Tropea, 11 agosto 2024: il contesto è dei più esemplari del concetto odierno di overtourism, anche se l’affollamento di un borgo marinaro in una serata a ridosso di ferragosto non è certo cosa nuova. Qui, senza essere passatisti, la differenza tra gli affollamenti di ieri e quelli di oggi sta forse nella quantità di paccottiglia da mangiare e da comprare propinata negli spazi storici.
Una sera d'agosto a Tropea
Il corso è percorso da un fiume umano, lo struscio si dibatte tra tavolini a destra e a sinistra con insegne che propongono sedicenti specialità locali (tra le quali ci sarebbero pure il gelato alla cipolla di Tropea e alla ‘nduja). Il colmo arriva a ridosso del Duomo, la splendida cattedrale del XII secolo- meraviglia! - è aperta, nel silenzio delle navate romaniche si può ammirare l’icona della Vergine di Romania. Silenzio, si fa per dire. Perché bar e locali la circondano e la presenza di una friggitoria di pesce si sente lontano un miglio, sarà l’olio esausto, sarà l’assenza di un sistema di ventilazione adeguato, un odore acre di fritto appesta la zona fino al belvedere sul mare e su Santa Maria dell’Isola, simbolo della Costa degli Dei, che, di divino, ad agosto, purtroppo conserva poco.
Dai borghi alle grandi città d'arte
Lasciamo Tropea e teletrasportiamoci in luoghi simili per pressione estiva nelle giornate di luglio e agosto: Noto, con il suo corso Vittorio Emanuele strabordante di edifici del Barocco siciliano. Locali in serie che propinano street food, che aprono a maggio per chiudere a settembre e poi magari l’anno successivo cambiare gestione (e le masse che la attraversano nemmeno si accorgono che là c’è uno dei migliori bar d’Italia, il Caffè Sicilia di Corrado Assenza). Stessa linea a Cefalù, con la piazza dello splendido Duomo affollata di gelaterie e negozi di souvenir in serie. Se andiamo nelle grandi città d’arte la situazione non migliora, anzi: Roma - si riesce più a camminare intorno a Fontana di Trevi? - o Pisa, qui nemmeno destagionalizzando ci si salva.
La mortificazione dei centri storici
I luoghi più simbolici e panoramici sono attanagliati da hamburgerie, friggitorie, yogurterie, panzerotterie, spritzerie e tutta l’accolita di format fake, senza identità, senza qualità, senza alcun legame con il luogo in cui si trovano. L’amministrazione Gualtieri a Roma ha avviato - tardi - una riflessione in merito, una via è stata intrapresa a Napoli dal sindaco Manfredi con il blocco delle licenze, in una situazione che però appare già quasi compromessa. Ma se nelle città almeno se ne discute, nei piccoli borghi manca ancora la presa di coscienza del problema: eppure è un sacrilegio che si consuma davanti ai nostri occhi, sul nostro patrimonio.