Lo stop alla carne di cane in Corea del Sud ora è legge. Il parlamento ha approvato il divieto di allevamento, macellazione e vendita di carne di cane. Chi viola la legge può essere punito il carcere fino a tre anni o una sanzione fino a 30 milioni di won (circa 21mila euro).
Questa è una svolta epocale. Una decisione che mette fine alla pratica secolare che accompagna da tempo le generazioni coreane: mangiare la Bosintang, la zuppa di canide che si consuma durante i Bok Nal (ovvero i "giorni del cane") e che secondo ataviche credenze locali rinfrescherebbe il corpo e rafforzerebbe la virilità. Una tradizione nazionale caduta però in disuso presso i più giovani, sempre più sensibili a questioni come il benessere animale. Un ulteriore elemento che ha incentivato il governo a presentare uno specifico disegno di legge, destinato a dispiegare la sua efficacia a partire dal 2027.
Decisione storica
Sulla scia di alcuni paesi asiatici, fra cui Taiwan, Filippine e Singapore, anche lo stato coreano ora bandisce dalle proprie tavole piatti e ricette a base di cane. Prima dell'approvazione dell'attuale legge, nel novembre 2023, il governo della Corea del Sud aveva dichiarato che entro la fine del 2023 avrebbe emanato un disegno di legge proprio sul divieto di allevamento e consumo della carne. Significative in tal senso furono le dichiarazioni di Yu Eui-dong, uno dei deputati del partito attualmente al potere (ovvero il People Power Party): “stiamo pianificando di emanare una legge speciale per vietare la carne di cane entro quest’anno per affrontare questo problema il prima possibile”.
Una decisione storica che va ad archiviare una pratica secolare che ogni anno conta sul macello di almeno 1 milione di cani. Allo stesso tempo, un passo importante a tutela dell’animale visto che prima d’ora i governi non avevano dato seguito alle istanze provenienti da cittadini e associazioni animaliste ricevendo ovviamente diverse critiche anche a livello internazionale.
La legge
La legge prevede che allevatori, addetti alla macellazione, commercianti e ristoratori siano tenuti a presentare un piano di conversione della propria attività (o di relativa chiusura) alle autorità locali. Di qui, una sorta di indennità, ovvero un risarcimento, riservato esclusivamente a coloro che nel settore abbiano lavorato in modo conforme alla legge. Del resto, non sono poi così rari macelli illegali e fraudolenti (come in Cina).
La situazione nel paese
Fino ad oggi e per molto tempo, la questione non è stata affrontata a dovere dalle istituzioni; tuttora, mangiare carne di cane in Corea del Sud non è esplicitamente vietato né apertamente consentito. Ad aver spinto la politica ad agire potrebbero essere state le pressioni della gente. Inoltre, con la pandemia è aumentato il numero di persone con animali domestici. A proposito di numeri, nel paese più di 6 milioni di cani sono stati “adottati” ravvivando così il ménage coreano. Pertanto, non può essere un caso il fatto che sia diminuita nel corso del tempo la domanda di carne di cane. E a testimoniarlo potrebbero essere alcuni dati Nielsen: l’86% dei sudcoreani non mangerà carne di canide in futuro, mentre il 57% si esprime a favore del divieto. Percentuali da ricondurre perlopiù ai giovani.
Che poi alla fine, come risulta dall’indagine statistica, la maggior parte del paese non sembra avere difficoltà a compiere una tale rinuncia. Forse, solo le vecchie generazioni, storicamente restie ad abbandonare usi e costumi che per secoli hanno contribuito a definire la cultura di un paese.