La legge sullo stop alla carne coltivata è stata approvata dal Parlamento in via definitiva, ma secondo i retroscena pubblicati da alcuni quotidiani nei giorni scorsi, il Quirinale sarebbe perplesso sul provvedimento, col presidente Sergio Mattarella che starebbe valutando di non firmarlo o di farlo con riserva, allegando una lettera di rilievi per chiedere al Parlamento di modificare la legge in modo tale che l'Italia non incorra nella procedura d'infrazione dell'Unione europea, che altrimenti sarebbe certa. Nel frattempo esulta la maggioranza per una norma bandiera che andrebbe a tutelare un made in Italy di facciata, con la ricerca scientifica e l'industria messe da parte in favore di una politica di tutela della carne italiana, ma che spesso italiana non è dato che importiamo gran parte del fabbisogno nazionale.
Carne coltivata, cosa prevede la nuova legge
Il decreto oggi approvato si sviluppa su 7 articoli e come enunciato fin dal primo si preoccupa di "assicurare la tutela della salute umana e degli interessi dei cittadini nonché a preservare il patrimonio agroalimentare, quale insieme di prodotti espressione del processo di evoluzione socio-economica e culturale dell’Italia, di rilevanza strategica per l’interesse nazionale". Nell'articolo 2 si entra nel merito della carne coltivata: "Si introduce il divieto di vendere, importare e di produrre per esportare alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati". Il terzo articolo invece è dedicato al divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali: in sostanza non si potranno più chiaare alcuni prodotti a base vegetale con nomi che fanno riferimento alla carne. Niente più "hamburger" vegetali quindi. Gli articoli 4, 5 e 6 danno disposizioni sui controlli e sulle modalità di applicazione delle sanzioni, mentre il settimo si riferisce alla sostenibilità finanziaria della legge.
Il rischio di una procedura d'infrazione Ue
Trattandosi di cosiddetto novel food, la normativa dell’Unione europea con il Regolamento (CE) n. 178 del 2002 stabilisce che questi prodotti debbano sottostare a rigidi controlli di sicurezza alimentare da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), prima di essere immesso nel mercato unico dell’Unione. Gli obblighi derivanti dalla partecipazione dell’Italia all’Ue, infatti, assumono nell'ordinamento interno valore di parametri interposti di costituzionalità, in relazione all’articolo 117, comma 1, della Costituzione.
Vietare importazione ed esportazione di un prodotto in Italia si pone in netto contrasto anzitutto con il principio di libera circolazione delle merci all’interno del mercato comune dell’Unione. Poco tempo fa, inoltre, il Governo ha deciso di rinunciare alla trasmissione della notifica TRIS alla Commissione Europea (procedura che consente alla Commissione e agli Stati membri dell’UE di esaminare le regolamentazioni tecniche che gli Stati membri stessi intendono introdurre per i prodotti prima che siano adottate) privandosi di uno strumento che avrebbe potuto aiutare il Governo stesso, nonché il Parlamento, ad intervenire in tempo per evitare l’approvazione di una norma che si pone in contrasto con il diritto dell’Unione Europea, e quindi anche una potenziale procedura di infrazione contro l’Italia.
Si salvano i molluschi?
Una particolarità di questo ddl la troviamo all'interno dell'articolo 2. Questo introduce il divieto di "produzione, promozione e commercializzazione di alimenti e mangimi isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati". Una definizione che lascia spazio a interpretazioni, come quella sui vertebrati. Cominciamo col dire che le colture cellulari partono con un prelievo di tessuto, una sorta di biopsia dalla quale si estrae il materiale cellulare. Per questo quando si scrive "a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti" è difficile comprendere il valore della congiunzione disgiuntiva. Passando alla questione dei vertebrati bisogna dire che nell'ultimo anno alcune aziende nel mondo stanno studiando con successo la coltura cellulare di molluschi, che sono invertebrati, e che quindi aprirebbe uno spiraglio anche per i ricercatori e le aziende nostrane. Ma su questo bisogna prima capire come verrebbe intesa la norma, anche se qualche dubbio di intepretazione potrebbe sorgere.
La posizione del ministro Lollobrigida
"Noi siamo il Parlamento italiano che è l'unica corporazione a cui dare risposte, dopodiché, salvo +Europa, non c'è alcun partito che abbia firmato una petizione che andasse contro questa legge. In Europa vorremmo convincere le altre nazioni a fare la stessa scelta dell'Italia. Io contesto anche la procedura EFSA come modello di approvazione, mentre dovrebbe essere un soggetto farmaceutico a dare l'ok".