La adora a prescindere, come quando si incontra il grande amore. Ed è esattamente così che il conduttore romano Max Giusti considera la carbonara: una passione senza limiti. E, infatti, la mangia in ogni modo venga preparata senza stare a guardare se c’è il guanciale, la pancetta o lo speck, se c’è la panna o se non c’è. Quando è in giro per lavoro, ovunque si trovi, da Nord a Sud, se il ristorante ha in menu il suo piatto preferito, lui lo ordina.
La carbonara, il grande amore di Max Giusti
Il presentatore, ma anche comico in tv insieme alla Gialappa’s Band, e attore a teatro con la commedia «Bollicine» si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera, o meglio racconta quali sono le cose che gli rendono più bella la vita: e al primo posto mette senza neanche pensarci proprio il cibo, in generale, e la carbonara nello specifico.
Il piatto iconico della cucina italiana e romana, la cui ricetta è continuamente al centro di polemiche, per Giusti invece va apprezzata sempre perché non si tratta solo di un piatto, ma è qualcosa di più «è il cibo che mi fa sentire a casa» e quindi poco importa se non è perfetta, «se trasmette serenità» dice Giusti al quotidiano «mi sta bene in qualunque modo la preparino». Una sola la condizione per la quale non transige: che la pasta sia al dente. Per il conduttore «il cibo è molto più di ciò che si mangia», il cibo fa riaffiorare i ricordi. Come il profumo di pollo alla cacciatora che da bambino sentiva a casa della nonna Maria: «Io infilavo il naso dentro alle pentole, non vedevo l’ora fosse pronto - racconta - Solo da più adulto ho capito che la cucina è lentezza, pazienza, cura. E il cibo è condivisione e un modo per ritrovarsi».
La trattoria vince su qualsiasi stellato
Come tutti i cultori dei buoni sapori, anche Giusti ha fatto il suo percorso enogastronomico alzando man mano che cresceva il livello dei piatti e del vino, servendosi in negozi esclusivi e provando i ristoranti stellati. Ma invecchiando, spiega ancora, si è reso conto che quelle scelte non erano per lui. Che le emozioni più forti le provava con piatti più semplici: uno spaghetto al pomodoro, il prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano. Al locale gourmet, quindi, per quanto apprezzi la fatica e l'impegno che sta dietro a tutto quel lavoro e per quanto Alessandro Borghese sia un carissimo amico, sceglie senza ombra di dubbio la trattoria, con il suo gotto al posto del calice e il vino della casa.
La ricetta della carbonara di Giusti
Giusti conclude l’intervista sul Corriere sottolineando le sue capacità in cucina: «Cucino anch’io non solo mia moglie e me la cavo piuttosto bene». Il piatto che gli viene meglio? Il pollo alla cacciatora della nonna Maria, naturalmente, ma anche una finta amatriciana, «l’ho detto non sono un purista», con poco sugo fatto con i pomodorini freschi schiacciati, pancetta o guanciale, è uguale, e alla fine una noce di burro, ma di questo ultimo tocco, nessuno deve esserne al corrente.
E la carbonara, insomma, alla fine, Giusti come la prepara? Perché a questo punto la sua ricetta la vogliamo proprio sapere: «Sa cosa le dico? - risponde il conduttore al giornalista - Fatela come vi detta il cuore». «Non sono un integralista. La mangio in tutti i modi: con il guanciale, la panna, lo speck. E ovunque mi trovi: a Sondrio come a Mantova, a Roma come a Milano... Se nel ristorante non è a menu, chiedo di prepararla, senza rompere troppo s’intende. Per due volte in cucina sono entrato io: è stato esilarante», dice Giusti, con buona pace di chi si sentirà indignato davanti a questa irrimediabile offesa. Perché, insomma, pensano i puristi, anche accettando le libere interpretazioni, esiste un limite oltre il quale si passa dall’omaggio all’oltraggio.