Non bastavano sanzioni e controsanzioni, che hanno devastato il mercato russo, e segnatamente quello agroalimentare: i burocrati russi ci hanno messo tutto il loro impegno per terrorizzare i poveri russi, che dal 31 dicembre al 13 gennaio (Novi God) sono usi stappare qualche buona bottiglia. Non solo spumante, non solo di importazione, ma qualunque bevanda che contenga alcol (anche la birra!), dal primo gennaio del 2016 potrà sparire dagli scaffali della distribuzione.
Ma andiamo con ordine: già dal 2006 la rete di produzione delle bevande alcoliche, e la rete di importazione, era monitorata da EGAIS, sistema statale di informazione automatizzata, al cui software dovevano accedere obbligatoriamente produttori e importatori. Ricordiamo ancora l’enorme confusione che ne seguì, ma alla fine il mercato si normalizzò, anche perché gli attori di questa prima fase erano aziende di grandi dimensioni. Ma dal primo gennaio prossimo, la rete si stringe ed i pesci che cadranno dentro saranno anche i grossisti, o comunque tutti quei soggetti che si occupano di compravendita, immagazzinaggio e forniture, non solo di liquori e vini, ma anche di birra e prodotti a base alcolica. E non è finita: dal primo luglio 2016 l’obbligo di accedere al software di EGAIS si estenderà anche ai punti vendita al dettaglio delle città (esentati al momento paesi e villaggi). Si stima che il collegarsi al sistema costerà circa 250 mila rubli (oltre 3,5 mila euro) per ogni punto cassa. Esclusi al momento i ristoranti. Ultimo step previsto per il primo luglio 2017, quando anche le piccole rivendite di villaggi e paesi saranno obbligate a sottomettersi, esclusi i centri con meno di 3 mila abitanti o non collegati ad internet (pensiamo alla immensa Siberia). A questa data dovranno uniformarsi anche i produttori di vino di Crimea. Kamal Lebedev, ceo di Gold Standard, distributore ufficiale di Baltika in Russia, prevede il crollo nel settore degli alcolici, mentre numerose aziende stanno per inviare una lettera alla Duma di Stato sulle difficoltà legate alle carenze del sistema. Solo il 5% degli obbligati, infatti, ha manifestato la possibilità di adeguarsi in tempo.
Ma qual è il fine di una tale stretta legislativa? Molto semplice: lo Stato non riesce a controllare appieno il mercato dell’alcol e questi inasprimenti dovrebbero garantire il conteggio esatto di produzione, importazione e fatturato di tutti i prodotti alcolici, nelle varie fasi commerciali, al fine di controllare la riscossione delle accise, che, non dimentichiamo, rappresentano una delle voci principali del bilancio dello Stato. L’ex primo ministro Viktor Stepanovich Cernomirdin, recentemente scomparso, è passato alla storia per una frase che riassume la situazione legislativa in Russia : “Volevamo fare il meglio, ma ci è venuto come sempre”... Appunto!
a cura di Gianguido Breddo