e in tutti i cereali del gruppo (Frosties, Rice Krispies...), tutt’altro che consigliabile come pasto per i ragazzi in fase di crescita.
I cereali al tempo dell'inflazione
La campagna della Kellog’s per promuovere il consumo di cereali a cena è iniziata nel 2022, quando i prezzi hanno cominciato ad alzarsi in maniera esponenziale: i cereali, in particolare, secondo i dati del Bureau of Labor Statistics, sono aumentati del 28% negli ultimi quattro anni, e la stesa Kellogg’s ha alzato i prezzi del 12%. «Hey, a che fase del capitalismo siamo?» ha domandato ironicamente su TikTok la giovane Julie (profilo @hoolie_r), in un video che ha ricevuto più di 2.4 milioni di visualizzazioni.
L’inflazione non ha colpito particolarmente la Kellog’s, un’azienda che ha saputo fidelizzare bene i suoi clienti, che vedono i cereali come «un piacere e un’indulgenza» ha spiegato Neil Saunders, amministratore delegato della società di analisi GlobalData. «Se i prezzi aumentano di poco» ha aggiunto «il consumatore non cambia realmente le sue abitudini, quindi è una sorta di permesso ai produttori per alzare i prezzi ancora di più».