Riduce un bambino in fin di vita, oggi Trento celebra il suo formaggio. Il caso di un caseificio della Val di Non

14 Mar 2024, 09:52 | a cura di
Feci animali nel latte utilizzato per la produzione di formaggi. Un bambino infettato dall’E-coli. Lo stesso caseificio oggi lancia un nuovo prodotto con il patrocinio della Val di Non

Si chiama “Val di Non Fresco Formaggio Nostrano”, prodotto dal caseificio Sociale di Coredo, in Trentino. L’Azienda per il turismo locale lo ha definito “di altissima qualità”, al punto da conferirgli il proprio marchio. Ma lo stesso caseificio è stato protagonista di un episodio che ha avuto come vittima un bambino, infettato dal batterio dell'Escherichia coli, e per cui sono arrivate condannate per lesioni gravissime personali. Quando Giovanni Battista Maestri ha saputo della passerella in pompa magna di politici e operatori economici al Castel Valer di Ville d’Anaunia, si è indignato. «Mio figlio - ha detto secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano - è ridotto in stato vegetativo da sette anni per colpa del formaggio di quel caseificio, e loro gli danno un riconoscimento alla qualità? C’era perfino l’assessore leghista della Provincia di Trento, Giulia Zanotelli. Ma non si vergognano? Non sanno che il mio bambino ha contratto l’Escheri chia coli perché utilizzavano un tubo per il trasferimento del latte che era sporco di feci? E che il presidente e il casaro sono stati condannati per lesioni gravissime?».

La storia dall'inizio

Un bambino mangia un formaggio a latte crudo. Dopo 3 giorni va in coma. Il prodotto "Due Laghi" del Caseificio Sociale di Coredo risulta dalle analisi, contaminato dal batterio dell'Escherichia coli che è contenuto nelle feci animali. Il piccolo sviluppa la SEU, sindrome emolitico-uremica, dalla quale derivano lesioni gravissime. Il piccolo è in stato vegetativo permanente, un'invalidità totale, un danno del cento per cento.

Dopo la diagnosi, la famiglia fa un esposto. Scattano i controlli sul caseificio da parte dell'autorità sanitaria e il successivo sequestro del lotto da parte dei carabinieri del Nas. Gli inquirenti ricostruiscono i fatti: i tecnici confermano che nel formaggio analizzato è stato isolato il ceppo di Escherichia coli. Il batterio che se non correttamente trattato può danneggiare seriamente le mucose dell'apparato digerente e i reni, causando insufficienza renale e, in caso di complicazioni gravi, la sindrome emolitico-uremica.

La testimonianza del whistleblower

Un collaboratore del caseificio, presente all'epoca dei fatti, ha confermato gravi carenze igieniche, segnalate ma ignorate dall'azienda. Tra queste – confermate dalle indagini dei NAS – personale del caseificio in abiti e calzature usati in precedenza nelle stalle, e senza protezioni igieniche adeguate. Ma ciò che è particolarmente grave è che all'epoca della tragedia, al momento del prelievo del latte presso le stalle, il tubo dell'autocisterna toccava sempre il terreno sporco di letame e fanghiglia. Il latte prelevato veniva poi scaricato dall'autocisterna usando lo stesso tubo direttamente nelle vasche di affioramento o nella cisterna del caseificio, mettendolo così a diretto contatto con il latte. Data la particolare lavorazione a latte crudo del prodotto incriminato, il latte non veniva pastorizzato o termizzato (applicazioni di calore allo scopo di minimizzare la presenza di microrganismi patogeni sensibili al calore, come il batterio Escherichia coli). Il whistleblower è indagato per falsa testimonianza.

tubo trasporto latte, fotografato nel 2022

Il caso approda in tribunale

Nel 2021 il giudice di pace riconosce colpevoli del reato di lesioni personali colpose gravissime il legale rappresentante del caseificio, Lorenzo Biasi, e il casaro Gianluca Fornasari, responsabile del piano di controllo. La condanna è il massimo della pena, cioè a una multa di poco meno di 2500 euro ciascuno (esattamente 2478 euro). Il giudice dispone che gli imputati paghino le spese processuali. Al di fuori dell'indagine, nel 2022 è stata riscontrata una nuova non conformità per la presenza di Escherichia coli nel formaggio "Nostrano", lo stesso batterio riscontrato nel 2017. Ma questo lotto del 2022 non viene messo in commercio.

Avanti veloce all'anno 2024

È di pochi giorni fa la notizia del lancio di un nuovo prodotto. La prestigiosa cornice di Castel Valer a Trento è stata teatro della presentazione del “Val di Non Fresco Formaggio Nostrano”, il primo prodotto agroalimentare a marchio Val di Non. Il formaggio è stato realizzato dal Caseificio Sociale di Coredo e sarà distribuito da Trentingrana Formaggi del Trentino. «Siamo molto felici di aver sostenuto questa iniziativa che valorizza il nostro territorio attraverso un prodotto di altissima qualità e premia il lavoro competente ed appassionato del Gruppo Formaggi Trentini», ha dichiarato Lorenzo Paoli, presidente dell’Azienda per il Turismo Val di Non. Presenti al taglio della prima forma il nuovo presidente del caseificio Mirko Endrizzi, il presidente Trentingrana Stefano Albasini, e l’assessore leghista all’agricoltura, promozione dei prodotti trentini della Provincia Autonoma di Trento, Giulia Zanotelli.

Giovanni Battista Maestri, papà del piccolo che ha da poco compiuto 11 anni, punta il dito, facendo riemergere l'orrore delle pratiche tutt'altro che sanitarie del caseificio premiato. «Mio figlio è ridotto in stato vegetativo da sette anni per colpa del formaggio di quel caseificio, e si parla di altissima qualità?».

La rettifica

Il Gruppo Formaggi del Trentino e i Caseifici associati sono del tutto estranei al fatto accaduto nel 2023 citato nell'articolo. L'azienda produttrice non è il Caseificio, né appartiene o è collegata al Gruppo Formaggi del Trentino.
Riguardo all'evento del 2022, va detto che la traccia di Escherichia coli fu trovata proprio grazie all'articolato sistema di autocontrollo sopra descritto e quindi il formaggio non fu commercializzato.

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