«Questo è l'Aeroporto. No, me so sbajata, quest'è er Colosseo. E questa è la carbonara de 'a Fraschetta! Vie' co' me che c'andrei...». È diventato virale in un attimo il video della carbonara cotta davanti al Colosseo girato per promuovere un locale di Fiumicino, La Fraschetta appunto, e attirare i tanti turisti in transito da quelle parti. Finché non sono arrivati i vigili urbani a interrompere il banchetto allestito su un tavolino da pic nic con tovaglia a quadri bianchi e rossi e piatti di carta, ma senza autorizzazioni del Comune.
La fine della carbocrema
«Sono diverse le considerazioni da fare: la prima è per l’occupazione di suolo pubblico, la seconda è legata all’igiene. Si tratta di somministrazione non controllata. Io non lo farei mai. Scherziamo? E poi è completamente sbagliato il target…». A parlare a tal proposito è lo chef Luciano Monosilio, che in un'intervista rilasciata a Repubblica dice la sua sull'insolita iniziativa. E si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa. «Non ha senso promuovere in centro storico, a Roma, un locale del litorale che fa carbonara. Non credo proprio che il turista deciderà di andare a Fiumicino per andare in quel locale. La pubblicità in questo modo, un po’ estremizzata, è un’arma a doppio taglio perché poi chi guarda certi video si crea delle aspettative».
Basta con la "carbocrema"
«È per questo che infatti la pubblicità a volte conta poco. Se uno è bravo va avanti, se non è bravo si ferma - continua l'ex chef di Pipero, che nel 2012 ha ottenuto la stella Michelin ed è diventato re indiscusso della carbonara. Da qualche anno è solista nel suo Luciano Cucina Italiana, dove la carbonara ovviamente c'è, ma senza stereotipi: «Bisogna tornare alla normalità, fare quello che sappiamo fare: cucinare, fare il nostro (...). Nel mio menu ci sono otto piatti, fatti bene, a volte qualcuno si lamenta dicendo che sono pochi, ma sono scelte. È questo quello che fa realmente la differenza. Non i menu lunghissimi, né i video sensazionalistici che potrebbero non corrispondere alla realtà dei fatti».
Parlando di “carbocrema”, però, sottolinea la giornalista che l'ha intervistato, non si può negare che sia amatissima ovunque, tra i foodporn più ripresi e instagrammati a ogni latitudine, anche a fini promozionali. «La carbocrema l’ho inventata io nel 2012 da Pipero. Era “carbomix”, per l’esattezza. Ma ora mettiamo un punto, su. A Roma c’è molto altro». E chiosa, a proposito, del fatto che i turisti (e non solo loro) i social li frequentano e che quando arrivano a Roma cercano anche quel tipo di cucina e di immagine: «E certo. Perché se quello gli dai, anche online, quello loro si prendono».