L'ex convento dell'Annunciata ad Abbiategrasso
Ora c'è anche una data ufficiale, il 21 aprile. Mancava solo l'ultimo indizio per inquadrare l'esperienza di Carlo Cracco all'Expo all'interno dell'imminente progetto di divulgazione e insegnamento, negli spazi del monastero dell'Annunciata ad Abbiategrasso. Negli scorsi mesi, l'assegnazione d'ufficio di uno spazio comunale (in comodato d'uso gratuito per un anno) alla celebre star-chef aveva fatto moltiplicare le polemiche quasi quanto l'affaire Farinetti e la carta bianca concessa al patron di Eataly per la selezione degli 84 ristoranti regionali del Padiglione Eataly is Italy.
In entrambe i casi, dietro le contestazioni, il totale sovvertimento delle regole, che avrebbero imposto una gara d'appalto aperta a più concorrenti. Ma la tentazione di scommettere su personaggi noti ha avuto la meglio, come dichiarava all'epoca il Sindaco di Abbiategrasso interpellato sul fatto: “La presenza di Cracco porterà a Abbiategrasso un pubblico diverso e visitatori che sarebbero difficili da intercettare in altro modo. Sarà nostra bravura saperli portare dall’Annunciata a conoscere il resto della città. Il suo nome è un’attrazione e questo è innegabile”.
Cosa succederà ad Abbiategrasso. Dal 21 aprile
L'ex convento quattrocentesco restaurato nel 2007 ospiterà gli eventi per Expo organizzati dall'Associazione Maestro Martino, di cui Cracco è presidente, e già dal 21 aprile – in anticipo sulla partenza della rassegna milanese – sarà possibile fruire della attività a carattere culturale gratuite e aperte al pubblico (come rivela l'Ambassador Chef in una video intervista rilasciata a Repubblica) negli spazi del complesso, che dal 2016 accoglierà anche una scuola di cucina sempre sotto la supervisione dello chef. Intanto, per i prossimi mesi la cucina sarà aperta all'arrivo di giovani chef italiani e stranieri, per offrire un'idea delle potenzialità del progetto che ambisce a diventare centro propulsore per la valorizzazione del know how gastronomico italiano.
Sul fronte milanese, invece, Cracco si concede una velata polemica sul rilascio incontrollato delle licenze (tremila a suo dire) che già comincia a manifestare i suoi effetti in città, con l'apertura di un grande numero di nuovi ristoranti: se da un lato l'arrivo di grandi chef da tutto il mondo stimola lo scambio con ricadute positive sull'intera scena ristorativa milanese, dall'altro l'aumento indiscriminato della concorrenza sembra intimorire anche uno chef del calibro di Cracco. Che è pur sempre imprenditore di se stesso, anche se molto bravo a differenziare il business.